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TMW RADIO - Borghi: "Non è la Juve di Sarri, manca identità. Emerson Royal profilo da grande"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
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Stefano Borghi, giornalista DAZN, ai microfoni di Francesco Benvenuti e Dimitri Conti
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Stefano Borghi, commentatore di DAZN, interviene così nel corso della trasmissione Stadio Aperto, in onda sulle web frequenze di TMW Radio, per parlare di numerosi temi del calcio mondiale, partendo dalla Juventus e dai suoi brutti numeri a livello di gol subiti: "Mi verrebbe quasi da dire, esagerando, che è una cosa positiva per il calcio italiano: nel mondo si vince ormai segnando un gol in più dell'avversario. Basta vedere le ultime tre Champions, e i tanti gol subiti da Real Madrid e Liverpool. Certo, è un altro torneo e un'altra cosa, ma è il grande calcio. Ci sono poi eccezioni, vedi la difesa impermeabile con cui il Real Madrid ha vinto la Lega. Nella Serie A abbiamo visto moltiplicarsi i rigori, e penso che questa cosa sia da valutare parecchio, ma questa non è mai stata la squadra di Sarri e non ha mai avuto un'identità precisa. Vediamo le belle sorprese di questo torneo, Sassuolo ed Hellas, e ce l'hanno. La Juve no. Colpa di Sarri, colpa della squadra e di una rosa che ha settori molto scarni come terzini ed esterni d'attacco. Oggi si discute Sarri, ma la cosa è generale. Lui ha dei meccanismi ben precisi, ma la squadra non li ha mai seguiti: non so se sia questione di discrepanze o mancata accettazione. Poi c'è Chiellini che non regala nessuno: averlo o non averlo cambia, anche se De Ligt è cresciuto molto".

Manca anche il contributo dei centrocampisti in zona gol.
"Allargherei anche il discorso alle mezzapunte: Bernardeschi e Douglas Costa non è che abbiano segnato molto di più. Gli ingressi di Rabiot e Ramsey non hanno dato quanto si sperava, è fiorito Bentancur e diventato per distacco il centrocampista più importante della Juve: qui siamo di fronte ad uno dei grandi centrocampisti al mondo, in potenza. Però è l'unica nota positiva del reparto: ho sempre visto una Juventus incompleta. Poi comunque stiamo crocefiggendo una squadra che ha l'unico demerito di non avere vinto con quattro turni d'anticipo il campionato: le crocifissioni, altrimenti, diventano tante. Io non credo che vinceranno lo Scudetto per demeriti altrui, non è così. Secondo me ci sono componenti di colpa da parte di tutti, da valutare quanto sia colpa dell'allenatore o di altri influssi".

Domanda da un ascoltatore: Emerson Royal quanto vale? Il Milan lo cerca...
"Dietro c'è un'operazione congiunta che ricorda le vecchie comproprietà. Parlando di calcio, il valore è significativo: è giovane ma ha fatto una stagione prepotente, è esterno difensivo ma ha caratteristiche offensive. Ricorda un po' Theo Hernandez, forse più tecnico e meno potente. Quest'anno ogni volta mi ha dato sensazioni migliori rispetto a quella precedente. Un bel profilo, secondo me anche costoso, da squadra importante. Facendo calcoli ed incastri, magari il Barca lo tiene e piuttosto vende Semedo. Comunque il giocatore mi piace, è cresciuto tanto".

