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...con Massimiliano Mirabelli

di Alessio Alaimo
“Coronavirus: Italia, stiamo uniti. Milan, troppi cambi: così sei sempre all’anno zero. Bravo Boban. Maldini come un medico che non ha fatto la scuola elementare. Donnarumma, occhio alla Juve”
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Le partite rinviate, quelle giocate a porte chiuse e altre invece a porte aperte. È polemica nel calcio italiano per l’emergenza Coronavirus che coinvolge, inevitabilmente, anche il mondo del pallone. “È logico, umano, che si prenda qualche decisione e anche che si sbagli. Questa storia del Coronavirus ci ha presi tutti di sorpresa e mandati nel pallone. Non è il momento di fare polemiche, ma serve stare uniti”, dice a TuttoMercatoWeb l’ex direttore sportivo del Milan, Massimiliano Mirabelli.

Le polemiche però non si placano.
“Bisogna fare dei passi in avanti per tornare alla normalità. Non c’è da scandalizzarsi se qualche partita si gioca a porte chiuse e altre a porte aperte. Si faranno dei passi avanti e magari uno indietro. Siamo tutti italiani, serve unità e non pensare al proprio orticello”.

Non è unito invece il Milan, che cambia ancora. E Boban se ne va...
“Queste sono cose che non fanno bene. Nel calcio ci vogliono pazienza e progettualità. Ci sono passato pure io, avevamo iniziato un lavoro ed eravamo alle fondamenta. È stato deciso di cambiare tutto e mi sembra che questo cambiamento al Milan avvenga troppo spesso. Così non va, sei sempre all’anno zero. Se vuoi partecipare al campionato va bene tutto, se vuoi pensare di poter ritornare a quello che era il blasone di un tempo devi cercare di programmare e dare tempo alle persone di lavorare”.

Il suo rimpianto?
“Non ho avuto il tempo necessario. E in quel poco tempo, nonostante le cose mal riportate, credo che il lavoro sia stato positivo. Non dimentichiamoci il rinnovo di Donnarumma, se il Milan lo venderà sarà grazie a quanto abbiamo fatto nel mio periodo con il rinnovo del contratto. Quella squadra poi è andata in Europa League e ha sfiorato la Champions. Peccato, davvero”.

Boban non ha preso bene l’accordo con Rangnick e ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport accusando il Milan di essere stato scorretto.
“Ha dimostrato di avere le palle. La sua intervista mi è piaciuta, non ha avuto paura di niente e di nessuno. Non capisco invece altri che stanno zitti per difendere il proprio posto”.

Si riferisce a Maldini?
“Non faccio nomi. Ma uno deve avere il coraggio di affrontare certe cose. Non si gioca a nascondino. E Boban al contrario di altri ha dimostrato coraggio”.

Come valuta il lavoro di Maldini e Boban?
“Maldini è al Milan da due anni. Boban è appena arrivato e bisognava dargli tempo. Non conosco nessuno che abbia la bacchetta magica. Ma sono il tempo e il lavoro a determinare i risultati. Quando date i voti ai calciatori che entrano in campo gli ultimi minuti scrivete ‘non giudicabile’, ecco Boban non si può giudicare”.

E Maldini?
“Aveva detto che in due anni avrebbe riportato il Milan ai fasti di un tempo e questo non è accaduto. Hanno cambiato Gattuso per Giampaolo che poi è stato mandato via. Maldini paga il non aver fatto nulla da quando ha smesso di giocare a calcio, non è del mestiere ma non è una critica, semplicemente un dato di fatto. Ricordiamoci che non basta essere stato un grande campione, perché per fare il dirigente devi conoscere i calciatori e le dinamiche di questo lavoro. Poi puoi anche sbagliare. Ma a Maldini andrebbe chiesto: ‘cosa hai fatto per diventare un dirigente?’ È come se un medico diventasse tale senza aver fatto la prima elementare. Questi sono i fatti, qualcuno magari non li dice per timore reverenziale verso un grandissimo campione. Potremmo dire che non avendo fatto la gavetta da dirigente, Maldini è come se si fosse ritrovato a fare il medico in uno degli ospedali più importanti al mondo senza aver frequentato le scuole elementari. Ovviamente questo non è possibile. Sarebbe come se io all’improvviso mi inventassi primario al San Raffaele”.

Rangnick intanto sta studiando l’italiano.
“Studiare le lingue non basta. Il nostro calcio è particolare, diverso, molto conosciuto. In Italia abbiamo i migliori allenatori al mondo e i dirigenti e gli allenatori più bravi. Una scelta del genere vuol dire dover dare ulteriore tempo per far conoscere la realtà al nuovo arrivato. Evidentemente il Milan per scelta vuole continuare a lottare ogni tanto per l’Europa League e darsi del tempo prima di tornare grande come una volta. La proprietà comunque è di grande livello, con il giusto tempo e la giusta programmazione il Milan può fare grandi cose”

Con la nuova rivoluzione il futuro di Ibra potrebbe essere in bilico.
“È un campione straordinario. Può fare altri dieci gol da qui alla fine, ma il Milan deve andare oltre Ibrahimovic. Il lavoro e la programmazione non possono essere affidati ad un calciatore che si avvicina ai quarant’anni. Ibrahimovic ha dato qualcosa in più, il solo fatto che i suoi compagni attuali si spoglino nello stesso spogliatoio dove c’è un calciatore di cui avevano il poster in camera aiuta. Ma tutti abbiamo un tempo, anche a quarant’anni Ibrahimovic può fare la differenza. Ma il Milan deve pensare anche al futuro”.

Inevitabilmente terrà banco anche il futuro di Donnarumma...
“Rinnovargli il contratto fu difficile, oggi sarà ancora più complicato lavorare al rinnovo. Oggi il Milan è costretto a rinnovare o a metterlo sul mercato, pensavo si tornasse a lavorare già da un po al nuovo contratto. Per il futuro, considerato il livello e l’età del calciatore, dico: occhio alla Juve”.

E lei, direttore? Pronto a rientrare?
“Non ho mai smesso di lavorare: mi tengo sempre aggiornato, vado a vedere tante partite in Italia e all’estero perché bisognare stare sempre sul pezzo. Amo vedere le partite dal vivo. Mi sono fermato soltanto adesso per via della situazione legata al Coronavirus perché siamo costretti a viaggiare meno. Aspetto un progetto che mi dia il tempo di esprimermi. Ho la fortuna di essere stato tra Inter e Milan, ho un bagaglio tale da poter affrontare una nuova sfida nel migliore dei modi”.

Chi vincerà lo Scudetto?
“Bella lotta, davvero. La Juventus, grazie al lavoro, negli anni ha costruito qualcosa di importante e quindi è la squadra più accreditata. L’Inter è un piccolo passo indietro perché sta lavorando da meno tempo. E poi c’è la Lazio, che a gennaio ha comprato... la spensieratezza: giocherà senza pressione e con il giusto stato d’animo, può fare uno scherzetto a Inter e Juve. Lotito e Tare insieme all’allenatore hanno fatto un grande lavoro. Da quando Simone Inzaghi è tornato indietro da Salerno per allenare la Lazio dopo l’improvviso ripensamento di Bielsa, la Lazio sta costruendo qualcosa di bello. Complimenti ai biancocelesti”.

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