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Attenzione Icardi: contatto e offerta Real Madrid! E nel frattempo l’Inter proibisce l’incontro con Zhang Hanno ucciso Allegri. Allegri è vivo! Come può non essere la Juventus la favorita della Champions?

di Tancredi Palmeri

Juve da Champions negli occhi di tutti, ma c’è la precedenza al notizione su Icardi.
E anche se incombe il derby e l’attualità, attenzione alla novità.
Nella giornata di lunedì il Real Madrid (proprio nelle stesse ore dell'arrivo di Zidane) ha contattato l’entourage di Icardi. Un contatto molto più approfondito rispetto al passato, una panoramica sulla situazione generale per prendere visione di quanto sarebbe immediato o difficile l’affare, e una intenzione ben precisa espressa dal Real Madrid.
L'offerta non è del tutto definita: per ora sul piatto c’è quella del Napoli da 9 milioni di € a stagione + 2 di bonus, e l’interesse della Juventus di nuovo intensificatosi decisamente negli ultimi giorni.
Ma il Real Madrid ha comunicato esplicitamente che non avrebbe problemi a migliorare l’offerta del Napoli.
A questo punto la partita a poker tra Icardi e l’Inter volge al termine - mentre per inciso ci sarebbe una stagione da portare a termine nel migliore dei modi per la squadra, ma sotto quel punto di vista la situazione è addirittura peggiorata.
Icardi infatti aveva in principio posto la conditio sine qua non della restituzione della fascia di capitano per tornare in campo. E la scorsa settimana aveva fatto sapere che avrebbe potuto soprassedere a patto di poter incontrare vis-a-vis il presidente Zhang prima del derby, alla presenza di Marotta.
Sembrava una richiesta fattibile, tanto più che un incontro simile lo aveva ottenuto Perisic nei giorni caldi del suo ventilato addio.

E invece retromarcia brusca dell’Inter, e con modalità strane: non Marotta (e nemmeno Ausilio, assente per la prima volta dalle ultime riunioni Marotta-Icardi staff) ma stavolta Gardini avrebbe fatto sapere che l’Inter non acconsentiva a nessun incontro.
Forse una cena tra presidente e ex capitano avrebbe potuto portare Icardi in campo per il derby, ma pare che la società abbia scelto altrimenti (mentre nel frattempo nessuno sa ancora perché la fascia sia stata tolta).

Ma è stata la notte della Juventus.
Hanno ucciso Max, Max è vivo. Dopo la notte peggiore della sua carriera alla Juventus, Allegri tira fuori la notte migliore. Perché contro il Real Madrid c’era di fronte la squadra più forte, e al ritorno si poteva sfruttare l’effetto sorpresa. Stavolta invece al Wanda Metropolitano l’Atletico non era più forte, e a Torino di certo l’Atletico non poteva rilassarsi.
A questo punto, la cosa più immediata sarebbe impacchettare tutto quello che abbiamo detto, tutto quello che è stato scritto, tutto quello che hanno pensato e detto anche Allegri e Andrea Agnelli anche se non lo ammetteranno mai, imbustare tutto e buttarlo via perché tanto non ha più senso. Forse.

Certo si potrebbe rimproverare a Allegri su che bisogno ci sia di ridursi ogni volta alla sopravvivenza. Ma è la somma che fa il totale come diceva Totò, e allora che gli vuoi dire. Forse.
Ma è un dato di fatto che quando Allegri decide di giocarsela con coraggio, con voglia di imporre il proprio gioco, i risultati scintillanti li ottiene sempre. Fu così nel 2017 quando a gennaio con la Lazio si inventò il 4-2-1-3, e lo portò fino a 45 minuti dalla vittoria della Champions. Ed è stato così stavolta, con un 4-3-3 con Bernardeschi playmaker vero, con Spinazzola che fa dire “Marcelo chi?”, con la voracità di cercare i due gol, e ancora più coraggio per trovare il terzo giocandosi un 3-3-4 nell’ultimo quarto d’ora.
Certo, è servito anche un Atletico nella serata peggiore dell’era Simeone, venuto ad aspettare che passassero i minuti proprio come la Juve a Madrid. Ma il destino te lo costruisci da solo.

E il destino della Juventus adesso è di essere la prima favorita per vincere la Champions League. Perché c’era già tutto, e adesso c’è anche il segnale.
Poi però rimangono le incertezze manifestate dalla società, con Zidane contattato che ha declinato, e con i contatti poi con Guardiola, Deschamps e Conte. E l’impazienza che viene e che va di Allegri.
Al punto che forse, per entrambi, potrebbe essere vincere e dirsi addio.


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