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Da stella a ultimo cambio. Eriksen è già un caso?

di Andrea Losapio

Arrivare all'Inter con uno status da campione può non bastare. Perché la storia di Christian Eriksen, approdato a gennaio con le stimmate di chi poteva cambiare in positivo le cose, è lì da vedere. Venti milioni di euro al Tottenham, una nutritissima concorrenza battuta - c'era anche il Real Madrid, con una discreta convinzione - e nove milioni di ingaggio.

Doveva essere l'ago della bilancia per lo Scudetto. Invece è diventato un caso sin dall'inizio, dalla prima partita contro l'Udinese. Poi una super punizione contro il Milan, varie presenze da titolare senza mai convincere del tutto. Ma non è un po' presto per bocciare Eriksen? Da grandi stipendi derivano grandi responsabilità, soprattutto in Italia dove c'è la sensazione che gli equilibri si possano spostare in ogni momento. Ieri non sarebbe dovuto entrare, perché l'ultimo cambio era stato riservato a Biraghi (per Sanchez), facendo dietrofront solo dopo il gol di Veloso.

E ora quale destino per Eriksen? Perché il problema non sembra endemico, ma ancora sistemico. Conte sta cercando di adattare la squadra intorno a lui, cambiando anche il modello di gioco. Non era così semplice farlo in corsa, soprattutto pensando che Eriksen è un trequartista moderno, che dà del tu al pallone ma che governa il gioco, anche rallentando l'azione, pensando. L'Inter di Conte - come tutte le sue squadre - ha bisogno di velocità, di forza e di foga, più che di palleggio. La sfida è quella, non far diventare Eriksen già un caso di mercato per la prossima estate. Perché il rischio è dietro l'angolo.


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