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Gianni di Marzio: allenatore, talent scout, opinionista

di Redazione TMW
A due anni della sua scomparsa vogliamo ricordarlo con questa bella intervista rilasciata a TMW Radio. Non ti dimenticheremo mai GIANNI
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Speciale dedicato a Gianni Di Marzio
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Gianni Di Marzio è morto il 22 gennaio 2022, lo ricordiamo con questa bella chiacchierata di pochi mesi prima fatta con TMW RADIo dove lui era opinionista di punta

Gianni di Marzio è parte della storia del calcio italiano e si racconta a Marco Piccari in questo a tu per tu per TMW Radio, ascoltatelo!

Gianni Di Marzio era nato l'8 gennaio del 1940 a Napoli, alla Torretta, a due passi dallo Stadio che dal 4 dicembre del 2020 è intitolato a Maradona: un segno del destino, perché fu proprio l'allenatore e talent scout scomparso oggi a 82 anni a scoprire, per primo, le già infinite potenzialità dell'allora 17enne Dieguito.
GLI INIZI. È un mediano di talento, il giovane Di Marzio, ma i troppi infortuni lo costringono a lasciare il calcio giocato per lanciarsi nella carriera di allenatore: alla fine degli anni '60 è il vice di Luis Vinicio all'Internapoli, trascinato al terzo posto in Serie C da Giorgio Chinaglia e Pino Wilson che, di lì a poco, faranno la storia della Lazio; dopo una parentesi alla guida della Primavera del Napoli, viene ingaggiato prima alla Nocerina e poi dalla Juve Stabia, con ottimi risultati, che gli valgono la chiamata del Brindisi in Serie B.

BRINDISI... AMARO. La squadra di Di Marzio è la rivelazione di inizio campionato, ma l'avventura del tecnico con il club brindisino ha un epilogo drammatico: il 13 dicembre del 1973 ha un bruttissimo incidente in auto, da cui esce sfigurato, il 'prezzo' che paga per proteggere - e salvare, fortunatamente - la moglie e il bambino che porta in grembo. Oltre al danno, la beffa: Gianni deve essere sottoposto a un delicatissimo intervento maxifacciale, ma l'allora presidente Franco Fanuzzi decide di esonerarlo...

CATANZARO. La prima stagione in Calabria fa le prove della promozione: Di Marzio perde lo spareggio contro l'Hellas Verona a Terni (0-1), ma al secondo tentativo - nel 1976 - non sbaglia, portando i giallorossi del presidente Ceravolo e di bomber Palanca nella massima serie per la seconda volta nella loro storia.

'MAESTRO' DI RANIERI. Una delle colonne di quel Catanzaro è Claudio Ranieri che, in seguito, Di Marzio porterà con sé anche a Catania e Palermo. E che sarà sempre legato al suo 'maestro', che gli aprì la prospettiva di una carriera di allenatore. "Aveva la capacità di far sentire tutti importanti - racconta l'artefice del 'miracolo Leicester' - ed era uno all'avanguardia: curava ogni particolare, dall'alimentazione alla nostra vita privata. E fu lui a 'segnalarmi' al presidente della Vigor Lamezia in D, quando avevo 35 anni. Gliene sarò sempre riconoscente".

NAPOLI. Dopo l'esperienza catanzarese, Di Marzio torna a 'casa': nell'estate del 1977 - ad appena 37 anni - diventa il primo napoletano a guidare la squadra della sua città. E non delude: raggiunge il quinto posto in classifica, che vale un piazzamento in Coppa Uefa, sfiorando la vittoria della Coppa Italia (sconfitto in finale a Roma dall'Inter).
IL 5-0 AL 'TRAP'. Tra le vittorie rimaste 'mitiche' in quell'annata il 5-0 alla Juventus di Trapattoni grazie al poker di Beppe Savoldi, mattatore di quel Napoli con 28 reti stagionali (16 in campionato e 12 in Coppa Italia). Eppure 'snobbato' - per la disperazione di Di Marzio - dal commissario tecnico Bearzot, che non lo convocò per Argentina '78.

"HO VISTO MARADONA". Al termine del campionato, Di Marzio volò ugualmente in Argentina per seguire il Mondiale. "Dopo un paio di giorni dal mio arrivo a Buenos Aires - raccontò in un'intervista a SkySport.it - ricevetti la telefonata di Settimio Aloisio, uno dei responsabili della sezione calcio dell'Argentinos Juniors, di origini calabresi e tifoso del Catanzaro. Mi dice: 'Abbiamo un ragazzo fenomenale, è stato anche tra i 40 pre-convocati, ma ha solo 17 anni e il ct Menotti gli ha preferito gente di maggiore esperienza. Lo devi assolutamente vedere...".
Dopo un iniziale scetticismo, Di Marzio accetta la proposta di Aloisio. "Arrivammo su questo campo in terra battuta - continua - le due squadre erano pronte, ma Diego non c'era. Dovemmo andare a casa sua, a Villa Fiorito. Era arrabbiatissimo con Menotti per la mancata convocazione. E in un quarto d'ora fece tre gol. Una volta negli spogliatoi - prosegue Di Marzio nell'intervista - gli feci firmare un contratto in bianco. Era nostro per 220mila dollari, 300 milioni di lire dell'epoca". Ma qualcosa andò storto...

CURIOSITA'. Dopo ogni vittoria, era solito regalare una cravatta ai giocatori. Molto scaramantico, entrava sempre per ultimo in campo. Nella sua carriera ha ricevuto per due volte il premio "Seminatore d'oro" (che successivamente ha preso il nome di "Panchina d'oro"): il primo gli è stato consegnato per l'annata 1971-1972 con la Nocerina in Serie C e il secondo da tecnico del Catanzaro in B nel 1975-1976. Uomo di grande simpatia e autoironia, anche sui social: "Ho scoperto Maradona... saprò usare anche Twitter?".

Fonte: SKY www.skysport.it

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