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30 maggio 1984, il Liverpool vince la quarta Coppa dei Campioni. Contro la Roma all'Olimpico

di Andrea Losapio

il 30 maggio del 1984 potrebbe essere festa grande per la Capitale. Perché all'Olimpico si gioca la finale di Champions League fra la Roma e gli inglesi del Liverpool. Ovviamente la città è divisa a metà fra chi spera di gioire e chi gufa per evitare di vedere gli avversari in trionfo. All'incontro assistono circa 70 mila spettatori, l'arbitro è lo svedese Erik Fredriksson. La finale è inedita, anche se il Liverpool è un habitué della finale visto che è presente da nove edizioni consecutive e vincente in tre situazioni, una proprio a Roma sette anni prima contro il Borussia Moenchengladbach.

Il Liverpool passa in vantaggio per un errore di Tancredi - in collaborazione con Nela - che lascia Neal a insaccare. Il terzino anticipa sia Falcao che Di Bartolomei, firmando l'1-0 a porta vuota. Pruzzo, appena prima dell'intervallo, riporta la contesa in parità su un cross dalla sinistra di Conti: colpo di testa che crea un pallonetto che batte Grobbelaar. Così si arriva ai rigori: Nicol tira alto e sembra favorire la Roma verso la vittoria finale. Invece Conti spedisce alto sopra la traversa, Graziani invece scheggia il palo. Kennedy chiude i giochi.

Per la prima volta una squadra vince ai rigori. E lo fa anche grazie ai balletti di Grobelaar, portiere che distrae gli attaccanti romanisti, fino all'esultanza del 4-2 finale. Verrà poi imitato da Dudek, 21 anni dopo, sempre con i Reds in finale contro il Milan. Con la stessa fortuna, parando l'ultimo rigore a Shevchenko e dando il via alla festa.


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