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TMW RADIO - Siviglia: "Segreto Lazio nei tre pilastri. Con Italiano è uno Spezia top model"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico De Luca
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Sebastiano Siviglia ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex difensore Sebastiano Siviglia è intervenuto nel corso di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Le sue riflessioni iniziano dalla Lazio, dopo la qualificazione nel girone di Champions ottenuta ieri sera: "Questo traguardo è figlio di chi ha avuto lungimiranza, come Lotito, di chi ha costruito pezzo dopo pezzo la squadra come Tare, e di uno che ormai si trova a Roma da quando ha vent'anni, come Inzaghi. Questi tre pilastri hanno dato vita ad una rinascita: essere tra le prime sedici d'Europa è straordinario. onore a loro".

A livello di settori giovanili è cambiato qualcosa in Italia?
"Si inizia a dare più spazio ai giovani. In Europa ci sono grandi club, mi viene da pensare al Liverpool o altre squadre di prim'ordine come il Barcellona, che hanno in campo ragazzi di 19-20 anni e li promuovono costantemente. Ci eravamo fermati, ma Mancini ha dato un nuovo impulso. Per un lasso di tempi ci siamo persi nel dire che eravamo i più bravi del mondo, poi dopo qualche sconfitta pesante ci siamo svegliati. Ora stiamo tornando, anche grazie a nuove metodologie e scelte più coraggiose, così da dare una nuova linfa al nostro calcio".

Si immaginava che Tare potesse diventare uno dei migliori ds in circolazione?
"No. Tanta roba, non me l'aspettavo: comunque Igli è uno che parla perfettamente quattro lingue ed ha una mentalità molto aperta. Conosco la persona, ma non si può sapere inizialmente quali siano visioni e tendenze, penso però che abbia stupito tutti: i risultati del suo lavoro si vedono. Il punto però sta nel fare squadra: quello fa la differenza, e lui è riuscito a farlo sia con Lotito che Inzaghi. Riesce a dare senso d'appartenenza e far tirare fuori valori importanti per far remare i suoi tutti nella stessa direzione. Le sue mi sembrano scelte giuste, e voglio dargli grande merito per aver raggiunto questo livello. Sono anni che lavora bene, ed è riuscito a decentrare il potere su Simone Inzaghi dal punto di vista tecnico, provando a sfruttare le risorse messe a disposizione da Lotito".

La continuità è il suo segreto?
"La sua scelta non fu improvvisata, c'era l'idea che un giorno comunque si dovesse sedere sulla panchina. Semmai è stato tutto anticipato, doveva andare a Salerno e poi gli hanno dato la Lazio dopo la rinuncia di Bielsa. C'è sinergia, complicità e forza nei confronti dell'ambiente, questo porta dei risultati. La giusta armonia è importante, i club in cui c'è una certa alchimia sono destinati a fare bene. Penso al Sassuolo, all'Atalanta, all'Hellas Verona o anche al Benevento, dove c'è un altro mio ex compagno come Foggia che fa il ds, come esempi. Questi sono club che danno continuità agli allenatori, come prima cosa".

Pandev continua a segnare ancora oggi.
"Oggi Goran, al di là dell'essere sempre stato un talento notevole, si sente al centro di un progetto, coinvolto. Si sente un leader, e questo ruolo se l'è guadagnato. Come giocatore aveva qualità, ma per poter arrivare a certi successi dopo tanti anni quello ci vuole, sta facendo cose straordinarie. Riesce ad incidere nonostante il tempo passi".

Che consiglio darebbe a Portanova?
"Sono stato uno di quelli che ha voluto Manolo alla Lazio, e dalle prime volte che l'ho visto ho notato una determinazione spaventosa. Gli consiglio di avere pazienza, questo è un momento delicato della sua carriera. So che ogni giocatore vuole giocare, anche se davanti ha gente come Bentancur o Arthur o di chi c'è. Non deve avere la fretta di voler scappare da certe situazioni, ma attendere il suo momento. Di margini di miglioramento ne ha tantissimi, sia tecnicamente che tatticamente".

Chi è oggi il talento emergente della Serie A in panchina?
"Italiano. Ci ho giocato insieme a Verona, e mi sta davvero colpendo la convinzione con cui la sua squadra scende in campo. Ha una maturità calcistica sorprendente, è come se fosse una donna normale, ma con la sicurezza di essere una top model. La sua identità è chiara, c'è un 4-3-3 molto elastico e dinamico. Poi dico Juric, che pure con una squadra rivoluzionata anche quest'anno sta facendo bene, ma Italiano è la vera novità".

Si vedono più giovani italiani, ultimamente, no?
"Mi fa piacere che si cominci. Per un periodo non c'era grandissima convinzione, mentre oggi, anche per plusvalenze e profitti, c'è possibilità di sviluppare progetti su determinati ragazzi e trasformarli, per esempio, nei Kumbulla della situazione. All'estero molti andavano sì alla ricerca di talenti, ma anche perché riuscivano a prendere elementi a prezzi abbordabili. Mi auguro però che ora si continui così, perché arrivano grandi benefici all'intero movimento, per tornare ad essere protagonisti anche in Europa".

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