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Sudtirol, Javorcic: "Padova era la favorita, ma siamo sempre stati consapevoli della nostra forza"

di Tommaso Maschio
Fonte: Tuttoc.com
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Un campionato da assoluto protagonista per Ivan Javorcic sulla panchina del Sudtirol, dominando il Girone A dall'inizio alla fine e ormai due domeniche fa la promozione aritmetica in Serie B della formazione altoatesina. Lo stesso tecnico ha raccontato, ai microfoni di TuttoC.com, i momenti chiave di questa stagione.

Quando ha avuto la sensazione di farcela?
"E' stato un percorso, ci sono stati vari passaggi durante l'anno che ci hanno dato la consapevolezza di diventare un team vincente e di poter giocarsela per il primo posto. Siamo andati in testa alla classifica, abbiamo avuto un percorso abbastanza netto ed è stata una conseguenza di un vissuto. Siamo arrivati nel finale di stagione consapevoli di poter vincere il campionato".

L'obiettivo all'inizio era questo?
"Sulla carta il nostro girone era abbastanza netto nella pole position, c'era il Padova che sulla carta era squadra più attrezzata e costruita per vincere. Il Padova era nettamente favorita, poi la Triestina e poi noi con tante altre squadre come Renate, Pro Vercelli, Juventus U23 e il nostro obiettivo era quello di essere competitivi nelle prime posizioni. Poi la consapevolezza è nata strada facendo".

Qual è la ricetta vincete di subire solo nove reti?
"Non c'è una ricetta, c'è stato un grande lavoro da parte dei ragazzi, da parte dello staff nel quotidiano. Ci vuole la qualità dei calciatori, delle persone e tanto lavoro. Non è solo un lavoro difensivo. E' stato frutto di un grande lavoro quotidiano di equipe. Per subire pochi gol devi avere la capacità nel controllare la sfera, siamo stati la squadra con il maggior possesso e maggior passaggi che ci hanno aiutato a difenderci meglio".

C'è stato il gol di De Marchi contro il Renate a tempo scaduto, è stato uno dei punti chiave della stagione?
"Ci sono stati tanti momenti chiave, ci sono state un paio di vittorie al novantesimo che sono frutto di un certo tipo di mentalità e di approccio. Momenti chiave c'è ne sono stati in ogni momento della stagione, ricordiamo che dal 18 gennaio in poi abbiamo giocato tantissime partite di fila come nessuno in Italia giocandole sempre bene. Anche la sconfitta in Coppa Italia è stato secondo noi paradassolmente un momento chiave, il Padova stava facendo molto bene e noi in quel momento avevamo raccolto un pareggio e la sconfitta. Il modo di giocare quella partita ci ha dato la forza di potercela fare nonostante la sconfitta. Tutto è servito".

C'è stato qualche volta il timore di non farcela?
"Si, è naturale. Abbiamo avuto a che fare con il Padova che stava conducendo un percorso importante. La paura non c'è mai stata, eravamo troppo convinti e consapevoli delle nostre forze. Non abbiamo mai subito dei particolari bassi".

Dopo tanta gavetta si sente un allenatore da Serie B?
"Non sono pensieri che mi passano per la testa, so quanto mi è servito questo percorso con la Pro Patria e sono grato a tutte le persone con la quale ho condiviso l'avventura come il direttore e i ragazzi. Posso solo ringraziare il direttore sportivo Bravo che ha avuto fiducia in me insieme a dei ragazzi fantastici. Ci siamo meritati quest'opportunità con il lavoro".

Possiamo considerare il Sudtirol come una società modello?
"Per come la posso giudicare io assolutamente io, c'è un direttore sportivo che ha programmato da quattro anni a questa parte scegliendo anche allenatori che hanno contribuito molto a creare questa identità. La società è seria, programma in avanti, è un insieme di cosa che rende il Sudtirol una realtà interessante".

Adesso la Supercoppa.
"E' una manifestazione di prestigio, sicuramente è una competizione che va rispettata. Ci dà esperienza, va contestualizzata anche al periodo in cui si svolge e per noi è un motivo di orgoglio giocarla con Bari e Modena".

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