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Claudio Nassi: "I numeri nel calcio"

di Redazione TMW
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Nell''84/'85 ero a Perugia. Non ce l'avevo fatta a stare lontano dal calcio giocato. Chiusa la AIM e l'attività di procuratore, ero tornato in pista. Fissato della statistica e dei numeri, pensavo sempre ai vantaggi. Le palle inattive avevano notevole incidenza e ripetevo all'allenatore di provarle a fine allenamento. Non esistevano barriere mobili e i calciatori dovevano rimanere in campo per consentire di calciare agli specialisti. Dopo la prima volta, Agroppi disse che non si poteva continuare, perché, stanchi e sudati, tutti volevano correre sotto la doccia. Aveva ragione. Un'idea giusta si doveva mettere nel cassetto. Non poteva essere accettata dal gruppo. Da quel momento ho pensato che il calciatore, oltre ad essere curato con mille attenzioni e gestito da una società sempre in credito e mai in debito, rimaneva un mondo particolare, dall'ego sviluppato, e non doveva mai essere troppo impegnato. Guai parlare oltre 10'. Il livello di attenzione non lo permetteva.

Per questo non è sembrato il massimo il report di Wenger, Klinsmann, Cha Du-Ri e Zaccheroni sul Mondiale, né l'uso indiscriminato degli scout nel calcio. Ritengo sempre il gioco semplice e non condivido chi lo complica. E' già complesso quanto gira attorno. A che cosa serve sapere che il 31% delle squadre ha avuto, nella seconda partita, un risultato opposto alla prima? O che nel secondo tempo il Giappone è stato superiore a Germania e Spagna? O la media gol migliore del 2014 e 2018, ma non del 2010? O i tiri in porta in calando, al 10,9 a partita. O gli attacchi il 30% dalla sinistra, il 28 da destra e il 42 dal centro? Si registrano perfino 5 entrate in meno negli ultimi 35 metri rispetto al 2018.

Credo che i rilievi dipendano dall'impostazione che l'allenatore dà alla squadra e dalle caratteristiche dei singoli. Se il tecnico dicesse ai suoi di tirare non appena vedono la linea dell'area di rigore, la media migliorerebbe. Come, se qualcuno suggerisse a Mancini, difensore della Roma e della Nazionale, primatista per cartellini gialli, che l'avversario o si anticipa o non lo si fa girare, le ammonizioni diminuirebbero. Così gli scout non dovrebbero perdersi in mille rivoli, ma guardare chi fa gol, chi serve l'assist, la disposizione sulle palle inattive, chi cattura più palloni, oltre a carenze che al tecnico avversario sfuggono. Se torno un attimo a Brasile - Croazia e vedo gli uomini di Tite fare il loro gioco, non curandosi dell'avversario, credo sia un errore. In ogni squadra c'è sempre qualcuno da controllare e giocare lasciando massima libertà a Brozovic e, soprattutto, a Modric, è fare harakiri.

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