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D. Fortunato: "Toro numericamente ristretto per lottare su tre fronti"

di Elena Rossin
Daniele Fortunato
Daniele Fortunato

Daniele Fortunato è stato intervistato in esclusiva per TorinoGranata.it. Fortunato ha militato nel Torino dal 1992 al ‘94 vincendo la Coppa Italia del 1993 e nella stagione 1999-2000. Poi, appesi gli scarpini al chiodo, ha ricoperto per la società granata il ruolo di osservatore e attualmente è un allenatore e con Manfredonia si occupa della scuola calcio “Vero calcio” per bambini dagli 8 ai 14 anni a Verona. Con lui abbiamo parlato del Torino che dopo aver battuto nell’andata il Debreceni si appresta alla gara di ritorno valevole per accedere al terzo turno di qualificazione all’Europa League, e anche del mercato e delle prospettive per questa stagione.
Ipotecato il passaggio del turno con la vittoria per tre a zero il Torino deve solo evitare nel match di ritorno di complicarsi la vita da solo?
“Sì, il Torino è sicuramente favorito e non credo che avrà problemi. Poi si sa che nel calcio e difficile essere sicuri al cento per cento, ma è sulla via giusta per andare avanti passando il turno”.
Che cosa l’ha convinta di più del Torino nella gara con il Debreceni?
“Migliorarsi bisogna sempre, ma in linea di massima ha fatto un’ottima partita nel complesso sia sotto il punto di vista del possesso e del non possesso palla. Tutti sapevano che cosa dovevano fare e quando era meglio giocare un po’ più bassi o quando dovevano fare un pressing un po’ più alto. Non sarà sempre così perché s’incontreranno anche avversari che non permetteranno di fare tutto questo, però, la cosa positiva è che oltre a sapere che cosa fare i giocatori stanno anche in campo bene e sono organizzato in tutti i sensi. In rosa non ci saranno Campioni del Mondo, ma la squadra c’è e credo che il Torino deva andare avanti come gruppo e non con i singoli”.
Qualche giocatore le è piaciuto di più e qualcun altro di meno?
“Iago Falque mi è sembrato un po’ spento, ma nelle partite d’inizio stagione può essere che qualche giocatore non sia ancora in condizione e altri già lo siano, però, da Falque mi aspetto qualche cosa di più. Ho visto bene in generale la difesa, è sempre puntuale. Bisogna, però, sempre guardare gli avversari. Se si vince si è bravi e se si perde si è colpevoli, ma non mi è sembrato che il Debreceni sia una squadra che possa mettere in difficoltà il Torino. A libello difensivo sono stati in generale bravi, mentre davanti hanno fatto un po’ fatica pur avendo segnato tre gol. Iago Falque non ha mai trovato il guizzo, mentre Ansaldi è stato molto pimpante e generoso. Ho visto bene anche Zaza, ma è stato in campo un quarto d’ora e io vorrei vederlo dall’inizio. Può giocare insieme a Belotti o esserne l’alternativa, ma è un giocatore che deve entrare all’inizio e giocare bene e non solo per quindici-venti minuti. E’ un giocatore discontinuo, almeno finora lo è stato. Dà segnali positivi e magari poi la patita successiva tocca ben pochi palloni. E’ indecifrabile. Giovedì, però, l’ho visto bene indipendentemente dal gol vediamo che cosa farà giovedì prossimo in Ungheria”.
La rosa è la stessa dello scorso anno, ma in questa stagione il Torino sarà impegnato su tre fronti con l’obiettivo di andare più aventi possibile nelle coppe e piazzarsi fra le prime in campionato. Come può essere migliorata la squadra?
“Con questi obiettivi è chiaro che dovranno essere presi rinforzi perché altrimenti il Torino potrebbe fare fatica poiché ci sono giocatori che non si sa se riusciranno ad essere continui come, ad esempio, Zaza, che quando è entrato con il Debreceni ha fatto bene, ma non si è sicuri che farà altrettanto la prossima volta o più avanti. Il gioco del Torino è ormai collaudato a differenza di campionati precedenti dove il rendimento era stato anonimo, mentre nell’ultima stagione siamo stati protagonisti, anche se non ci siamo qualificati per l’Europa League sul campo, ma entrandoci in un altro modo. In fin dei conti è quello che si chiede al Torino: lottare fino alla fine per un obiettivo minimo che deve essere l’Europa League. Poi si può farcela oppure no, ma ci deve provare. Per lottare su tre fronti la squadra attuale è numericamente un po’ ridotta”.
In quali ruoli la rosa ha bisogno di essere ampliata?
“Servono due-tre giocatori per ruolo perché se quelli visti con il Debreceni sono i titolari non possono giocare tutte le partite del campionato e delle coppe e allora bisogna avere alternative importanti. Ansaldi mi sorprende sempre in positivo, Belotti è una garanzia, però, se dovessero mancare questi due giocatori la squadra dall’essere competitiva fa più fatica.

