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Torino, le due facce granata: dai 10mila contro Cairo alla festa con la Dea. Vanoli: "Accendiamo i tifosi"

di Emanuele Pastorella
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Sotto la Mole ci sono due facce dello stesso Toro: da una parte la contestazione, inscenata da migliaia di tifosi, per le cessioni, dall’altra c’è una squadra capace di balzare a quota 4 al primo posto condiviso della classifica: sconfitta l'Atalanta dopo avere fatto tremare il Milan. I ragazzi di Vanoli fanno l’impresa e battono la Dea dopo essere andati sotto e aver ricevuto un rigore contro al 96’, Ilic e Adams rispondono a Retegui e poi nel finale serve il miracolo di Milinkovic-Savic per ipnotizzare Pasalic dal dischetto. Vanoli è ancora senza nuovi difensori e così ripropone Tameze nel terzetto arretrato insieme a Coco e Masina, alza Vojvoda a centrocampo e in attacco lancia Adams dal primo minuto al posto di Sanabria. La contestazione al presidente Cairo, assente per la terza gara di fila dopo il Cosenza in coppa e l’esordio in campionato a San Siro contro il Milan, prosegue anche all’interno dello stadio dopo il corteo pomeridiano che è partito dal Filadelfia ed è arrivato al Grande Torino raccogliendo migliaia di partecipanti durante la marcia. Il Toro mostra altri miglioramenti rispetto all’esordio-beffa di San Siro, ma soprattutto a livello caratteriali dà segnali importanti: lo svantaggio di Retegui non abbatte la squadra, i granata continuano a giocare con l’uno-due tra fine primo tempo e inizio ripresa stendono la Dea grazie a Ilic e Adams. E poi c’è ancora il miracolo di Vanja a suggellare la grande festa.

Viene da chiedersi che cosa potrebbe fare il tecnico Vanoli se avesse i rinforzi che tanto chiede e desidera ormai da mesi, anche se lui preferisce pensare soltanto al campo. “Da quando sono arrivato, il club e il direttore sanno dove bisogna intervenire: io sono franco e diretto ma ho pazienza, ora sono focalizzato su quello che ho in mano” ha spiegato nel post-partita. Tira oltre la contestazione, “Ne ho già parlato e non ne voglio più parlare” la sua risposta sul tema, ma si concentra di più sulla missione di conquistare i tifosi: “E' stato importante un’atmosfera così, è stato molto bello, soprattutto per i miei giocatori: il dodicesimo uomo sono sempre i tifosi, con umiltà e tirando fuori il dna del Toro possiamo accenderli”. Lui ci sta riuscendo, a modo suo ci è riuscito anche Cairo, facendo scendere in strada oltre diecimila persone. Però sarebbe davvero un peccato non completare una creatura che, nonostante tutte le difficoltà e i due addii più eccellenti (Bellanova e Buongiorno), sembra che possa davvero diventare molto bella.

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