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3 agosto 1996, ad Athens ci sono 86 mila spettatori. Per vedere la Nigeria di Kanu

di Andrea Losapio

Il 3 agosto del 1996, al Sanford Stadium di Athens, c'è la finale Olimpica. L'Argentina è la favorita di diritto e per censo, ma anche per calciatori. Di fronte però c'è la Nigeria, bellissima e da compiere. Perché due anni prima, sempre negli Stati Uniti, gli africani erano arrivati a un passo dall'eliminare proprio l'Italia, con Roberto Baggio che salvò baracca e burattini a cinque minuti dalla fine. La Nigeria ad Atlanta era forte, ma di fronte aveva uno squadrone di futuri campionissimi. Una generazione che però non vince niente.

Per la Nigeria in porta c'era Dosu, un futuro alla Reggiana e un incidente stradale che lo lasciò paralizzato a 23 anni. Celestine Babayaro, giovanissimo, dell'Anderlecht. Taribo West, difficile dargli un'età, poi Okechuwku e Oparaku a concludere la retroguardia. A centrocampo Sunday Oliseh, effimero sia alla Reggiana che alla Juventus, quasi da regista davanti alla difesa. Jay Jay Okocha, uno dei giocatori più divertenti di quegli anni, nella Nigeria anche efficace. Esterni, molto d'attacco e pochissimo di mediana, ecco Tijjani Babangida e Viktor Ikpeba. E davanti Daniel Amokachi e Nwankwo Kanu, capitano con la fascia al braccio e Champions vinta con l'Ajax.

L'Argentina non è da meno, con Cavallero, Chamot, Ayala, Zanetti e Sensini in difesa. Almeyda, Morales e Bassedas a centrocampo, davanti Claudio Lopez, Crespo e Ortega. Sblocca Claudio Lopez, pareggio di Babayaro, entrambi di testa. Poi Crespo, comprato quell'estate dal Parma, segna il suo calcio di rigore che lo fa diventare capocannoniere. Amokachi ristabilisce l'equilibrio a un quarto d'ora dalla fine. Allo scadere Amunike, su un pallone vagante dopo una punizione, batte Cavallero per il definitivo 3-2.


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