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TMW RADIO - Ledesma: "Arthur è una mezzala, Pjanic un play. Riportiamo lo sport nelle scuole"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico Gaetano
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Cristian Ledesma ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex centrocampista Cristian Ledesma, oggi allenatore, si è collegato in diretta con Stadio Aperto, trasmissione in onda sulle web frequenze di TMW Radio: "Non capisci se stai vedendo la luce o se sia solo la voglia di ricominciare, con l'incertezza di quello che succederà. Non ce la facciamo più a non lavorare, non muoverci, non è questione di poca cautela. Quando pensi alla gente che non si è mai fermata o a chi sta perdendo il posto, metti da parte certi pensieri, perché c'è chi sta soffrendo molto di più".

Ha la sensazione che il mondo delle piccole realtà giovanili cambierà?
"Il rischio è quello. Bisogna portare rispetto al calcio, non solamente criticarlo. I ragazzi iniziano nei quartieri, nelle scuole calcio, purtroppo non più sulla strada, perché nessuno ci gioca più. Sono sicuro che molte squadre non riusciranno ad andare avanti, molte società anzi l'hanno già detto. Stanno spezzando il motore".

Lei con i ragazzi della sua accademia cos'ha fatto?
"Io e lo staff abbiamo coinvolto gli istruttori e proviamo a dare qualche indicazione fisica e motoria, ma soprattutto mantenere il contatto con i ragazzi, che non sono soli e che siamo vicini a loro. Anche se è virtuale, è calcio, ed è quello che stiamo facendo".

Oggi la Serie A ha proposto il 13 giugno come data di termine. Si può fare?
"Si può e si deve. Soprattutto in Italia, dove oltre all'economia è anche un motore emotivo fortissimo. La gente non potrà andare allo stadio e non è lo stesso, ma seguirà comunque le partite davanti alla tv. Non si deve provare a ricominciare, per me bisogna esserne convinti. Non ci dovranno però essere altre discussioni se mancherà l'uno o l'altro giocatore, il virus non fa distinzioni. Questo va detto, se bisogna finire il campionato".

Lei ha giocato a porte chiuse: qual è l'aspetto più difficile?
"L'aspetto emotivo. Anche solo con 10.000 persone, ti arriva l'adrenalina. Invece senti tutte le voci, le urla, gli uomini che arrivano. Sul lato emotivo cambia molto, il calcio è bello con la gente sugli spalti".

Ma il ritmo partita sarà lo stesso?
"Non credo ci sarà un calo, sono professionisti e si allenano per portare un certo ritmo in campo. L'unica cosa sarà capire chi ci mette di più ad entrare in forma, come succede spesso in estate: c'è chi ci mette di meno, chi di più. Quello dirà chi ha avuto più o meno vantaggi, ma dipende solo dal corpo di ogni atleta".

C'è un aspetto per rendere il calcio italiano più appetibile all'estero?
"Le strutture, non abbiamo quelle giuste. Basta fare un giro a Roma e si vedono circoli che igienicamente, per spazi e protezioni, non rispettano al 100% le regole. Mi auguro che sia la volta buona che troviamo leggi fisse, che senza certi parametri non si aprano luoghi sportivi. In Germania hanno cominciato a portare più sport nella scuola: io ho due figli e non fanno granché di educazione fisica, hanno levato grande spazio e tempo all'attività motoria nelle scuole. Bisogna reinserirlo".

Arthur e Pjanic hanno le stesse caratteristiche?
"Secondo me no. Hanno qualità altissime, ma sono molto diversi. Pjanic non è un giocatore che cerca il dribbling, forse lo faceva prima, appena arrivato in Italia, poi è stato spostato mezzala e play adesso alla Juve. Chi lo vuole magari fa passare questa cosa perché ha bisogno di cambiare le caratteristiche in quella zona di campo. Arthur ricorda più Iniesta o Xavi, Pjanic palleggia sul corto senza andare troppo ad inserirsi in avanti. Arthur è una mezzala, arriva anche dentro l'area".

Pjanic ha espresso del tutto le sue potenzialità?
"Più alla Juventus, dove gli hanno cambiato ruolo ed è stato bravo ad adattarsi ad un ruolo diverso, con meno libertà di girare sul campo. I primi anni a Roma non ha sfruttato al massimo le sue caratteristiche in questo calcio, poteva fare di più per il giocatore che era, ma poi alla Juventus si alza il livello, la mentalità è diversa e vincente, anche e soprattutto in settimana".

Giusta la preoccupazione di infortuni dopo due mesi di stop?
"Non la vedrei così... Io quando giocavo consideravo la cosa più bella scendere in campo ogni tre giorni. Ovviamente non ti sei fermato per fare vacanza, dove anche mentalmente ti lasci un po' andare, ti riposi. In questi due mesi c'è stata sì una forzatura ma tutti hanno avuto l'idea di provare a muoversi in vista di ricominciare".

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Venerdì 3 Maggio 2024
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