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Le piccole stoppano la fuga delle big: la Serie A resta a 20, ora duello con la FIGC

di Ivan Cardia

Adriano Galliani l'aveva presentata come una giornata "delicata, non bellissima". Poi, tra le righe ma neanche troppo, aveva chiarito il motivo della convocazione d'urgenza dell'assemblea di Lega Serie A: Inter, Juventus e Milan hanno messo sul piatto della Federcalcio la rinuncia al diritto d'intesa, pur di arrivare alla riduzione del massimo campionato a 20 squadre, tanto caro alle big: "Sarebbe gravissimo se la Lega non avesse più il diritto d'intesa, è una cosa che non è mai esistita e non esiste in nessun paese d'Europa. Non si capisce come si possa autochiedere che venga tolto".

"Sembrava una Superleghina…". Il più esplicito, alla fine, è stato Urbano Cairo: "Hanno avuto un atteggiamento sbagliato per me, come per il resto dell'Assemblea - ha detto il presidente del Torino - quella che hanno voluto fare è sembrata una Superleghina". Nel mezzo, appunto, lo stop delle medio-piccole al tentativo delle tre big, alle quali si è aggiunta nel frattempo la Roma che le ha accompagnate in tutte le votazioni. Morale della favola: la Serie A resta a 20 squadre e ribadisce il no alla rimozione del diritto d'intesa, ovvero la possibilità per una lega di avere il veto su decisioni che la riguardino.

Una Serie A spaccata pronta a discutere con Gravina. La fotografia è quella di una lega non a 20 ma a 16 contro 4. Le domande sono due: come (se) si ricomporrà la frattura e quale sarà la contromossa delle grandi, al termine di una giornata nella quale i toni sono rimasti sereni ma non tanto da celare una contrapposizione palese. Nel frattempo, torna d'attualità il documento che la A ha iniziato a stilare da fine 2022 e che domani il presidente Casini presenterà a Gabriele Gravina.


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