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TMW RADIO - Bergamasco: "Nello sport si ragiona più con i soldi che con la testa"

di TMWRadio Redazione
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Mirco Bergamasco, allenatore del Soyaux Angoulême, sull’emergenza Coronavirus in Francia. In studio Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Mirco Bergamasco, ex giocatore italiano di rugby e allenatore del Soyaux Angoulême, sull’emergenza Coronavirus in Francia:

"Stiamo aspettando l'evoluzione. La stagione non è stata ancora annullata. Si parla di una ripresa forse a fine maggio, ma tutto dipende dallo sviluppo dell'emergenza coronavirus. Al momento si fanno delle ipotesi, ma non c'è nulla di concreto. La federazione si è mossa annullando invece tutto ciò che è amatoriale". 

Sei tornato in Italia o al momento dello stop sei rimasto in Francia?
"Ho ascoltato quello che dicevano, di non muoversi. Sapendo anche la situazione italiana, non sono tornato e sono rimasto qui dove abito in Francia".

Da italiano cosa pensi riguardo le mosse della Francia per combattere il virus?
“Si sono mossi un po' tardi, come tanti altri paesi pensavano che il virus non arrivasse. Le regole? Come sempre ci sono gli idioti che vanno contro le disposizioni e così il virus si è diffuso anche in Francia. Come paese è molto ricco, anche a livello della sanità, e hanno limitato i danni, ma dicono che ci dovrebbe essere il picco la settimana prossima". 

Si è perso tempo anche a livello sportivo?
"Ragioniamo più con i soldi che con la testa. Le manifestazioni sportive portano denaro e quindi si cercano sempre di tirarle alla lunga, a discapito di chi gioca. Il professionismo è come una macchina e fino a che va si lascia andare. Penso che sia stato corretto dopo bloccare tutti i campionati. I club purtroppo ne risentono economicamente, ma speriamo che le federazioni e lo sport in generale possano aiutare". 

Come potrebbero i giocatori di rugby tornare ad allenarsi? È lo sport di contatto per eccellenza...
"Se tra un mese finirà l'emergenza, si riprenderà la stagione a maggio, quindi ci saranno 3/4 settimane a disposizione per rimettere in moto tutto. Sarebbe un nuovo inizio all'interno della stessa stagione. Noi adesso stiamo mandando dei programmi ai giocatori, che hanno un'applicazione all'interno della quale riempiono un questionario. Lo fanno anche dopo che svolgono gli esercizi. Seguiamo loro in questo modo e abbiamo fiducia che siano corretti. Loro hanno voglia di tornare. Probabilmente quando ricominceremo lo faremo con 2-3 giocatori a sessione, per arrivare alla normalità piano piano. Ovviamente non faremo le 9 partite che mancano, ci sarà un altro tipo di calcolo che si baserà sulla classifica attuale".

La lunga sosta fa male? 
"Il riposo non fa mai male, perché ogni anno aumentano il numero delle partite e la velocità del gioco. Diciamo che è uno sforzo sempre maggiore per i giocatori. Certo, un conto è uno stop di un mese, un altro è se dura 2-3 mesi: se sarà così lungo il campionato verrà annullato e penseremo subito al prossimo".

Come passi le tue giornate?
"Abbiamo la fortuna di aver traslocato in una casa con mille metri quadri di giardino. Abbiamo tre cani e due gatti, abbiamo trovato questo spazio prima che ci fosse il problema. Un paio d'ore mi alleno, sia a livello di corsa che di palestra. Poi ho abbastanza lavoro per preparare la stagione prossima, se dovesse finire qui questa, e inoltre sto facendo un corso di formazione, che si chiama diploma di stato, per arrivare a diventare allenatore professionista. La sera puzzle e tv con mia moglie".

C'è ancora tanto gap tra il rugby in Italia e in Francia?
"Sì, ho fatto di tutto per rientrare in Francia perché non avevo troppe porte aperte in Italia. Non ho una relazione di amore con la federazione. Avevo bisogno di tornare qui per continuare a crescere e in due anni ho integrato una squadra di alto livello. La differenza tra noi e i francesi è che ancora siamo giovani e inseguiamo quello che è già stato fatto, quindi di conseguenza non miglioriamo. È successo anche alla Francia, che ripercorreva le tappe della Nuova Zelanda per esempio. Ora non succede più, hanno capito che devono sempre guardare al rinnovamento. L'Italia cresce, ma lo fanno anche gli altri. Bisognerebbe dare la possibilità ai giocatori italiani di partire per l'estero, visto che sono richiesti, invece di tenerli e pensare di crescere". 

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