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G. Galli: “Il Toro a livello difensivo è un disastro”

di Elena Rossin
Fonte: Torinogranata.it
Giovanni Galli
Giovanni Galli
© foto di Federico De Luca

Giovanni Galli è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Galli è un ex portiere che ha indossato la maglia del Torino nella stagione 1993-‘94. Attualmente è opinionista in trasmissioni calcistiche. Con lui abbiamo parlato del momento di difficoltà di Sirigu e della crisi dei granata.
Sirigu in passato e in particolare nella scorsa stagione ha effettuato tante parate importanti, mentre in questa non riesce a ripetersi sugli stessi standard. Come si spiegano le difficoltà che sta incontrando il portiere del Torino?
“Sono periodi. A volte c’è il periodo in cui non si è in forma, ma la palla rimbalza sul ginocchio dell’avversario ti sbatte in faccia e va fuori oppure c’è il momento che invece si è in grande condizione gli avversari tirano e la palla passa in mezzo alle gambe di qualcuno e non la si vede poi finisce in porta e si fa la figura del pollo. Purtroppo il ruolo del portiere è anche questo, l’importante è che Sirigu continui a trasmettere certezze ai compagni di squadra. E’ fondamentale perché se si ha la fiducia dei compagni e dell’allenatore io non mi fascerei la testa. I periodi no succedono poiché quello del portiere è un ruolo meraviglioso, bellissimo dove però non serve soltanto essere in buona condizione, ma ci sono anche delle componenti di fortuna. Sirigu ha dimostrato di essere un signor portiere e magari in questo momento è uno di quei periodi dove tutto gira storto, ma basta che una domenica un palo che su un tiro imprendibile fa andare fuori la palla e la storia cambia. Non bisogna per forza pensare a chissà cosa, è un momento che accade nella carriera di un giocatore”.
Oltretutto il Torino è dalla seconda parte dello scorso campionato che subisce tanti gol a causa di errori individuali di difensori e centrocampisti che perdono palla o non marcano a dovere l’avversario. Più tiri subisce un portiere e più ha probabilità di prendere gol, vero?
“Sì, ma succede che se un portiere è spesso chiamato in causa si esalta e magari poi diventa difficile fargli gol. Sono tutte leggende metropolitane, il fatto è che il Toro nelle ultime due stagioni a livello difensivo è un disastro. Poi dopo il portiere lo si può mettere in mezzo e a volte entra nella concausa dei gol subiti, ma Sirigu ha modo e maniera, vista la sua esperienza e la sua bravura, di poter incidere anche a livello caratteriale. E questo sarebbe importante in questo momento”.
Giampaolo ha iniziato la stagione con la difesa a quattro e poi è passato a quella a tre e sta ruotando i difensori.

Questo può incidere e spiegare come mail il Torino con 24 gol subiti in 10 gare abbia un reparto difensivo così fragile?
“Incide sulle certezze. Si può andare a minare le certezze, però, bisogna allenare la squadra durante la settimana per poter esprimere un giudizio. Non credo che Giampaolo si diverta a perdere le partite. Evidentemente sta cercando la quadratura, aveva in testa una certa squadra e questa squadra non riesce a trovarla e allora cerca varianti possibili prima ha provato la difesa a quattro com’è nel suo concetto e poi vedendo che la squadra non ce la fa, non regge allora è tornato alla difesa a tre. Credo che servirebbero più certezze in assoluto, però, è da un annetto che al Toro sta andando tutto male, veramente. Mancano delle certezze. Forse il post Petrachi, se così vogliamo dire, ha inciso. Petrachi, al di là del suo carattere, che magari è scontroso, forte, duro, però, probabilmente, era quello che serviva insieme a Mazzarri. Petrachi poi ha fatto un’altra scelta. Sembra strano parlare del direttore sportivo, ma è la figura che non solo deve formare la squadra, ma deve avere anche la capacità di stare dentro lo spogliatoio e di confrontarsi con l’allenatore e i giocatori e di prendere di petto la situazione. Non è solo scegliere i giocatori e prendere le responsabilità o i meriti, ma è anche gestire il gruppo e l’allenatore. Gestire insomma tutto, perciò, secondo me, l’addio di Petrachi ha segnato un solco importante e adesso il Toro deve tornare a prendere in mano la situazione”.
Sabato il Torino dovrà affrontare l’Udinese e poi la Roma, il Bologna e il Napoli pria di Natale. Per il futuro della stagione queste quattro partite diventano fondamentali, soprattutto la prima?
“Il Torino deve uscire fuori da questa situazione e quella con l’Udinese è la classica partita che segna il futuro perché se vinci magari puoi intraprendere una strada nuova e preparare la settimana successiva lavorando bene con entusiasmo e con un po’ più di serenità perché comunque hai vinto, ma non dimenticando da dove vieni però, cioè lavori con più serenità, ma con la consapevolezza che eri penultimo fin a ieri l’altro. Questo non ti deve cambiare atteggiamento, però lavori meglio e con minori pressioni e così puoi preparare meglio il lavoro della settimana in modo da arrivare allo scontro successivo e magari, ripeto, iniziare un percorso nuovo. Ma se non dovesse arrivare la vittoria con l’Udinese devi cominciare a metterti l’elmetto perché devi capire che il tuo campionato sarà di sofferenza. Questo però non deve essere un freno e la partita con l’Udinese deve essere interpretata e fatta nella maniera giusta e successivamente si penserà al dopo, ma se il Torino entrerà in campo già con le tensioni, le preoccupazioni e tutto il resto corre il rischio di peggiorare ancora e la partita rischia di essere ancor più in salita”.

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