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ESCLUSIVA TMW - Quistelli: “Una sola riforma possibile: ripartizione diversa dei contributi”

di Claudia Marrone
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© foto di Andrea Rosito

Chiusa la carriera da calciatore, per Umberto Quistelli si sono aperte le porte delle sedi, che lo hanno visto operare, negli ultimi otto anni, come direttore sportivo.
Dopo gli inizi con il Barletta, nel settore giovanile, è arrivata anche la promozione in B con il Lecce, nella stagione 2017-2018, primo grande traguardo nel nuovo ruolo, che gli impone di avere gli occhi sempre vigili su tutto il sistema.
Proprio di questo, il direttore ha parlato nell'intervista rilasciata a TuttoMercatoWeb.com.

Due mesi di caos, che sembrano forse in via di definizione. Giusto che il calcio riparta?
“Soprattutto la Serie A, ma nel complesso anche il calcio in generale, deve ripartire, per tutto il mondo che c'è dietro: non è solo calciatori, il mondo del pallone, e deve andare avanti. Certo, adesso per le squadre servirà una nuova preparazione, allenarsi a casa non è come allenarsi in gruppo e avere contatti con il pallone, un mesetto servirà, ma è giusto ripartire: il campionato forse sarà un po' alterato dalla situazione, ci saranno nuovi parametri, non più i valori di prima”.

La Serie C ha però preso un'altra direzione, al netto che si dovrà attendere l'esito del Consiglio Federale.
“In C non si possono attuale i protocolli sanitari, troppo esosi per la categoria. Ma il vero problema in Italia rimane quello dei centri sportivi, anche per alcuni club di B: sospendere la stagione di terza serie è giusto, occorre pensare alla prossima stagione. Ma credo che il metodo più giusto fosse giocare i playoff, ma ridotti solo alle seconde e terze di ogni girone, e i playout, in zone neutre e meno colpire dal Covid-19”.

La poca unità del sistema calcio può aver contribuito alla, di fatto “non”, decisione del Governo?
“La comune linea guida effettivamente è sempre mancata, non si è mai avuto lo stesso profilo, sono solo state fatte tante proposte e così non si è deciso nulla. Il Governo si è limitato a stilare i protocolli, ma il vero problema è che la Serie A deve iniziare ad aiutare le altre leghe versando dei contributi. Per chi fa calcio in C è dura, soprattutto adesso che scemeranno ulteriormente gli introiti, e ci saranno tanti problemi di iscrizione: buona parte dei presidenti, escludo le big con strutture da Serie A, si ritroveranno a dover salvare o l'azienda o la squadra, e sceglieranno la prima”.

Assist perfetto per parlare della riforma. E' arrivato il momento di attuarla?
“La riforma è una, una differente ripartizione dei contributi. Non sono a favore della B a 40 squadre, creerebbe disordine, il format dei campionati va bene così come è strutturato, ma i contributi vanno rivisti: al massimo si può pensare al semiprofessionismo in C, abbassando la tassazione sui contratti dei giocatori. Anche perché tutta la situazione inciderà sul mercato: non sarà ricchissimo, e concentrato molto su scambi e prestiti”.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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