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Andrea Scanzi: "Tata, il calcio è davvero meraviglioso"

di Redazione TMW
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Il calcio sa essere straordinario. E straordinariamente stupefacente.
Prendete Tatarusanu.
Una carriera normale, poi arriva al Milan a fare il secondo eterno, perché davanti a lui c’è Donnarumma. Lo scorso anno gli capita di giocare titolare contro la Roma: sbaglia tutto lo sbagliabile, e ai tifosi quella Waterloo resta impressa.
In estate poi Donnarumma va al PSG e arriva Maignan, che debutta subito con cipiglio e sicumera. I tifosi sono conquistati. E “Tata”, che nel frattempo ha messo su un cesto di capelli tipo Playmobil hippie, langue in panchina nell’indifferenza generale.
Poi Maignan si trita. Cartilagini e sangue ovunque. Tre mesi di calvario se va bene. La solita fortuna del Milan negli infortuni. È la tragedia biblica. I tifosi - tutti! - pensano: “Oddio, ora gioca quello lì e le perdiamo tutte!”. “Quello lì” è Tata. La società corre ai ripari e compra Mirante, un buon portiere che però è svincolato e non gioca da mesi, anni, decenni, secoli, millenni.

Eppure i tifosi vogliono che sia Mirante a giocare: tutti tranne lui, dove “lui” è sempre Tata.
Per fortuna però le formazioni le fa Pioli, che schiera senza dubbio Tatarusanu. Il terrore sugli spalti e davanti alla tivù (anzi a DAZN) è assoluto. “Moriremo tutti!”, si pensa piangendo. Ma Tata, col suo stile sgraziato, fa il suo. Para il parabile e qualcosa di più. A ogni partita cresce. E ad ogni match Kjaer lo cazzia manco fosse il Gengio della Rassinata: una sorta di Sergente Hartman e Palla di Lardo in Full Metal Jacket, però con molto più affetto.
E si arriva al derby. L’Inter, più forte e già con lo scudetto in tasca nonostante l’illusione ottica dei sette punti in meno, domina per i primi 60/70 minuti. Segna, poi risegna (sulla sua porta pero). Poi ottiene un secondo rigore (che c’era: zero polemiche). Da una parte un campione celebrato, Lautaro Martinez, dall’altro il povero Tata. Lautaro calcia a sinistra, rasoterra, preciso. E Tata, nel capolavoro della sua vita, la prende non si sa come. E riesce pure a evitare l’angolo. Era dai tempi (magri) di Ottorino Piotti che un portiere del Milan non parava un rigore in un derby, o almeno così ho letto. E mi piace credere che sia vero.
Anche solo un mese fa, una storia così sarebbe parsa impossibile a tutti. E invece ogni tanto i miracoli accadono.
Ti voglio bene, Tata. È sempre bello sognare a occhi aperti.

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