Per questo dico che bisogna avere alternative in ogni ruolo in modo che quando occorre si possano sostituire perché durante la stagione possono esserci momenti in cui i titolari giocano alla grande e altri nei quali ci riescono meno e occorre farli rifiatare. La squadra è buona, ma va completata in tutti i ruoli, non si chiedono campioni, ma giocatori che quando li si manda in campo sanno che cosa fare. Il Torino fa fatica a prendere giocatori di alto livello, ma può trovarne che possano permettergli di alzare il livello della rosa”.
Il Torino sta utilizzando il 3-4-3 o anche il 3-4-2-1 oppure il 3-4-1-2 e ha usato anche il 3-5-2, questa può essere la chiave che gli permette di essere competitivo in campo internazionale?
“Il 3-4-3 con i due esterni di centrocampo che si abbassano quasi in linea con i difensori poi diventa un 5-4-1 molto piatto e non è facile giocare così soprattutto quando si affrontano le grandi squadre perché si rischia di abbassarsi troppo e non riuscire a ripartire. Mazzarri crede nelle difese a tre e per lui passare dal 3-4-3 al 3-5-2 credo che gli ci voglia un attimo perché ha giocatori ideali per farlo. Non credo che voglia portare avanti per forza il 3-4-3, anche perché mi è sembrato, avendo visto in tv la partita, che con il Debreceni avesse schierato la squadra con il 3-4-2-1. Per Mazzarri far abbassare un centrocampista è cosa immediata. La solidità del Torino è avere la difesa a tre e anche il centrocampo per quel che riguarda gli interni. Poi quando la squadra riesce a giocare di più perché di fronte ci sono avversari che lo permettono, come con il Debreceni, allora utilizza il 3-4-3 o anche 3-4-2-1 oppure 3-4-1-2, mentre in campionato quando incontrerà squadre un po’ più forti schierarsi con il 3-5-2 con un centrocampista più centrale, come spesso ha fatto nella sua carriera. Può tenere Meïté un po’ più alto e Baselli più basso come giovedì, ma la sostanza del discorso non cambia”.
Per l’attacco si sono fatti tanti nomi, ma uno come de Paul sarebbe utile?
“Sì, è in linea con il Torino, con gli obiettivi e con quello che vuole Mazzarri, ma ce ne sono anche altri. Fa parte di quella categoria di giocatori non campioni, ma che sanno stare bene in campo e possono essere utili alla causa. Secondo me, il Torino quest’anno deve ripeter il campionato fatto l’anno scorso lottando fino all’ultima giornata per il sesto-quinto posto e poi si vece se riesce ad ottenerlo. Per questi obiettivi de Paul può essere utile”.
de Paul non rischia di essere una sorta di doppione di Falque?
“Sì, ma per il discorso che facevo prima dell’avere due-tre giocatori per ruolo sarebbe importante perché se il Torino ha l’ambizione di arrivare fra le prime sei serve avere dei “doppioni” importanti, non si può pensare di andare avanti con lo stesso giocatore per quaranta-cinquanta partite. Servono giocatori importanti che stanno a disposizione pronti ad entrare a partita in corso, non ci si può permettere di avere quattordici titolari e basta sperando che Belotti segni tutte le domeniche e che Ansaldi giochi sempre. Non credo che il Torino voglia vincere lo scudetto, ma le squadre che hanno degli obiettivi devono avere in panchina anche giocatori importanti quanto quelli che sono in campo. Per intenderci, se l’alternativa ad Ansaldi è nettamente inferiore a lui e se all’argentino capitasse malauguratamente qualche cosa alla quinta di campionato che cosa si fa? Non si gioca più?. Se in panchina non ci sono elementi quasi dello stesso valore di chi gioca si perdono gli obiettivi se capita qualche cosa. Non sto dicendo che il Torino deve avere la rosa del Barcellona, ma se chi va in campo vale sette la sua alternativa non può valere cinque altrimenti non si va da nessuna parte. Giocare in Europa League sono soddisfazioni, il Torino non la vincerà, ma andare avanti il più possibile è doveroso. La Coppa Italia è la strada più corta per andare in Europa League, ricordiamo che la Lazio in Europa ci è andata vincendo la Coppa Italia altrimenti sarebbe restata fuori e il giudizio sul campionato sarebbe stato deludente. La Coppa Italia deve essere un obiettivo importantissimo per il Torino. In Europa bisogna prendersi più soddisfazioni possibili e in campionato l’obiettivo deve essere quinto o sesto posto. Le alternative devono quindi essere all’altezza e in linea con questi obiettivi”.
Cambiando argomento e parlando di lei, la rivedremo presto in panchina?
“Non è facile trovare qualche cosa, ma se mi arrivasse una proposta valida sarei ben felice di prenderla in considerazione. Al momento con Lionello Manfredonia ci occupiamo di una scuola calcio per bambini dagli 8 ai 14 anni a Vicenza. Anche se non sono abituato a lavorare con i bambini è bello e simpatico farlo”.

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