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Courtois e la difficoltà di essere profeti in patria: "Mi apprezzano più in Spagna che in Belgio"

di Michele Pavese

Nemo propheta in patria (sua) è uno dei proverbi latini più conosciuti. Pochi hanno l'onore di essere apprezzati nei luoghi d'origine e non fanno eccezione i calciatori, come ha sottolineato Thibaut Courtois: il portiere del Real Madrid si è lamentato della scarsa considerazione dei connazionali nei suoi confronti, nonostante sia il titolare indiscusso del club più titolato al mondo e della Nazionale: "Ho trascorso tre anni fantastici all'Atlético, ho ricevuto elogi da tutto il Belgio. Sono diventato atleta dell'anno e pensavo di stare bene. Oggi ho la sensazione che tutto quello che faccia sia in qualche modo percepito come normale. La mia prestazione nella sfida contro il Valladolid, per esempio, sembrava che non importasse a nessuno. Sembra quasi che non valga la pena di giocare ad alto livello nel più grande club del mondo", ha detto ad HLN. "Posso capire che Romelu Lukaku abbia vinto il trofeo di miglior calciatore belga all'estero. Meritava il premio, gliel'ho anche detto, ma non essere nominato per lo sportivo dell'anno mi sembra ridicolo, viste le altre nominations. Sembra che mi apprezzino più in Spagna".


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