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TMW RADIO - Carboni: "Vi racconto di quando stavo per portare Cristiano Ronaldo al Valencia"

di Dimitri Conti
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Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Amedeo Carboni ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex difensore Amedeo Carboni è intervenuto in diretta a TMW Radio da Barcellona, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Qui rispetto all'Italia sembra un po' meglio, almeno lo Stato lascia un po' di libertà seppure ci sia il coprifuoco per le 22".

Come l'ha vista la Juve contro il Barcellona?
"Non ci si aspettava una Juventus in quel modo contro il Barcellona, e ci siamo tutti posti il dubbio, ma secondo me sono sia demeriti della Juve che meriti del Barca. Non mi è sembrato che la situazione societaria abbia influenzato i giocatori, anche se il tema Messi rimane quello principale. Koeman è stato un ex giocatore importante, ha molta esperienza e credo saprà gestirlo".

Sorpreso da questo Morata?
"Lui è sempre stato uno di talento, penso sia cresciuto anche a livello di carattere. Si è visto importante fin dall'inizio in questa Juventus, lo vedo reattivo e molto migliorato. Credo che la parentesi Atletico Madrid gli abbia fatto bene: il Cholo Simeone non è un allenatore che si accontenta di poco, e questo l'ha fatto tornare con maggior carattere ed esperienza. Oggi è il più titolare che ci sia".

Ci racconta l'aneddoto del potenziale acquisto di Ronaldo quando era al Valencia?
"Con l'aiuto di vari sponsor tra cui Nike e Coca Cola arrivammo a fare un'offerta al Manchester United. C'era il placet del suo procuratore Mendes, perché lui cercava stimoli nuovi dopo situazioni non felici tra cui un fuoco che gli appicciarono davanti casa. A quel tempo il Valencia era la squadra boom: facemmo vari incontri e c'era una buona possibilità di averlo a Valencia. Poi il signor Ferguson si è accorto che aveva dovuto fare qualcosa in più, e quando mi fecero vedere il contratto che gli avevano proposto era differente...".

Però aveva detto sì.
"Mi ero incontrato anche con lui più di una volta. La preoccupazione del procuratore era di livello economico, perché all'epoca già guadagnava molto ma c'erano appunto Nike e Coca Cola. Peccato che poi non si sia fatto nulla...".

Oggi che Valencia vede?
"Tutto si evolve, adesso conta molto anche il marketing. Col tempo cambiano obiettivi e forme di gestione delle società, sempre meno sportive e più finanziarie. I nuovi presidenti guardano più al ritorno economico che alla gestione sportiva, e i tifosi non è che siano contentissimi...".

A Valencia il nome di Ranieri emana vibrazioni ancora positive?
"Senza dubbio, lui poi ha allenato squadre prestigiose in tutta Europa, e l'esperienza, per quanto il calcio vada veloce, è ancora un fattore importante. Non solo a Valencia, ma da altre parti è ormai quasi un santo visto il miracolo che ha fatto col Leicester. I giovani hanno bisogno di certe figure d'esperienza, vedo che sta indirizzando molto bene anche la Sampdoria e i suoi tanti ragazzi stranieri giovani poco conosciuti. Anche a Valencia riuscì a far diventare importante certi giovani che prima di lui sembravano avere la strada sbarrata".

Con la sua società ha lavorato alla ristrutturazione di molti stadi: che ne pensa della questione Franchi?
"Spero che sia il sindaco che l'amministrazione di Firenze abbiano le idee chiare sul da farsi, non pensare ad un futuro per il Franchi sarebbe davvero un peccato per una città come Firenze che, passato il Covid, è una delle più turistiche e ha monumenti agli angoli di ogni strada. Quello è uno stadio che andrebbe mantenuto vivo anche durante la settimana, contando pure eventi e concerti, ma andrebbe anche fatto qualche intervento deciso".

Davvero c'è tutta questa differenza di burocrazia tra Italia e resto del mondo?
"Potrei dire di sì, perché anche in Spagna la maggior parte degli stadi sono di proprietà del comune, eppure è tutto molto più veloce. Però è vero che per recuperare un investimento da centinaia di milioni ci vuole tantissimo".

Il Siviglia però li ha recuperati in quattro anni.
"Sì, perché non l'ha fatto dal nulla nuovo, hanno ristrutturato quello vecchio. Ed è vero anche che ha vinto tante Europa League ed è una società al vertice, ma oggi fare uno stadio nuovo da 50mila spettatori è un bel rischio: la sostenibilità ormai è fondamentale, e devo dire che la Spagna sta un po' facendo da apripista sulle ristrutturazioni. In pochi l'hanno fatto nuovo, anche il Levante adesso farà una copertura totale: per come va l'economia, spendere 150-200 milioni su uno stadio nuovo, se non sei ai vertici, li recuperi difficilmente".

Come la vede la Roma?
"Fonseca mi sembra preparato, bravo con i giovani e ha trovato anche la stabilità della sua società. Non so se potrà pensare di lottare per i vertici, ma sicuramente può provare ad arrivare in Champions League. Magari arrivano quarti, anche se non sarà facile perché sulla carta di squadre più forti ce ne sono. L'unica cosa su cui può peccare, è che gli manchi qualcosa in più a livello di gente che prenda il pallone quando le cose non vanno bene".

Di Borja Mayoral che pensa?
"Se ne parla da tanto, perché ha sempre avuto talento. Un po' tipo Muriel, anche perché non è mai riuscito a dare continuità: anche lui potrebbe imporsi, ha le qualità, e non so se abbia bisogno di maggior fiducia o magari verrà fuori a 27 anni o ancora se ha bisogno di trovare allenatore e ambiente giusti. Vero anche che se non esplodi quando hai certe qualità, qualche problema c'è".

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