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ESCLUSIVA TMW - Domenico Tedesco: "Vorrei allenare in Serie A. Mi piacciono le piazze calde"

di Gaetano Mocciaro

Domenico Tedesco lascia da vincente, riportando lo Spartak Mosca in Champions League dopo un periodo difficile. Si chiude dopo 20 mesi la sua tappa in Russia, la prima all'estero per il giovane tecnico italo-tedesco, che a soli 35 anni ha già ottenuto risultati importanti. È tornato nella sua Stoccarda, a godersi la famiglia in attesa di iniziare una nuova avventura. Ai microfoni di Tuttomercatoweb l'ingegnere d'origine calabrese traccia un bilancio della sua esperienza in Russia e ci parla delle sue prospettive future:

Domenico Tedesco, un bilancio di questi 20 mesi in Russia
"Quando sono arrivato, ed era ottobre 2019, la squadra era 12esima. Dovevamo guardare più giù che su. Sfruttando la pausa di gennaio ho auvto la possibilità per 6-7 settimane di preparare la stagione. Siamo ripartiti bene e abbiamo stabilizzato la squadra. Abbiamo deciso per la stagione successiva di sfoltire la rosa e nel frattempo ringiovanirla attingendo dalle giovanili. Abbiamo lavorato bene e gli stessi giocatori con una rosa ridotta hanno capito che le possibilità di avere spazio erano maggiori, per cui erano molto motivati. E alla fine siamo arrivati dietro lo Zenit, che è la squadra più forte ma nel giro di questi miei 20 mesi abbiamo sicuramente accorciato il divario".

Lascia lo Spartak sul più bello
"Quando ho firmato il contratto la società mi chiedeva più anni, però arrivando in un paese nuovo, dovendo conoscere il campionato, ma anche il Paese e la lingua ho preferito un anno e mezzo di contratto, per poi decidere se proseguire".

Perché ha deciso di non continuare?
"Con questo Covid la situazione è cambiata. Avevo in mente di portare la famiglia in Russia e non è stato possibile, per cui ho deciso di chiudere qui. Ho parlato con la società che si è potuta muovere per tempo, infatti a dicembre era già tutto deciso. Nonostante ciò ho goduto della fiducia fino alla fine della stagione e i giocatori stessi non hanno mai smesso di seguirmi".

I tifosi le hanno riservato un saluto incredibile al termine della sua avventura
"Non me l'aspettavo. Sentivo il supporto di tutti, anche dei tifosi. In qualche partita in casa avevano mandato già dei segnali".

Che calcio ha trovato in Russia?
"Intanto ho trovato una grande organizzazione e secondo me c'è un potenziale enorme. Parliamo del Paese più grande al mondo, per cui il materiale umano non manca e nemmeno le società. Abbiamo giocato a Volgograd, che ha uno stadio incredibile, a Krasnodar che nonostante la bassa classifica ha giocatori di spessore. Mosca ha tante squadre: la Dinamo ha una squadra giovane ma talentuosa, il CSKA ha un giocatore come Vlasic, fra i migliori del campionato".

Eppure i risultati in campo internazionale latitano
"Il livello del campionato è buono, magari le ultime della classe perdono qualcosa. In Europa è vero, i risultati sono mancati ma guardando le partite secondo me se la sono giocata. Ho visto dal vivo Lokomotiv-Bayern e i bavaresi sono stati messi in difficoltà".

È riuscito a godersi, nonostante la pandemia, Mosca?
"Città bellissima, c'è grande qualità di vita. Una vastità di parchi nei quali puoi correre per ore, tante cose da vedere, ristoranti sempre aperti. Ne abbiamo trovato uno con un cuoco italiano dove eravamo praticamente di casa. Vivevo in albergo, ho lavorato molto intensamente ma quando staccavo potevo godermi un po' la città".

Quanto le spiace non proseguire questa avventura?
"Eravamo una grande famiglia, abbiamo creato un'atmosfera calorosa. Poi cambia tutto, li vedi ogni giorno. Vedi più loro che ogni altra cosa. Ora sono in Germania ed è ovvio che mi manca il gruppo. In compenso sono con la mia famiglia".

Che messaggio vuole dare ai tifosi dello Spartak?
"Sostenete la squadra come avete sempre fatto negli ultimi due anni. Perché può fare molto bene, è giovane e può crescita".

Il ritorno in Germania porta a una conclusione magari scontata: la nuova panchina sarà in Bundesliga? O magari c'è l'ipotesi di un anno sabbatico?
"Un anno sabbatico no, non resisterei. Ma magari un po' di pausa me la prenderei, perché ho vissuto anni intensi, a imparare una lingua, una nuova cultura, un nuovo calcio. Fermarmi un attimo a ricaricare le pile non mi farebbe male, ma nel calcio mai dire mai".

Da ex allenatore dello Schalke quanto le fa male vederlo retrocedere così?
"Mi ha fatto male vedere lo Schalke settimana per settimana perdere e quasi mai vincere. Mi dispiace moltissimo, è una società che non può restare in Zweite".

Il suo nome è anche accostato alla Serie A, precisamente alla Fiorentina
"Preferisco non commentare le voci, altrimenti dovrei rilasciare ogni momento interviste per tutte le volte in cui sono stato accostato a una panchina. Dico che l'Italia è sempre stato un Pese di calcio e a me è sempre piaciuta la Serie A, che seguo con piacere. L'unica cosa che posso dire è che un giorno mi piacerebbe allenare nel campionato italiano".

Ha conquistato sul campo due qualificazioni in Champions, con Schalke e Spartak. Immaginiamo che cercherà una piazza ambiziosa
"Le situazioni non puoi deciderle, dipende dalla rosa e dagli obiettivi. Da tanti fattori. Non avevo in piano di allenare lo Schalke come non avevo nei piani di allenare lo Spartak. Non è un segreto che a me piacciono le piazze calde, dove il tifo vale e c'è storia e tradizione. I tifosi nel calcio sono importanti e lo si è capito a maggior ragione in questo periodo storico".


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