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Da Simeone a Lafont: gli investimenti sballati della Fiorentina

di Andrea Losapio

Nei giorni scorsi a Firenze si è parlato molto di Toni Fruk, diciottenne croato arrivato sottotraccia ma pagato tre milioni dal Mouscron, squadra già messa nel mirino dalla UEFA per alcune transazioni in seguito alle rivelazioni fatte da WikiLeaks. Sicuramente un investimento sballato, ma non è stato l'unico, anzi. Sembra una lista quasi infinita, negli ultimi anni.

Partiamo da Lafont: il Donnarumma francese potrà rivelarsi come una delle prossime plusvalenze, perché non è una papera che fa un portiere. Intanto il suo percorso è deludente, tanto da spedire Dragowski all'Empoli - che proprio a Bergamo, dieci giorni fa, ha parato praticamente tutto - e pesare comunque otto milioni e mezzo di euro. In estate sono arrivati anche Gerson, in prestito secco, bravissimo nelle prime uscite quanto involuto nell'ultimo periodo, quasi con il sospiro di evitare un esborso per il brasiliano che tornerà alla Roma. Poi Pjaca che, tra infortuni e prestazioni non all'altezza, è uscito molto rapidamente dall'undici titolare.

Edimilson Fernandes e Dabo non hanno dato i frutti sperati, Ceccherini è solitamente affidabile ma oggi non ha giocato la sua miglior partita. Tornando indietro nel tempo ci sono i diciotto milioni per Giovanni Simeone, oramai un panchinaro, oltre a Vitor Hugo - altri otto milioni di euro - Mirallas e Norgaard, Bruno Gaspar o Gil Dias. La Fiorentina ha comprato molto, ha speso tanto, ma lo ha fatto male. Al di là della papera che non determina un portiere.


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