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TMW RADIO - Meluso: "Salvare lo Spezia uno Scudetto. Italiano sta agendo in modo corretto"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Mauro Meluso intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Mauro Meluso, ex direttore dello Spezia, ha parlato a Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: “Nell’ambito di un campionato vengono fuori i valori alla lunga. Trentotto gare sono specchio dei valori che puoi esprimere: lo Spezia ha avuto un percorso lineare, giocavamo sempre con coraggio grazie alle idee di Italiano e del suo staff, cercando di non chiuderci ma affrontare a viso aperto le squadre, fossero anche le migliori. Questo ci ha portato a dei risultati meritati. Una vittoria può essere un episodio ma salvarsi col gioco significa avere valori. Italiano li ha messi in evidenza, mostrando giocatori bravi che hanno reso secondo i suoi dettami. C’è stato un concorso da parte di tutti, a partire dalla società fino a chiunque lavorasse nello Spezia Calcio. C’è un articolo che ci ha eletti vincitori dello Scudetto secondo un’equazione tra risorse impiegate e punti realizzati, un motivo d’orgoglio”.

Quanto ha speso lo Spezia?
“Il calcio deve essere sostenibile, spesso si fa il passo più lungo della gamba. A inizio anno c’era una proprietà differente, abbiamo speso quanto ricavato. Il costo aziendale è stato di 23 milioni, sul mercato trasferimenti ne abbiamo spesi 3. Rispetto a tanti altri c’è una differenza marcata, siamo orgogliosi di aver ottenuto comunque i risultati”.

Allora sì che è uno Scudetto.
“L’ha scritto un periodico qualificato, una puntualizzazione precisa: siamo molto contenti di questo, raggiungere l’obiettivo fa pensare che si possa fare di tutto e di più ma non è così o si mette in pericolo la vita della società”.

Delusione per l’interruzione del rapporto?
“Né delusione né amarezza: l’attuale proprietà ha una visione differente del calcio. Serenamente e in modo legittimo hanno interrotto il rapporto di collaborazione. Capita spesso quando si cambia proprietà, non ho altro da aggiungere anche perché si sono comportati molto bene. Linearmente, al contrario di situazioni che ho vissuto nel recente passato”.

Quale il giocatore che ha fatto più passi avanti?
“Ho avuto collaboratori spettacolari con cui abbiamo presi venti calciatori. Quando cambi così tanto c’è un 15-20% che non rende come pensavi, qualcuno si è perso. Però c’è chi mi ha sorpreso: penso ad Agoume, che purtroppo per lo Spezia è in prestito dall’Inter. Ha 18 anni ma ha mostrato forza e maturità. Oppure Ismajli, che veniva dall’Hajduk e doveva adattarsi, arrivando con mille problematiche a partire dal Covid. Ci ha dato tanto, come altri: Estevez che arrivava dall’Argentina, Leo Senza che è uno che mi ha davvero colpito. Penso abbia stupito tutti, anche le altre squadre. O Chabot, Agudelo, Verde, Farias, Saponara stesso grazie a classe ed esperienza. Pensate ai due portieri che si sono alternati, Provedel che veniva dalla Juve Stabia retrocessa e Zoet, uno che ha fatto la Champions League col PSV. Si è fatto male subito ma poi è stato determinante, contando nelle partite finali, quelle che contavano di più. Ci siamo salvati anche grazie al suo carisma”.

Pobega è l’esempio di quei giovani ripresi in tempo?
“Il discorso sui giovani è molto complesso, ci vorrebbe tempo. Ci lamentiamo che gli allenatori in Italia non li prendono molto in considerazione ma è vero anche che ci sono pochi investimenti sui settori giovanili, poca attenzione. Sono i soliti quelli che tirano fuori calciatori… Le politiche fatte a loro tempo non hanno prodotto successi. Anche gli allenatori a quel punto hanno una mentalità più conservatrice e si affidano a giocatori più rodati. Su Pobega, Nzola e Verde abbiamo fatto un certo investimento. A Pobega auguro che possa tornare al Milan da protagonista, magari consacrandosi in una squadra media nel percorso. Ai giovani serve un vestito giusto cucito addosso, bisogna seguirli e saper trovare loro le opportunità giuste. Alcune società lo fanno, altre no”.

Troppo entusiasmo verso Italia-Austria?
“Mancini è bravo e non cadrà in questo tranello. Conosce profondamente il calcio, sa che non bisogna cullarsi mai sugli allori, in particolare modo quando hai calciatori giovani. C’è entusiasmo, sì, ed è giusto che ci sia, oltre alla concentrazione. Questa nazionale gioca bene, non fa risultato solo perché è più forte. Si applica benissimo e il carisma del ct in questo è fondamentale. Guardiamoci con ottimismo”.

Che sta accadendo con Italiano?
“Mi guardo bene dal dare giudizi, dovrei conoscere in profondità le cose. Leggo, sento e ascolto una rincorsa a darlo, io non mi metto in questa scia. Chi dà giudizi, e ne ho letti parecchi, mi sembra una persona superficiale. Non abbiamo sentito la campana di Vincenzo Italiano, additato intanto da traditore. Lui ha sì rinnovato, ma lo Spezia gli ha lasciato ancora una volta una possibilità d’uscita. Perché? Andrebbe chiesto a loro. Lui è stato corretto, il problema sta a monte. Di questo ne sono certo. La clausola andava annullata, non puoi far passare Italiano per un traditore così”.

Anche prima ce l’aveva quindi.
“Sì ma non era stato fatto da me. Fossi stato in sella me ne sarei accertato…”.

Come pensa finirà?
“Sappiamo che nel contratto c’è possibilità di risoluzione se si paga una penale. Non so se avverrà Dico solo che Italiano è una persona meritocratica, ne posso solo parlare bene perché è serio e coerente. Conosce il calcio, è coraggioso”.

La Fiorentina non fa niente di illegittimo?
“Se la clausola è lì è perché è di concerto, non vedo nulla di strano appunto”.

Ci dobbiamo attendere un mercato bloccato?
“I postumi del Coronavirus ci sono e ci saranno. C’è stata una contrazione dei ricavi nel calcio, soprattutto da botteghino: la situazione è di difficoltà economica, vedete l’Inter o il Milan. Il fatto che Calhanoglu si muova a parametro zero è indicativo che anche le big cerchino di cogliere l’attimo. Forse si cerca di tornare coi piedi per terra”.

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