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Zazzaroni (CdS): "Ibra-Milan? In Italia impossibili piani a lunga scadenza"

di Luca Bargellini

Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport, nel suo fondo di prima pagina analizza il ritorno di Ibra al Milan e alla politica del club rossonero inizialmente basata su giovani talenti per il futuro: "Noi italiani non possiamo permetterci una linea retta, un progetto a lunga scadenza. Il nostro calcio è a tutti gli effetti lo specchio di un Paese incapace di fare sistema, abituato ad affrontare in un modo o nell’altro, quasi sempre attraverso aggiustamenti, disarmonie e salti di registro, vuoti, emergenze, crisi di risultati e di consenso. Una sola cosa conta da noi e per noi: salvare le chiappe. Siamo così, e dobbiamo misurarci con la nostra realtà, la nostra natura di individualisti. Abbiamo trovato una Nazionale di giovani soltanto perché arrivavamo da un’assenza disperante agli ultimi Mondiali e ci siamo affidati a Mancini, un tecnico controcorrente portato a fare scelte talvolta estreme e molto personali. Uno che chiama Zaniolo quando non gioca nel club oppure Kean titolare di un posto in panchina.
Noi siamo quelli che un giorno criticano l’acquisto del trentaseienne Ribery e poche settimane dopo ne celebrano le gesta, specialisti a imbarazzo zero del salto sul carro. Quelli che, volutamente assurdi (l’assurdo non è più percepito come tale) e allegramente incoerenti, non capiscono perché l’Inter vada sul trentacinquenne Ashley Young ma temono che possa rivelarsi una mossa vincente. O che accusano Juve e Milan di aver spedito due giovanotti di belle speranze in Premier (Kean e Cutrone) e dopo pochi mesi si mostrano freddi di fronte all’eventualità che i due possano rientrare".


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