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Attenzione al colpo di coda di Berlusconi

di Fabrizio Tomasello
per Milannews.it

È strano ma alla vigilia di un appuntamento delicatissimo per le sorti future del Milan in Europa, sono ben pochi i milanisti ad aver voglia di parlare di calcio giocato. Le parole di Brocchi in conferenza stampa sono scivolate via attirando un interesse pari a quello di una puntata del Dipartimento Scuola Educazione. E non perché il neo allenatore rossonero non meriti attenzione. È proprio che in questo momento storico ai fans del diavolo preme molto più quello che sta accadendo fuori dal campo, piuttosto che le gesta - invero spesso indecorose - di Balotelli e compagni.
A proposito dell’ex Liverpool, vale la pena segnalare alcuni titoli alla vigilia di Milan-Frosinone: «Il Milan si aggrappa a Balotelli», «Brocchi appeso a Balo», «Milan, tutto su Balotelli». Ecco, credo che la misura di quanto sia ridotto male il Milan di questi tempi sia proprio in questi titoli. Lungi dal voler crocifiggere il 45 rossonero, del quale vale forse persino la pena lodare l’impegno profuso nelle ultime settimane, ma i suoi lunghissimi e poco confortanti precedenti non inducono a fare voli pindarici: se per Brocchi la prima opzione - forse anche l’unica, visto il rendimento dei suoi indolenti colleghi di reparto - è Balotelli, c’è davvero poco da stare allegri.
L'altro inequivocabile segno dei tempi arriva dalle dichiarazioni di Adriano Galliani al termine del derby Primavera perso per 2-0 contro l'Inter: «Sono molto soddisfatto, il metodo Milan funziona». Per carità, è vero che i ragazzi di Nava hanno messo in mostra delle buone individualità, il baby Plizzari e Crociata su tutti, ma dichiararsi appagato dopo una scoppola pesante che mette il Milan a rischio qualificazione alla Final Eight appare quanto meno poco sensato.
Più o meno come tutto quello che sta accadendo nel corso di queste giornate incandescenti che potrebbero decidere il futuro del club di via Aldo Rossi. Non c’è più alcun dubbio sulla reale esistenza di una cordata di imprenditori cinesi pronta a bussare sempre più insistentemente alla porta di Arcore. Piano piano iniziano a crollare dubbi e perplessità di ogni genere. L’offerta c’è ed è di quelle importanti (per intenderci, niente a che vedere con quella parodia di trattativa messa in piedi dal sedicente broker thailandese): stiamo parlando di una busta chiusa con dentro circa 500 milioni da recapitare alla Fininvest per il 70% del pacchetto azionario dell’Ac Milan,con la prospettiva di rilevare il restante 30% di quote entro un paio d’anni. Una cifra comunque importante a cui aggiungere un altro consistente pacchetto di milioni per potenziare la squadra in estate. Il tutto gestito e telecomandato con pazienza certosina ed incrollabile fiducia da Salvatore Galatioto, per gli amici Sal, broker italo-americano scelto come advisor per condurre in porto la transazione.
Legittima la diffidenza dei tifosi di fronte al muro di gomma eretto dai diretti interessati sull’identità dei compratori. È altrettanto comprensibile però, con in ballo cifre di questa portata, il desiderio di tenere nascosti i nomi degli imprenditori cinesi fino a firme avvenute. Ora, che si tratti del fine umorista Jack Ma, il 52enne imprenditore e fondatore di Alibaba (a proposito, che qualcuno ci spieghi la vis comica di quella sua uscita social sul Milan, i Lakers, Tyson e Yao Ming), oppure di Li Ka Shing, proprietario di Hutchison Whampoa, o di Robin Li, il sesto uomo più ricco della Cina, o ancora del gruppo Evergrande, probabilmente cambia poco. In ogni caso il club rossonero finirebbe in mani danarose, disposte ad investire pesantemente nel mondo del calcio.
A lasciare ancora perplessi è l’atteggiamento attendista di Silvio Berlusconi. Il presidente del Milan continua a cercare risposte in una situazione in cui incertezza e improvvisazione la fanno da padrone. E i ripetuti tentativi di pescare dal mazzo la soluzione vincente (vedi l’esonero di Mihajlovic e la promozione di Brocchi in prima squadra) continuano a sbattere contro una realtà mai così crudele. A questo punto tocca solo al numero uno rossonero decidere se uscire definitivamente di scena subito - come tutti (i vertici Fininvest, i figli e la quasi totalità del popolo milanista) lo pregano di fare - oppure dire no grazie, rifiutare l’offerta e andare avanti. 
E non è neppure troppo difficile capire perché il presidente rossonero sia così combattuto. Il Milan - checchè ne dica qualcuno - è un pezzo di cuore per Berlusconi. E poi provate ad immaginare come possa sentirsi un uomo che, dopo aver portato il club rossonero in cima al mondo ed averlo lasciato lassù per quasi un quarto di secolo, è ora costretto a vederlo annaspare nelle sabbie mobili della mediocrità da almeno un quadriennio. Uscire di scena sconfitto e umiliato rappresenterebbe uno smacco troppo duro per un vincente come Silvio Berlusconi, specie dopo la raffica di accuse - mai così spietate e soprattutto circostanziate - rimediate dai piccoli azionisti nell’Assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio. La soluzione potrebbe essere congelare tutto fino al 21 maggio e sperare in una clamorosa vittoria del Milan nella finale di Coppa Italia contro la Juventus. Allora si che potrebbe materializzarsi l’uscita di scena del presidente più vincente della storia del calcio, con un trofeo, il 29esimo in 30 anni di presidenza, ben stretto tra le mani. 
E intanto - piccola nota a margine - Zvonimir Boban, a dispetto dei piccoli azionisti che l'avrebbero voluto nel nuovo Cda del Milan, si appresta ad andare a fare il consigliere del neo presidente della Fifa Infantino. Quanto ingegno sprecato!
 


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Sabato 27 Aprile 2024