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Udinese, Scuffet: "Non mi aspettavo di tornare a Udine. Allo Spezia un po' di confusione"

di Lorenzo Di Benedetto
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Ai microfoni di Udinese Tv, il portiere bianconero, Simone Scuffet, ha parlato della sua prima partita in Serie A e del momento della squadra: "Sono orgoglioso di essere nella squadra della mia città. Ricordo ancora l'esordio a Bologna il 1 febbraio del 2014, fu un'emozione grande esordire in quel momento delicato. Venivamo da una settimana o due di ritiro e la classifica non ci sorrideva, Brkic ebbe un problema la mattina della partita e durante il riscaldamento, avvertendo ancora fastidio, preferì non rischiare e il mister disse che toccava a me. Gli sono grato per quello perché quella serata mi ha cambiato la carriera".

Come valuta la sua carriera da quel giorno in poi?
"Nel mio percorso sono successe tante cose e davvero in fretta: sono passato dall'essere un bambino prodigio in serie A, a non giocare, fino a maturare esperienze in altre squadre, anche all'estero e poi in Italia l'anno scorso a La Spezia. In questa annata, onestamente, non mi aspettavo di rientrare a Udine ma, come è giusto che sia, è la società che prende le decisioni".

Come si sente a essere il secondo di Musso?
"Ovviamente ogni calciatore vuole fare il meglio per se stesso e per la squadra per poi scendere in campo la domenica ed è normale che ci sia il desiderio di farlo, quando non succede nessun giocatore deve essere soddisfatto ed anche gli allenatori vogliono sempre calciatori vogliosi di giocare. Qui ho l'opportunità di lavorare con un ottimo portiere come Musso e questo è importante".

Dopo un periodo difficile sono arrivate prestazioni importanti della squadra.
"Nelle ultime settimane c'è stata una presa di coscienza di quello che dobbiamo fare e di ciò che dobbiamo essere in questo momento. Dobbiamo essere compatti e cattivi, lottare e difenderci, ce lo siamo detti in una riunione in albergo la scorsa settimana. È stato importante prenderne coscienza e fare questo nei momenti di difficoltà. In molte partite la prestazione è stata buona ma non sono arrivati i risultati ma questo è frutto di episodi che possono accadere in campo. Naturalmente incide anche la sfortuna ma a fine anno non conta solo quello, quando i risultati non arrivano vuol dire che non si è fatto il massimo e si può aggiustare qualcosa. Nelle ultime due partite abbiamo fatto bene e conquistato due punti che saranno molto importanti alla fine".

Pensava di restare allo Spezia?
"È stata una situazione inaspettata poiché a fine campionato, dopo la promozione, sono cambiate tante cose in primis il direttore sportivo e il preparatore dei portieri che mi avevano voluto più di tutti. C'è stata un po' di confusione dettata anche dalla pandemia e non si è concretizzata la permanenza. Lo Spezia ha preso questa decisione e, poi, l'Udinese ha scelto di farmi rimanere qui e di non mandarmi a giocare in Serie B. Dopo la promozione dello scorso anno credo di essermi meritato sul campo la possibilità di giocarmi la Serie A".

Come valuta il campionato dei suoi ex compagni?
"Lo Spezia visto all'andata lo si vedrà anche domenica, il loro allenatore ha un'idea chiara, tutti sono coinvolti nei meccanismi anche quelli che entrano dalla panchina come dimostrato dalla vittoria dell'Olimpico in Coppa Italia con 11 calciatori diversi rispetto alla partita precedente. Non sottovaluteremo la partita, sappiamo che lo Spezia ha i nostri punti in classifica e può essere la partita che fa cambiare il volto al prosieguo di stagione".

Sente pressione a giocare nella squadra della sua città?
"Non credo ci sia nel giocare nella propria città semmai la pressione può arrivare da altri fattori o dalla stampa, non credo dalle aspettative dei tifosi. Prima di tutto noi siamo professionisti e dobbiamo comportarci come tali ovunque giochiamo se a casa o lontani. Talvolta per i ragazzi giovani ci sono paragoni importanti da parte dei giornalisti, naturalmente fa piacere a un giocatore anche se a volte può generare aspettative elevate. Esistono tanti ragazzi che fanno un percorso più lungo e normale senza trovarsi subito in nazionale dopo 10 partite come successo a Buffon. C'è bisogno di dare tempo a tutti e fare grossi paragoni in questo non aiuta. Nel calcio moderno, per un portiere, la gestione delle palle alte è un aspetto su cui lavorare tanto. Ce ne sono molti altri, ad esempio, con Italiano, lo scorso anno lavoravo molto sulla gestione della palla con i piedi".

Come sta vivendo il periodo legato alla pandemia?
"Sono cose che ci lasciano incapaci di capire e che sfuggono anche ai più grandi scienziati ancora adesso, possiamo solo seguire quello che ci dicono gli esperti. È una situazione difficile soprattutto da spiegare ai bambini piccoli e spero che i vaccini arrivino presto e ci aiutino a vedere la luce in fondo a questo tunnel".

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