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Juve U23, antipasto di futuro: il pass in finale di Coppa Italia è la vittoria di tutti

di Giovanni Albanese
Fonte: inviato a Torino
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© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews

“Tante cose son cambiate alla Juve da quando ero io calciatore, ma una cosa è rimasta intatta e non cambierà mai: la mentalità”. Fabio Pecchia è orgoglioso dei suoi ragazzi che hanno appena concluso una rimonta straordinaria e centrato la prima storica finale di Coppa Italia di Serie C. Lo si percepisce dalle parole, dalle pause, dallo sguardo, da come impugna quella bottiglietta d’acqua a un certo punto, quando qualcuno gli ricorda che nel 2013, da allenatore del Latina, la prima delle due finali di Coppa contro il Viareggio l’aveva pure vinta, salvo poi essere esonerato prima della gara di ritorno (vinta anche quella dalla sua ormai ex squadra).

Oggi, però, alla guida della Juventus Under 23 è tutta un’altra storia. Anzi, una storia nella storia: perché trattasi della prima volta in assoluto in cui, nel calcio italiano, una seconda squadra ha la possibilità di giocare per un trofeo e, dunque, ottenere un verdetto diretto. Mentre tornando alla mentalità, Pecchia ne è un esempio già dalle prime parole con cui festeggia il traguardo: “Questa finale dev’essere un punto di partenza, sia dal punto di vista tecnico che psicologico. E deve spronarci a crescere e migliorare sempre di più da quì a fine stagione”.

La soddisfazione più grande, però, resta legata agli interpreti della storica impresa. Perché, scorrendo la distinta, dei sedici giocatori bianconeri che hanno preso parte al match, tredici (di cui otto italiani) sono ben più sotto della soglia massima d’età consentita dal progetto Under 23. Protagonista per tutti i centoventi minuti Dragusin, classe 2002, strappato (con l’orgoglio di tutti) alla Primavera e collocato in pianta stabile in Seconda Squadra. Come Fagioli (2001), Portanova (2000) e l’ultimo arrivato Marques (2000). E poi cinque classe 1999: Peeters, Di Pardo, Frabotta, Delli Carri e Rafia. E ancora quattro classe 1998: Toure, De Sole, Muratore e Zanimacchia, quest’ultimo protagonista assoluto del match. Senza tener conto dei tre chiamati da Sarri in prima squadra (Coccolo, Olivieri e Wesley) che figuravano tra gli indisponibili.

Il presente spinge verso una doppia finale che potrebbe regalare il primo trofeo della storia alla Juventus Under 23, al suo secondo anno di vita, oltre che riconciliare Pecchia con un pezzo della sua storia personale da allenatore. Il futuro, invece, scorre già partita dopo partita su un livello sempre più alto grazie all’interpretazione matura dei giovani bianconeri. A proposito, Zanimacchia, che Pecchia domenica scorsa aveva lasciato negli spogliatoi all’intervallo dopo un primo tempo a fari spenti, la spiega così: “L’ho vissuta con maturità ed è scattato in me un senso di rivalsa, volevo dimostrare quello che non ero riuscito a dimostrare nelle altre partite”. Tre giorni dopo è proprio lui l’uomo del match, con una doppietta decisiva. La crescita dei giovani passa proprio da questi momenti chiave. Mentre si continua a fare la storia.

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Lunedì 6 Maggio 2024
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