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...con Davide Ballardini

di Alessio Alaimo
“Lazio, sei da Scudetto: ora è un obiettivo. Juve, manca sintonia idee Sarri - caratteristiche dei calciatori. Lecce, Liverani già allenatore quando giocava: puoi salvarti. Genoa, non potevo tornare”
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© foto di Federico Gaetano

La Lazio fa sul serio. E insegue lo Scudetto. “Vedo una società forte, scelte tecniche sempre più azzeccate, un club che è cresciuto molto e una guida tecnica fatta di competenza e grande gestione dei calciatori a disposizione. Ci sono tutte le condizioni per essere competitivi fino alla fine per lo Scudetto”, dice a TuttoMercatoWeb l’ex tecnico biancoceleste, Davide Ballardini.

Insomma, questa Lazio può crederci davvero.
“Certo. Ora lo Scudetto diventa un obiettivo. Lotterà fino alla fine”.

Che partita è stata Lazio-Inter?
“Sono due squadre che interpretano al meglio il calcio italiano fatto di una fase difensiva molto attenta e una fase offensiva con idee molto chiare. I due sistemi si basano sul non concedere spazi agli avversari e colpire in velocità. Lazio e Inter sono il simbolo del nostro calcio, con individualità importanti”

Per l’Inter una sconfitta che pesa.
“Lotterà fino alla fine. Quella di domenica è stata una partita importante ma non certo decisiva. Anche l’Inter non era al meglio perché aveva giocato in settimana in Coppa. E quando giochi in Coppa spendi energie fisiche e nervose. È stata una partita importante per la Lazio, che è competitiva. Ma l’Inter resta in corsa”.

E la Juve?
“È la società più forte, ha l’organico più competitivo del campionato. Non c’è ancora la sintonia massima tra le caratteristiche dei giocatori e le idee dell’allenatore. Se riuscisse a trovare questa sintonia, la Juve sarebbe ancora la più forte. Senza questa comunione potrebbe sorgere qualche difficoltà”.

C’è grande bagarre anche in zona salvezza.
“È sempre più interessante. Nelle ultime giornate Lecce e Genoa si sono avvicinate molto alle altre squadre. Con le loro vittorie meritate hanno coinvolto più compagini. Sembrava fosse una lotta a quattro tra SPAL, Genoa, Lecce e Brescia. Invece con gli ultimi risultati la lotta è più aperta”.

Liverani una delle rivelazioni della Serie A: lei lo ha allenato, se lo immaginava così anche da allenatore?
“Ho visto il Lecce a Verona fare una brutta partita. A gennaio sono arrivati rinforzi importanti come Barak, Saponara e Deiola che hanno portato qualità e fisicità. Con il gioco e grazie alle idee del lavoro dell’allenatore, questa squadra se la gioca tranquillamente con le altre squadre. Ma non è una sorpresa: quando lotti per salvarti se hai idee, spirito di gruppo e una società forte te la giochi. Liverani era già un allenatore in campo, con grande chiarezza di lettura del gioco. Facevi fatica a non pensarlo già allenatore”.

Mister, perché non è tornato al Genoa? Era la prima scelta.
“Visto quello che c’è stato con il Presidente mi sembrava che non portasse profitto un nuovo rapporto. Al Genoa, alla città e ai tifosi sono legato perché ho dato e ricevuto tanto, così ho pensato fosse giusto non accettare, pur rimanendo grato al Presidente perché mi ha dato la possibilità di allenare una delle società più importanti d’Italia”.

La chiamata del Genoa non è stata l’unica.
“Ho avuto altre due chiamate, ma quando non sei convinto è giusto non andare”.

Ritorno di Ibra al Milan a parte, il colpo di gennaio?
“Se il colpo di mercato è un giocatore straordinario ma che ha trentotto anni vuol dire che il calcio italiano è messo male. Però merita una menzione particolare l’Atalanta: Kjaer è sempre tra i migliori al Milan, Pessina sta giocando al Verona e sta facendo molto bene, così come Barrow al Bologna e non dimentichiamoci di Kulusevski che è pure di proprietà della Dea. Non c’è stato un colpo che mi abbia eccitato, però tante piccole cose ti portano a pensare che l’Atalanta merita la posizione che ricopre”.

Con l’arrivo di Ibra il Milan ha ceduto Piatek. Con lei al Genoa era una macchina da gol...
“Rimane comunque un attaccante importante, ha tutto per essere forte. Vede la porta, fa gol in tutti i modi. Per me è un grande attaccante. Lui ti aiuta, ma deve essere aiutato. Se ci sono le condizioni è un grandissimo attaccante perché ti risolve tanti problemi. Altrimenti da solo fa fatica a sostenere gli altri. Il Milan ha avuto tanti problemi, non poteva risolverli tutti Piatek da solo. Come non li ha risolti da solo al Genoa. Con noi ad inizio anno era sostenuto dalla squadra e ricambiava facendo gol e aiutando i compagni”.

Gasperini e l’Atalanta: grandi risultati ma forse difficoltà nel riconfermarsi, potrebbe essere finito un ciclo?
“L’Atalanta ha una proprietà molto forte, legata al territorio. Ci tiene a fare bene. E non penso che l’anno prossimo si ridimensioni. Anzi, credo voglia confermarsi. Non vedo una società con meno motivazioni e neppure una guida tecnica che non sia quella di quest’anno”.

Su quale panchina si vede in futuro?
“La voglia di allenare è tanta. Con il mio staff non vediamo l’ora di riprendere a fare quello che sappiamo fare. Abbiamo dimostrato di saper fare qualcosa e vogliamo tornare a dimostrarlo”.

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Giovedì 2 Maggio 2024
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