Zidane è sottovalutato perché allena il Real Madrid?
"No, perché si guarda poco il calcio e troppo quello che c'è attorno. I numeri direbbero che è il miglior allenatore al mondo, Zidane è tornato con l'obiettivo chiaro in testa di vincere la Liga: quando ha vinto la terza Champions di fila, gli bruciava di più essere arrivato terzo a -17 dal Barcellona. Perché nella sua testa c'è la testa che il campionato è regolarità, e la Liga è il più difficile del mondo. Quello di prima era sì il suo Madrid, ma anche quello di Cristiano Ronaldo: si è ritrovato senza figurine, voleva Mbappe e Pogba e gli hanno preso Hazard. Così ha costruito una squadra, capace di mandare a rete ventuno giocatori diversi: tranne Militao che fa il difensore centrale e Brahim Diaz che ha giocato pochissimo, gli altri hanno segnato tutti. Ha costruito questo blocco, perché il Real Madrid non è neanche una squadra così difensiva, spesso è stato salvato da parate del portiere o grandi prestazioni individuali difensive. La squadra è un collettivo, e l'allenatore è pazzesco: nessuno ha vinto un trofeo ogni diciannove partite. Io infatti ho chiuso la stagione lanciando questo pensiero provocatorio ma divertente: forse è più grande in panchina che non sul campo. O comunque può ambire a diventare l'uomo che più di tutti nella storia è stato grande allo stesso modo sia in campo che in panchina. L'unico paragone che mi viene è Cruijff".

Per la Champions, in casa del Manchester City avranno da rimontare lo svantaggio.
"C'è un problema su tutti, ancora prima della forza dell'avversario e del risultato dell'andata: l'assenza di Sergio Ramos. Con lui non dico che fossero a 50-50, ma ci si avvicinavano: nessuno ha fatto dieci vittorie di fila post-lockdown come loro. Ma senza Ramos è un problema, manca un uomo decisivo sia sul campo che per il temperamento. Il City ha una bella occasione quest'anno, arriva anche con una preparazione ideale, un avvicinamento che mi fa pensare che possa essere il loro anno. Mi sarebbe piaciuto essere nella testa di Guardiola, nel lockdown avrà partorito cose incredibili... Può essere l'anno loro o del Bayern, che però arriverà fermo da un mese. Il PSG avrà praticamente zero partite agonistiche alle spalle, previsioni sono complicate da fare, è una cosa nuova ed anche spettacolare".

Troppo elevate le aspettative create dal Napoli di Sarri per la sua esperienza juventina?
"Essere lucidi nei giudizi sulla Juve non è facile, non riesco a sintetizzare i problemi. C'era grande distanza tra DNA, storia e figure importanti della Juventus, e Sarri: l'ho vista come una delle scommesse più grandi nell'epoca recente del calcio italiano. Coniugare questo yin e yang, cosa che per ora non è successa, sarebbe stato cosmico. Credo che una rivoluzione del genere necessiti di tempo e di un cambiamento all'interno della squadra. Per fare un esempio, la distanza tra il modo di difendere di Sarri e quello di Bonucci. Sarri ha dinamiche al millimetro, che non possono essere sgarrate. I risultati, poi, sono tutto, soprattutto in queste società, e Sarri invece è l'opposto. Ha sempre vinto poco ma fatto contare le proprie idee".

Il calcio italiano rimpiangerà Monchi?
"Non sono ancora sicuro che lo stiano rimpiangendo, stuzzico ancora un po' amici romani e romanisti sull'idea. Sapete la stima che ho per Monchi e il suo lavoro, ma lui in Italia ha costruito una squadra fantastica per il calcio spagnolo, un po' come il Siviglia di quest'anno. Mi sembra poi che a Roma chi ha preso il suo posto non sia durato neanche una stagione, comunque, rimanendo al campo sono felice che sia tornato a casa costruendo una bellissima squadra, è la rivalsa sua e di Lopetegui, un altro non trattato benissimo. Il suo genio sul mercato è stato valorizzato: prendi Diego Carlos a 15 milioni e oggi vale il triplo, prendi Ocampos e lo trasformi in uno dei migliori attaccanti della Liga. Può darsi che quello italiano non fosse il suo calcio, ci sono ambiti migliori e peggiori, figure che hanno bisogno della loro tazza di tè. Penso ad esempio a Immobile, che in Italia determina e in Spagna e Germania faticava ad andare in panchina".

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