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Fallimento, talento, potenziale campione, flop, meteora: chi è il vero Adrien Rabiot?

di Marco Conterio

Dr Jekyll et Mr Hyde, Adrien Rabiot da Saint-Maurice, Ile de France, è più facce della stessa medaglia. L'eterna promessa, la realtà che si sta consolidando un ricciolo dopo l'altro, l'evanescente ed etereo figlio del calcio sulle punte, di troppi tacchi e pochi tocchi decisivi. Quello che disegna capolavori o l'artista da una canzone e basta, milioni per una tela soltanto o una collezione che presto porterà fiori e frutti. Parigi lasciata senza portar franchi agli emiri, Torino per seminar calcio laddove c'era il giardino de Le Roi Michel, o l'oasi di Zinedine. Vederlo danzare giovane e imberbe promessa, Adrien figlio di Veronique, madre padrona, regalava sensazioni contrastanti. Splendido bagliore o abbagliante ballo senza musica e sottofondo?

L'avventura di Torino è stata tecnicamente straziante finora. Al netto di qualche affondo di spada, solo stoccate a vuoto. E se un giocatore non si giudica dal prezzo, perché è arrivato a zero, forse è dallo stipendio che può commisurarsi parte del suo valore. O quanto meno delle aspettative. Rabiot non ha ripagato neppure uno scellino versato finora nelle sue tasche dalla Vecchia Signora e vien da chiedersi perché. Non ha fatto ricredere gli scettici e pure chi era sul suo carro fatto di archi trionfali, di torri e speranze, frena o scende alla prossima. Eppure, Adrien da Saint-Maurice, che giovanissimo era pure nell'accademia del Manchester City, ce l'ha il calcio nel sangue.

E allora, perché? Perché è a metà, è incompiuto, è un vorrei "ma"? Ma non posso? Ma, non voglio? Carlo Ancelotti, che di calcio ne ha vissuto, che di calciatori ne ha maneggiati, ritiene che Rabiot sia di quella cerchia lì. Di chi il futbol ce l'ha, che ne capisce, mastica e gioca. Però alla Juventus, in questa Juventus, finora, è stato un flop. Ha riconquistato la Nazionale dopo gli sprofondi con Didier Deschamps e ha riconquistato pure i francesi. Gli juventini no, tutt'altro. Basta adocchiare i social per capire quanto il riccioluto transalpino sia avverso alla tifoseria. Quanto promesse e premesse non siano state rispettate, agli occhi del sostenitore. Arrivato per inserirsi, per segnare, ne ha fatti la miseria di 4 in 72 partite. Arrivato per costruire, per rifinire, ha fatto giusto 3 assist e null'altro in bianconero. Nei tre ha faticato, nei due ha traballato, da regista altrettanto. Con Sarri no, con Pirlo neppure. Eppure le chances sono state tante, con entrambi, oltre settanta tra un allenatore e l'altro. Sicché la storia è destinata a finire e non sapremo mai la verità. O forse sì. O forse solo una parte. Solo una delle facce della medaglia di Adrien da Saint-Maurice.


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