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TMW RADIO - Sconcerti: "Conte non sa scegliere i giocatori: vuole gli ubbidienti, non i campioni"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Mario Sconcerti, prima firma del giornalismo italiano, intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Il direttore Mario Sconcerti si è collegato in diretta a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando nelle sue considerazioni dalla sfida di stasera tra Milan e Juve come possibile match a riaprire la lotta Scudetto: "Ci sono pochi presupposti perché vinca il Milan, nonostante stia andando benino. Al di là della singola partita, mi pare che in classifica sia già deciso tutto: dallo Scudetto, fino alle coppe europee e anche alla zona retrocessione. Questo campionato è brutto, si gioca male: la qualità del campionato è più bassa. Quando vedi vecchi campioni che entrano e fanno la differenza, vuol dire che si corre al loro livello... E poi con così tante partite è un esperimento devastante: non trattengo niente, la sera vado a dormire e non ricordo cosa ho visto. Soprattutto poi ci sono un sacco di partite che non interessano: un evento deve esserti vicino, mentre spesso non frega proprio nulla".

Siamo più o meno ai valori pre-lockdown.
"L'unica cosa è il fattore campo che non c'è più: ci sono tante vittorie in trasferta quanto in casa. Un tempo in trasferta si vincevano il 25% delle partite, la metà di ora, ed è normale perché non c'è più il tifo. Senza il pubblico la squadra di casa non solo è sfavorita, ma danneggiata: non ha l'ambiente cui è abituata. Si ribadisce una vecchia regola: il divertimento, per essere tale, ha bisogno di pause. Anche il sesso altrimenti diventa una condanna".

Che idea farsi dell'Inter di Conte?
"L'errore è considerarla tale. Il Milan e la Roma sono di Elliott e Pallotta, mentre l'Inter è di Conte. Il problema interista parte dalla società e dalla presidenza, che non sono né Conte né Marotta, e però qui la presidenza, esattamente come gli altri due, non c'è mai e non dice una parola. Invece descriviamo Conte come uno che fa e disfa, prendendo pacchetti pre-confezionati o mancando obiettivi che voleva. Sono del parere che Conte non sappia scegliere i giocatori: non vuole i grandi, ma gli ubbidienti. I più disponibili ad essere gestiti in un modo fondamentalista come il suo. L'Inter non è di Conte, ma di Suning. Zhang dov'è? Ci accorgiamo che Gazidis al Milan non parla, ma non di Zhang che fa la stessa cosa. Siamo in mano a stranieri che usano modi totalmente diversi dalla nostra cultura per gestire cose che invece vi appartengono fortemente. Così andiamo avanti a frasi fatte... E Conte che farà? Lui deve vincere, sennò va a casa".

Non saper scegliere è un limite.
"Conte è un grande allenatore, con dei limiti come tutti. Per me la cosa più grande che ha fatto in carriera è stato arrivare ai quarti di finale con la Nazionale più modesta della storia, cui ha dato convinzione, idea, progetto e traguardo. Per il resto ha, ed ha avuto, bisogno di gente ubbidiente: il gioco lo gestisce lui in ogni parte del campo, ma i grandi giocatori vogliono fare da soli. L'esempio della Juve, con Sarri arrivato a metà strada che ha alzato le mani e la squadra che ha preso il via da quel momento, secondo me Conte ancora non ha dimostrato di saperlo fare".

Sarri è in discussione?
"Si può essere sia grandi allenatori che in discussione, e penso ad Allegri che è stato esonerato dopo aver vinto un campionato. Sarri per me è un grande allenatore che, nonostante abbia 60 anni, deve continuare a crescere. Alcuni modi che ha di gestire la squadra devono essere limati ed adeguati: non esiste un metodo universale, ma bisogna continuare ad imparare e Sarri lo sta facendo. Non so se, non vincendo la Champions, però gli basterà".

Ha tanti illustri predecessori che hanno fallito, però...
"Sì, però ora allena lui la Juve. E gli illustri predecessori sono diventati tali vincendo. La cosa curiosa, e che un po' mi diverte, è che la Juventus sia impossibilitata a soddisfare fino in fondo i suoi tifosi: o vincono la Champions, o non sono mai completamente felici. C'è bisogno di vincere, giocare bene, e prendersi la Champions. Pensiamo agli altri tifosi, cui basterebbe vincere una Coppa Italia ogni tanto: è un fatto paradossale. Ma penso però che la juventinità sia arrivata a questo tempo".

Gestire la vittoria di un'eventuale Champions sarà quindi la tappa più dura?
"Eh sì, si rischia di assuefarsi. Un po' come il primo amore: trovarlo sempre diventa sempre più complesso. Allegri è stato mandato via perché in tutti c'era la convinzione che la Juventus non giocasse bene. Sarri a febbraio non lo voleva più nessuno, i tifosi si sentivano sgonfiati dalla non realizzazione della sua scuola. Eppure sono sempre stati sempre in testa al campionato, ma non gli basta più. Vogliono una continua dimostrazione di superiorità su tutto".

Chi vorrebbe l'anno prossimo ad allenare la Fiorentina?
"Il mio sogno sarebbe Allegri ma prenderei volentieri anche Spalletti...

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