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TMW RADIO - Maddaloni: "Ecco perché la Cina ha detto stop. Cannavaro? C'era la Fiorentina"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Massimiliano Maddaloni intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Massimiliano Maddaloni, vice-allenatore in Cina e sia nello staff di Lippi che Cannavaro, è intervenuto in diretta a TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini iniziando dal suo racconto dell'esperienza in Cina: "Come italiano sono orgoglioso: siamo arrivati lì con il calcio che non era uno sport importante, e abbiamo inciso subito perché dopo un anno e mezzo abbiamo vinto la Champions asiatica. Ha fatto da sprone al processo di investimenti sulle strutture e sui settori giovanili, che all'epoca non esistevano. In strada si giocava a basket, badminton o ping pong: quando siamo ripartiti, invece, si erano invertiti tutti i processi e il calcio era importantissimo, tanto che il Presidente della Repubblica lo aveva imposto materia d'obbligo nelle scuole".

Oggi però si sono chiusi i rubinetti, vedi Inter.
"C'è un motivo e molti non lo sanno. Nelle idee del Presidente della Repubblica la Cina doveva avere importanza mondiale anche nel calcio, ma a quel punto i ricchi cinesi hanno iniziato a portare soldi in Europa, comprando squadre a destra e sinistra. Sono usciti tantissimi soldi, ecco perché il blocco di Xi Jinping".

Anche internamente, sugli stipendi.
"Il Covid ha sicuramente accelerato un processo di crisi. Da quello che so io, però, stanno aspettando che questo periodo passi, con le frontiere bloccate, rallentando ora per poi tornare a spingere dopo".

Perché la Nazionale difficilmente è stata di buon livello?
"Il motivo è semplice, il problema è che il campionato che abbiamo trovato noi era di bassissima intensità. Se vedete, i più forti, iraniani, giapponesi, australiani hanno il 90% dei giocatori della Nazionale che gioca in Europa. Noi all'estero non ne avevamo neanche uno".

Wu Lei ha segnato il primo gol di un cinese in Europa.
"Sì, e il miglior calciatore cinese è andato all'Espanyol perché la proprietà di fatto viene dalla Cina. Non è come per esempio i coreani, presi perché possono incidere anche nei tornei europei".

Quindi l'input di Xi Jinping rallenta il processo di crescita?
"Fino a due-tre anni fa molte società cinesi compravano squadre europee per mandarci i giovani, e poi richiamarli di nuovo in Cina. Il processo però ora come ora si è interrotto, un vero e proprio stop".

Ora Cannavaro farà un salto in un club?
"La Fiorentina lo ha interpellato poco tempo fa. Lo posso dire ufficialmente, quando dovevano confermare Iachini fu contattato anche Cannavaro, ma aveva un contratto troppo alto. Sarebbe venuto molto volentieri, ci ho parlato. C'è però un contenzioso con la società sul contratto, sicuramente a breve ci sarà un incontro. Penso finirà l'esperienza cinese, e sarà pronto per cominciare quella in Italia".

Quale crede debba essere il suo prossimo step?
"Non crediate che sia facile per un allenatore andare in un campionato considerato di "seconda categoria". In Cina ci sono anche allenatori di un certo calibro che hanno fallito, perché ci vuole anche la sensibilità di capire dove si allena, come interagire. Per intendersi, allenare la Juventus o la Sampdoria sono due cose differenti. Il fatto di aver allenato in Cina, per un giovane come lui, secondo me è una partenza importante: tornerà con un bagaglio superiore. Guardate Gattuso, è andato in Grecia e Svizzera per fare le sue esperienze".

Si aspettava la crescita di Immobile?
"Con lui ho sempre avuto un rapporto eccezionale, perché arrivammo insieme alla Juventus. Io ad allenare gli Allievi, lui giovanissimo dal Sorrento. Il primo anno fece molto male, e ci trovammo nella Primavera. Mi ricordo che era in una condizione in cui la Juve non era tanto contenta del suo acquisto, ma tra noi nacque una specie di empatia. Non pensavo sarebbe diventato così devastante. Però ha una grossa qualità, è di un'umiltà incredibile e tutto quello che ha fatto in passato lo dimentica, nel suo cervello ha sempre obiettivi nuovi. Aveva sempre voglia di imparare, e oggi si vede che è il primo ad avere la voglia di lottare e di essere determinante per la propria squadra negli ultimi 25 metri".

Perché c'è lo stereotipo che i calciatori vadano a svernare in Cina?
"Non è così, dipende dai vari giocatori. C'è chi è arrivato a una certa età, dopo aver fatto già tantissimo. Sicuramente loro ottimizzavano la parte finale della carriera con i soldi, ma se ne sono visti altri in età molto più giovanile. Bisogna fare differenza... Quello che dico io è che, per intensità e furbizia dei vari calciatori, è al di sotto dell'Europa, ma tecnicamente e per le capacità dei singoli non è così inferiore al campionato italiano. Noi, al Guangzhou Evergrande siamo arrivati quarti nel mondo, abbiamo perso 2-0 col Bayern di Guardiola".

Da El Shaarawy, Pellè ed Eder cosa dovremo aspettarci?
"Se dovesse rientrare anche Eder, lui ed El Shaarawy secondo me sarebbero avvantaggiati dal punto di vista fisico. Già quando eravamo nella bolla avevano avuto richieste dall'Italia ma non erano riusciti a liberarsi dai propri contratti. Per Pellè è diverso, deve trovare la condizione giocando e man mano che lo farà potrà incidere. Vedendo poi il Parma ieri, chiaramente uno come lui può fare molto comodo".

Un obiettivo alla portata per il movimento cinese nel prossimo futuro? Quale la sua prossima avventura?
"Non credo che né in questa generazione né in quella prossima il calcio cinese possa incidere. Ma essendo avviato un certo processo giovanile e avendo più di 1 miliardo di abitanti, nel futuro potranno puntare a fare molto bene. Per quanto riguarda me, sono tornato e ho voglia di riprendere a fare il mio lavoro. Aspetto la proposta giusta per tornare in Italia... Sono sul mercato. Sicuramente Marcello (Lippi, ndr) non vorrà più fare l'allenatore, e per questo ho deciso di provare a ripartire da solo, puntando su tutte le mie esperienze".

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