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RBN - Palladino: "Nedved il più grande esempio? Taglio stipendi? Lo facciano anche i politici"

di Alessandra Stefanelli

L’ex attaccante della Juventus Raffaele Palladino è intervenuto oggi ai microfoni di Radio Bianconera nel corso di ‘Cose di Calcio’: “Nell’arco della mia carriera, per me la Juventus è stata una scuola di vita. Mi ha insegnato i valori umani, mi hanno fatto diventare uomo prima che calciatore. Poi c’è stato l’approdo alla prima squadra dove ho passato due anni meravigliosi, Deschamps mi ha conosciuto in ritiro e mi ha detto che non dovevo muovermi perché avrei trovato spazio. Mi sono fidato di lui e quello è stato un anno bellissimo, lì c’è stata la mia esplosione. Anche l’anno successivo con Ranieri è stato altrettanto bello, è stato il primo in A dopo la Serie B. Magari ho giocato in una posizione che non preferivo, anche perché davanti avevo Del Piero, Trezeguet, Iaquinta… Mi adattavo anche da esterno di centrocampo. Da parte mia, io ero un giovane, avevo 22 anni, avevo fatto un solo anno di Serie A e per me già essere in quella rosa è stato meraviglioso. Poi ho raggiunto anche la Nazionale maggiore. La Juventus per me è stato tutto nella mia carriera”.

Sui compagni di squadra da cui ha imparato di più: “Io ho sempre cercato nella mia carriera di prendere il buono da ogni calciatore. Più di tutti direi Pavel Nedved che per me è stato un maestro nello spogliatoio. Aveva vinto un Pallone d’Oro, eppure arrivava due ore prima al centro sportivo e andava via due ore dopo. E magari era andato a correre prima dell’allenamento. Era un esempio positivo, ti inculcava la mentalità della vittoria. Poi dopo di lui direi Buffon, che era un leader carismatico dello spogliatoio. Ne potrei fare tanti di nomi, ma quando arrivi alla Juve quello che risalta di più è la mentalità vincente”.

Su Cristiano Ronaldo: “È una macchina, io dico sempre che sembra un robot per quanto è perfetto fisicamente. Nonostante l’età riesce a mantenere un livello altissimo di prestazioni atletiche oltre che tecniche. Dietro questo c’è un sacrificio, un allenamento quotidiano. È un esempio per tutti quelli che aspirano a diventare grandi calciatori”.

Sulla sua nuova carriera da allenatore: “Alleno l’U17 del Monza, quindi ho a che fare con dei ragazzi di 16-17 anni. Stiamo andando molto bene, ma ci tengo a dire che spesso i ragazzi sono distratti da tante cose e non guardano gli esempi che hanno in casa. È una questione di mentalità, spesso si perdono e se passa del tempo poi magari si perde l’occasione di riuscire a fare questo lavoro”.

Sull’incertezza legata all’emergenza Coronavirus: “La prima cosa è la salute, lo percepisco anche io perché ho i genitori che sono grandicelli. È una cosa che ha segnato tutto il mondo. Da calciatore ovviamente la certezza fa male, non ti fa progettare il futuro. Spero che questo campionato si possa concludere nel modo migliore, giocando e accontentando tutti, anche se non è semplice. Io penso che per il bene del calcio e di tutti è giusto che i campionati finiscano, stando attenti alla salute di tutti. Sugli stipendi, è giusto che i calciatori facciano delle riduzioni per dare dei segnali, ma dovrebbero farlo tutti, penso ad esempio ai politici”.

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