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TMW RADIO - Glerean: "Ho potuto conoscere Cruyff, vi spiego perché Mancini gli somiglia"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020-2021
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Ezio Glerean intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'allenatore Ezio Glerean ha parlato a TMW Radio, intervenendo nel corso della trasmissione Stadio Aperto con Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini. Le sue riflessioni cominciano dall'Europeo vinto dall'Italia: "Una gioia per tutti, la cosa che si è notata dall'inizio è come hanno giocato questi ragazzi, con il cuore di volersi andare a giocare un torneo così importante, credendo di arrivare fino in fondo. Poi c'è stata la capacità di avere giocatori al posto giusto, come Donnarumma ai rigori. Dobbiamo far tesoro del modo in cui hanno interpretato l'Europeo".

Bravo Mancini a sfruttare il lavoro dei club?
"Io ho avuto la fortuna di conoscere Cruyff negli anni Ottanta e posso dirvi che Mancini gli somiglia. Come giocatore Cruyff è stato straordinario, come allenatore unico, ha insegnato il calcio del piacere. In questo senso Mancini è simile: anche da giocatore, si esprimeva solo se si divertiva e oggi ha portato questa idea nei suoi giocatori".

Ha saputo aprire gli spazi.
"Il suo match analyst è Marco Scarpa, giocatore del mio Cittadella. In un'intervista ha detto che la scuola del mio 3-3-4 già vent'anni fa gli ha dato idee per aprire gli spazi. Mancini ci teneva molto che la Nazionale attaccasse con tanti giocatori e riuscisse a difendere bene nonostante avesse pochi giocatori tenuti dietro. Hanno fatto un bellissimo gioco, riuscendo a stare tutti bene assieme".

Tra un anno c'è il Mondiale.
"E non si tireranno indietro, anche se ripetere certe imprese è difficile. La cosa più importante però è il messaggio che hanno mandato questi ragazzi. Spero ci sia possibilità di sognare anche per nuovi dirigenti e presidenti, ne abbiamo persi troppi di appassionati. Il calcio è semplice, lo diceva anche Cruyff, siamo noi che lo complichiamo".

Che ne pensa del Cittadella?
"Fanno cose straordinarie. La cosa bella, quando mi capita di fare interviste o lezioni, è poter dire che il fenomeno Cittadella sono le persone che stanno lì, e ancora sono quelle, dai magazzinieri ai giardinieri. Poi Stefano Marchetti in dirigenza... I successi si fondano su uomini e idee".

Il Padova invece rimarrà in Serie C.
"Pensavo che questo sarebbe stato il loro anno, anche per via di un allenatore esperto come Mandorlini. Io ci ho allenato, è un ambiente in cui ci sono sempre critiche e rischi di innervosirti. L'ho visto perdere giustamente la pazienza di fronte a domande troppo critiche: la mancanza di serenità porta il gruppo a perdere certezze. La positività porta punti".

Dionisi a Sassuolo cosa potrà fare?
"In Serie B ha dimostrato di saper fare un bel calcio, lui come Zanetti. La cosa importante è che ora vengano difesi e non scaricati alla prima difficoltà. Sarebbe piaciuto anche a me poter vivere un'esperienza del genere... Gli allenatori, comunque, contano e Mancini l'ha dimostrato, incidendo sulla mentalità dei suoi".

Quale la medicina per la ripresa del calcio italiano a livello di club?
"Penso alla Serie C e alla difficoltà che hanno le realtà nel dover fare mercato, perché non ci sono contratti lunghi. Bisogna tornare al passato, quando le società dilettantistiche potevano prendere allenatori migliori e magari anche pagarli, ma perché c'era la possibilità di creare un prodotto come i giovani calciatori. Oggi i dilettanti sono eroi, di fatto elemosinano soldi da genitori e sponsor. Con le cifre che spettano a chi cresce i ragazzi, le società non hanno alcun diritto a sognare".

Ai livelli inferiori ci sono problemi più gravi?
"Durante l'Europeo ho sentito un'intervista di Marco Rossi che per allenare ha dovuto spendere di tasca sua, una cosa successa anche a me. Non la trovo una cosa giusta! Non si può pensare che così facendo si possa crescere, facciamoci delle domande, per prima la Federazione".

Maran oggi è rimasto fuori.
"Roly, lo chiamo così perché era un ragazzino quando giocavamo a Trento, è un ragazzo di grandi qualità, che stimo molto. Bisogna che ci sia la filiera con un presidente che sceglie lui l'allenatore, senza dare in mano la scelta ad altri. Abbiamo la fortuna di poter contare sul 70% di bambini che si iscrivono alle scuole calcio, però a 13 anni la metà ha smesso di giocare. Dobbiamo capire il perché".

Che ne pensa dei tre gironi della Serie C?
"L'importante è ripartire dall'idea di avere i tifosi".

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