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TMW RADIO - Sannino: "Le difficoltà a vendere non le ha solo la Juve. Curioso per l'Atalanta"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
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Giuseppe Sannino intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'allenatore Giuseppe Sannino ha parlato ai microfoni di TMW Radio, intervenendo nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Sannino comincia riflettendo sulle difficoltà a piazzare i giocatori in uscita per la Juventus: "Anche i grandi club hanno ingaggi pesanti, è questo maledetto virus che ha impantanato l'intero mercato mondiale. Facile avere la disponibilità per dare ingaggi altissimi ai giocatori, poi quando ti accorgi che devi darli via diventa tutto difficile, e si è visto non solo con la Juve ma anche col Barcellona. Non so se tra sei giorni potremmo aver sentito di movimenti importanti".

Qualche rimpianto oggi per aver lasciato l'Honved e l'Ungheria mesi fa?
"Avevo uno staff, con il vice che è di Bergamo. Lo stesso Vlada (Avramov, ndr) doveva rientrare per forza in Serbia... L'unico rammarico che ho se mi guardo indietro è stato l'aver avuto la possibilità di allenare in una prima lega europea ed aver portato la squadra a giocarsi la finale di Coppa d'Ungheria. Bravi poi i ragazzi a vincere anche senza di me, e il rimpianto è proprio quello di non aver potuto vincere un trofeo. Quando prendi delle decisioni pensi a te, ma anche a chi ti sta intorno".

Che dispiacere è vedere il Siena dover ripartire dalla Serie D?
"Sono quel tipo di problemi che in Italia ci hanno accompagnati un po' ovunque: tanti fallimenti. Se ricordo il Siena, però, voglio ripensarlo in Serie A: difficile pensare che non siano in una categoria importante. Quello stadio mi è rimasto nel cuore perché è dentro la città, a differenza di tanti altri. Quell'anno per me era difficilissimo perché prendevo il posto di Conte dopo la vittoria in Serie B, e quest'ultimo alla Juventus. Ho vinto tanti campionati, ma non me li sono mai goduti perché ho sempre pensato a quello dopo, quello che doveva cominciare".

Da dove le piacerebbe ripartire?
"Lo dico: il grande rammarico è stato il periodo in Inghilterra (al Watford, ndr). Sono venuto via per motivi miei, caratteriali e di gestione: se non vedo la squadra come voglio divento un animale. Eravamo però secondi in classifica ad un punto dalla prima, e quell'anno coincise con la vittoria della Championship e l'arrivo in Premier. Ho allenato poi in Grecia ed Ungheria: l'obiettivo è conoscere altre zone d'Europa, nonostante il calcio italiano sia davvero invidiato da tutti. Col Covid però viene difficile pensare di andare all'estero, muoversi. Dall'Italia all'Afghanistan io penso di poter allenare, visto che il calcio è sempre la mia passione".

C'è una squadra più di altre che la incuriosisce in Serie A?
"L'Atalanta. E io con Gasperini ho avuto battaglie anche verbali in campo, visto che siamo due fumantini: però è giusto fargli i complimenti. Ha dimostrato di essere un grandissimo allenatore, e quando vedo l'Atalanta giocare non me ne capacito: è il calcio che tutti noi vorremmo vedere, gli attacchi in sette-otto e gli uno-contro-uno dietro. Infatti segnano più di tutti, prendono anche qualche gol di troppo, ma è bello vederli giocare e rischiare. Questa è la bellezza del calcio. Insieme a Simone Inzaghi è tra gli allenatori più in evidenza, e nel cuore ho anche Gattuso".

Filippo Inzaghi arriverà lontano?
"Allenavo il Novara in Serie C, un giorno mi chiama e mi chiede se può venire a passare una giornata insieme a noi. Questo fa capire la sua grandezza: è un lavoratore, è umile e vuole sempre conoscere. Era la sua forza anche da calciatore: non era un grande tecnicamente, ma ha costruito la sua grande carriera sull'intelligenza e sul sapersi muovere sul filo, sugli errori dell'avversario. Questo fa capire come potrà diventare anche un grande allenatore".

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