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TMW RADIO - Addio a Vialli. Il ricordo di Tacchinardi, Valentini, Brambati e Rebonato

di Lorenzo Di Benedetto
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport
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Ospiti: Tacchinardi:" Vialli per me è stato un fratello, alla Juve mi ha aiutato a crescere. Il capitano. Brambati:" Lui in campo faceva tutto e accettava la battaglia. Era un duro in campo. Orlando:" Persona piacevole che ho frequentato fuori dal campo, sempre sorridente e brillante." - Maracanà con Marco Piccari e Stefano Impallomeni
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Tanti ricordi da parte di amici, ex colleghi e persone che conoscevano tutta la sua attenzione per il mondo che lo circondava, per Gianluca Vialli, nel giorno della sua morte. Sulle frequenze di TMW Radio quella di ieri è stata una giornata dedicata all'ex attaccante.

Alessio Tacchinardi: "Per me è una giornata molto triste, se ne va un fratello maggiore. Da quando sono arrivato alla Juve mi ha aiutato a crescere. Mi ha dato tanti consigli, a volte si è arrabbiato con me, ma lo ha fatto per darmi una scossa. È stata una persona di carisma, di enorme spessore, di una classe e un amore incredibile. Ci metteva sempre una professionalità maniacale in quello che faceva. Quell'abbraccio con Mancini agli Europei rimarrà nella storia. Per chi ha giocato con lui sarà sempre un capitano vero. È bello ricordarlo col sorriso. Mi ricordo i primi giorni di ritiro con la Juventus, mi tremavano le gambe. Inizia l'allenamento, che fu duro, io mi ero preparato un mese per quello. Facemmo anche la partitella, andavo il triplo degli altri ma sbagliai il gol vittoria. Nello spogliatoio Vialli mi fece un cazziatone, mi disse che ero alla Juve e che dovevo passargli la palla. Quando andavo lì era sempre in campo prima di tutti. Aveva una voglia di rivalsa a quei tempi incredibile. Se lo facevi sentire il tuo condottiero ti dava tutto. È stato uno dei migliori capitani che si poteva sognare".

Antonello Valentini: "Io cominciai con la Nazionale italiana il 14 novembre del 1987, quando si giocò Italia-Svezia, qualificazione per gli Europei dell'88. Vialli fece una splendida doppietta e ci qualificammo in anticipo a quella competizione. Era riuscito a essere protagonista con la Nazionale sia come calciatore che come dirigente. È stato un combattente, fino alla fine. Ha resistito facendo uno sforzo sovrumano. A Wembley, dove perse con la Sampdoria, ha vinto con la Nazionale accanto a Mancini. Ci mancherà. E' stato un grande esempio di professionalità ma anche di coraggio e dignità per tutti. Mi ricordo ancora nel 1988 agli Europei di Germania c'era anche Francesco Rocca, che faceva da sergente di ferro. Spesso la sera gli ardori giovanili di Luca erano legittimi, ma facevano un po' a guardia e ladri in ascensore. Erano dei siparietti stupendi".

Massimo Brambati: "È stato un grandissimo campione. Era molto intelligente, l'ho avuto come avversario e compagno nella Nazionale militare campione del mondo nel 1987. Ero giovanissimo, lui due anni in più, una volta in un allenamento ad Arezzo non era arrivato il borsone con i calzettoni. Tutti volevano saltare l'allenamento, invece lui fece mettere delle bende, perché non voleva saltare l'allenamento. Voleva vincere quel campionato. E questo mi ha fatto capire qual era la sua predisposizione verso il lavoro, il sacrificio. Io da giocatore speravo sempre di marcare Mancini, perché se avessi marcato lui sapevo che sarebbe stato infernale. Tutte le punte sono egoiste, ma lui era anomalo, faceva di tutto ed era altruista. C'ho anche litigato pesantemente in campo, sapeva come giocavo e si incazzava veramente. Era uno duro. Ha ottenuto qualcosa di straordinario con la Sampdoria. Con tutti quei campioni che c'erano in giro, vinse uno Scudetto incredibile".

Stefano Rebonato: "Eravamo due ragazzini alla Cremonese a sembrava già un veterano. Era uno che caricava la squadra e sapeva già dove voleva arrivare. Mi è stato molto vicino nel dopo, ebbi un problema con mio figlio e si interessò molto. Mi chiamava spesso per sapere come stava ed è ancora emozionante ricordarlo. Non solo era un grandissimo giocatore ma una grande persona fuori dal campo. Ce l'avrò sempre nel cuore. Non era solo Vialli, era Gianluca e rimarrà per sempre".

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