.

ESCLUSIVA TMW - Il mentore e primo agente di Lukaku: "Meglio delle promesse"

di Marco Conterio

Peter Smeets è il mentore di Romelu Lukaku. Non solo l'agente che ne ha accompagnato la crescita e l'esplosione, ma anche l'uomo che all'Anderlecht, per sette anni, l'ha visto diventare ragazzo, uomo, cannoniere. Racconta la punta belga per Tuttomercatoweb.com, partendo da un assunto. "Sono stato al fianco di Romelu da quando aveva quattordici anni per sette anni, giorno dopo giorno. E posso dire una cosa, con certezza. Vive per il gol". Smeets, coi biancomalva, era l'uomo che seguiva realmente i ragazzi nel ruolo sociale, anche nell'extra campo: scuola, studi, comportamenti.

Ci racconti il Romelu quattordicenne.
"Ha sempre fatto gol. Ha sempre parlato del gol. Ha sempre vissuto per il gol. Da ragazzetto parlava sempre di quello, di come farli, di come li faceva. E ne faceva...".
Poi è diventato uomo, è diventato campione.
"Non avevo nessun dubbio. Ha segnato in Belgio, tra i giovani, tra i grandi, in Inghilterra, all'Everton, al ManU, ora all'Inter".
E in Nazionale.
"Ha il record di gol con la Nazionale, superando quota 50 ed è in piena fase di crescita. Sono certo che ne farà oltre 100. Ricordo le sue prime gare col Belgio: era arrabbiato per le sostituzioni, ci ha messo poco a segnare. Quando non segna non è felice, Romelu è così".
Dunque è spesso sorridente, soprattutto all'Inter...
"Gli dissi, giovanissimo: 'alla fine della carriera sarai il miglior attaccante della storia del Belgio' e lui mi rispose 'no, sarò il migliore a 25'. Ha fatto prima. Era chiaro che avrebbe segnato tanto, ovunque, è affamato e vive per quello. E' senza dubbio il miglior nove di sempre del Belgio".
Lei ha vissuto un percorso che l'ha portata da mentore all'Anderlecht ad agente fino al ruolo di procuratore indipendente, con tanti baby talenti come assistiti come Tielemans. E di quel Lukaku che ricorda?
"Ho tanti ricordi insieme. Difficile ricordare una cosa in particolare, siamo stati insieme praticamente ogni giorno per 7 anni. Come giocatore, senza dubbio la consapevolezza di aver davanti uno di un altro livello. Ascoltava sempre, a volte devi spiegare le cose dieci volte ai ragazzi, lui apprendeva i dettagli alla prima. Era tutto importante, ascoltava e accettava, assimilava".
Lo fa anche con Conte.
"Gioca all'Inter perché vuole farlo. Quando ha qualcosa in testa fa di tutto per raggiungerlo, lo si vedeva sin dai primi anni".


Altre notizie