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Bielsa

di Claudio Nassi
per Claudionassi.com
Matteo Gribaudi/Image Sport
Matteo Gribaudi/Image Sport

Ho letto sulla "rosea" un articolo di Alex Frosio. Parlava di Marcelo Bielsa, tecnico argentino giramondo. Lo ritengono un maestro. Fra questi De Zerbi. E' soprannominato "el loco", pazzo, perché, a sua detta, alcune risposte non corrispondevano a quello che la gente era abituata a sentire. Ricordo quando portò il Leeds in Premier. Giocava a ritmo frenetico. E una frase: "Non esiste un solo motivo perché un calciatore in campo sia fermo. Il calcio è movimento, correre e smarcarsi". Ripeteva nella sostanza quello che Béla Guttmann diceva negli anni '50: "Quando sei in possesso del pallone, smarcati; quando l'hanno i nemici, marca. Il calcio è tutto qui".

Per chi ha sempre pensato che poco sia cambiato, dal momento che le misure del campo sono le stesse, così quelle delle porte e il pallone è sempre rotondo, trovare a distanza di anni tecnici che la pensano in modo simile è una conferma. Analizzando con attenzione, rimango stupito non si affronti il problema vero: la tecnica. La conoscenza dei fondamentali è il punto di partenza, da cui non si prescinde. Il calcio si gioca con i piedi e bisogna saper usare il destro e il sinistro, interno, collo ed esterno. Sembra facile, ma non lo è. Perché? E qui casca l'asino. Inutile ripetere che non ci sono più oratori, come un tempo, dove si giocava ininterrottamente, o predicare che le squadre under 23 sono indispensabili per la crescita. Diamo per scontato che ci sia del vero, ma sembra incredibile nessuno si chieda perché non ci sono più Rabitti, Ussello, Malatesta, Comini, Bonilauri, Locatelli, Tanzini, Scagliotti, Mazzoni, Ellena, Santos, Nicolini, Faccenda, Puccinelli, Mochi, Alfonso, fino ad arrivare a Favini e Galbiati, gli ultimi maestri. In tutte le società alla guida del settore giovanile si trovava gente preparata, più degli allenatori della prima squadra. In grado di insegnare i fondamentali, correggere i difetti e preparare ogni anno ragazzi pronti a far parte della rosa.

La Spagna ha dimostrato all'Europeo che non è la Premier il campionato migliore. Bastava non avere i paraocchi, ma la tecnica è il pane quotidiano. Se a Coverciano uno dei docenti pare abbia detto: "E' finita l'era dei muri", dimenticando l'importanza di un manufatto determinante per la crescita, con le forche, dove vogliamo andare? Se non si riforma la scuola di Coverciano, si continuerà a vivacchiare come vogliono i padroni del vapore. A meno che non abbia ragione Oriana Fallaci quando dice: "Non è vero che la verità sta sempre nel mezzo, a volte sta da una sola parte".  


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