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ESCLUSIVA TMW - D’Agnelli: "Senza aiuti economici, la C non può riprendere. Chiaro che urge riforma"

di Claudia Marrone
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Un occhio sempre vigile sul mondo della Serie C, "frequentato" fino a poco tempo fa nella veste di Ds del Rimini, ma anche grande conoscenza del mondo dilettantistico, colpito in modo netto (come la Serie C), dalla crisi dovuta al momento di emergenza.
Ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, è Rino D’Agnelli a fare il punto della situazione.

Il calcio ha evidenziato una spaccatura notevole in questo drammatico momento: quanto pesa non avere un sistema unitario a livello calcistico?
"Personalmente credo pesi parecchio. Il problema è che il sistema calcistico italiano è piramidale, con al vertice la Serie A, al livello inferiore, ma a grande distanza e gerarchicamente subordinate, le altre serie professionistiche, e alla base il maggior, almeno numericamente, movimento sportivo italiano fatto dai dilettanti. Sono tre mondi completamente diversi, ciascuno con le proprie criticità e peculiarità, in cui il fattore economico è stato a mio avviso determinante nelle scelte prese dalla Federazione. È molto complicato, forse per certi aspetti impossibile, far conciliare quattro realtà così disomogenee, ma si dovrebbe cercare comunque di trovare un filo conduttore comune, che leghi tutte e quattro le categorie, perché il Gioco del Calcio è uno, è fatto degli stessi elementi, delle stesse regole, della stessa passione: al netto delle differenze e degli interessi economici che girano, è necessario un ragionamento unitario volto alla tutela del calcio in toto".

Serie A e la B verso la ripresa, la D verso lo stop e mille incognite per la C: come potrebbe finire?
"La Serie A, che come dicevo è quasi una lega a sé, riprenderà quasi sicuramente, e la B seguirà a ruota, mentre sulla ripresa in C nutro qualche dubbio. Il Presidente della FIGC Gravina, contrariamente a quanto definito nella riunione straordinaria della Lega Pro, ha imposto alla Serie C di finire comunque i campionati, ma a mio avviso questa è stata solo manovra astuta atta a scaricare sul governo l’eventuale sospensione dei giochi, per evitare così eventuali ricorsi. Ho ribadito più volte che tornare a giocare e lasciare al campo eventuali verdetti è sempre e comunque la soluzione più meritocratica, ma se le società di Serie C non verranno economicamente aiutate a ottemperare ai protocolli sanitari imposti dall’Iss, difficilmente le rivedremo in campo. Al massimo, si potrebbe considerare la possibilità di giocare playoff e playout, come soluzione meno indolore. Però ricordiamo una cosa: in Germania, esempio di efficienza e organizzazione, a fine mese proprio la terza serie ripartirà. Riflettiamo su questo".

Circa l'aspetto economico, rischiano di presentarsi problematiche per svariati club: alla fine si faranno anche i ripescaggi?
"Come in altri settori, anche il calcio risentirà notevolmente degli effetti dell’emergenza e della sosta forzata. La maggior parte dei presidenti hanno aziende e attività commerciali che in questo periodo purtroppo non hanno fatturato e se non verranno seriamente aiutati difficilmente potranno garantire gli investimenti degli anni passati. Stessa cosa vale per gli sponsor e i partner. Sono convinto che per la prossima stagione più di qualche società, sopratutto in C e D, faticherà a iscriversi e quindi, seppur tenendo presente la volontà dei vertici di ridurre le squadre partecipanti, quello di ripescare le squadre più virtuose può divenire un fatto concreto"..

Urge quindi la tanto attesa riforma: come andrebbe riformato il calcio ?
"L’attuale periodo storico non è altro che un assist per cambiare tutto il sistema, calendari intasati, problemi economici, mancanza di risorse, di introiti, di programmazione, assenza di decisioni: un disastro. Ora più che mai la necessità di riformare è diventata impellente, anche se penso sia inevitabile un anno di cuscinetto. A tal proposito la riduzione delle squadre professionistiche diventa purtroppo una necessità, alcuni club, soprattutto in Serie C, sono gestiti da pressappochisti, hanno a capo presidenti poco seri e/o cordate di imprenditori senza vera liquidità. Andrebbero implementati i controlli, magari anche rinforzando quella black list che venne elusa o raggirata, e rivista l'attuale ed esorbitante pressione fiscale, che mette in difficoltà anche i club più seri e virtuosi. Bisogna creare più competitività, più attrattiva, incentivare il lavoro di qualità dei vivai, inserire anche in categorie inferiori una sorta di tetto salariale, una ripartizione più sensata dei diritti televisivi, aiuti governativi, ammodernamento delle strutture: di lavoro da fare ce n'è parecchio".

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Martedì 30 Aprile 2024
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