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Capello e il divario fra Italia e Spagna: "Nel nostro Paese non si coltiva più la qualità"

di Andrea Piras

Ai taccuini dell'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, Fabio Capello ha analizzato la sconfitta dell'Italia contro la Spagna: "Senza troppi giri di parole: con la Spagna è stata una brutta caduta. Ma possiamo rialzarci. La qualificazione agli ottavi è lì, a un punto, e la Croazia lunedì ci offrirà l’occasione del riscatto. La missione è alla nostra portata, a patto di tenere a mente un paio di concetti emersi dal ko di Gelsenkirchen. Il divario nasce da lontano, perché nel nostro Paese non si coltiva più la qualità: nelle scuole calcio si insegna la tattica ma non la tecnica e il risultato nel lungo termine è questo.

Ho allenato a Madrid, conosco bene il modo in cui si insegna e si vive il calcio in Spagna: il momento più bello dell’allenamento è il rondo, il torello, e non perché si scherza e ci si rilassa, ma perché la sfida è sbagliare il meno possibile e la tecnica comanda. In Italia, in questi anni, in tanti hanno preso a modello Guardiola, ma il Guardiola di dieci anni fa, mentre lo stesso Pep si evolveva e guardava avanti.

L’equivoco ha portato ai limiti di oggi: i nostri calciatori non si prendono quasi mai la responsabilità di giocare la palla in avanti o di rischiare un dribbling. Abbiamo finito per confondere il bel gioco con lo sterile possesso palla. Il bel gioco invece è quello della Spagna attuale, ecco il modello da seguire. Un modello in cui Nico Williams, a 21 anni, spiega che punta sempre l’avversario perché 'è il c.t. a chiedermelo'".


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