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TMW - I verdetti della stampa. Hellas: brillano Dimarco, Zaccagni e Barak. Kalinic la delusione

di Luca Chiarini
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Tempo di verdetti. Di bilanci. È finito il campionato di Serie A 2020-2021: Inter campione, poi Milan, Atalanta e Juventus in Champions League. Giù Benevento, Parma e Crotone. Cristiano Ronaldo capocannoniere, per la prima volta da quando è in Italia. Ma non è tutto qui: TuttoMercatoWeb ha deciso di interpellare tre firme per ogni piazza di Serie A per i giudizi sulla stagione appena conclusa. Chi è stato il migliore? Chi il peggiore? Quale voto alla squadra? E quale all’allenatore?

IL MIGLIORE

Matteo Fontana, La Gazzetta dello Sport - Federico Dimarco. Tecnica, corsa, qualità: una crescita totale, finalmente schierato con quella continuità che, prima di Verona, non aveva avuto. Gol, assist e pure l'adattamento fruttuoso (dopo alcune, ovvie difficoltà) al ruolo di "terzo" a sinistra in difesa. Come dicono quelli bravi: il suo è stato un upgrade.

Adriano Ancona, Corriere dello Sport - Zaccagni. Chiude il cerchio su due stagioni, probabilmente pure con il Verona, in cui Juric gli ha fatto mandare a memoria le mansioni da trequartista. Il nuovo che avanza, e pure il più presente nell'Hellas quest'anno. Ha rubato l'occhio la sua rovesciata con lo Spezia, graffiando pure avversari illustri come Napoli e Atalanta.

Gianluca Tavellin, L'Arena - Senza dubbio Antonin Barak, per come si è calato subito nella mentalità che voleva Juric. Tatticamente è stato utilissimo, ha portato fisicità e tantissima qualità. Io l'ho paragonato a Chris Waddle, l'esterno dell'Inghilterra a Italia '90. So che a qualcuno ricorda Briegel, ma il tedesco non era dotato della stessa fantasia.

IL PEGGIORE

Matteo Fontana, La Gazzetta dello Sport - Mert Cetin. Da lui ci si aspettava di più, invece ha giocato poco e non ha quasi mai convinto. Ha faticato troppo nell'entrare nella filosofia di gioco gialloblù.

Adriano Ancona, Corriere dello Sport - Kalinic: I problemi fisici si sono fatti sentire, ma Kalinic mette a bilancio la peggior stagione in carriera come
presenze e come gol. Il più pagato nella rosa del Verona non ha mai inciso, e in gennaio la società ha blindato il futuro prendendo Lasagna. Per le aspettative che aveva attorno, il croato è quello più deludente.

Gianluca Tavellin, L'Arena - È difficile bocciare qualcuno, perché la stagione è stata positiva. Per come è arrivato, il peggiore è stato probabilmente Kalinic: troppo poco l'inizio, e troppo poco questo finale, per dare un giudizio positivo. Anche se Kalinic è il più "attaccante" dei centravanti del Verona: era dai tempi di Toni e Pazzini che mancava una punta così. Ma un po' per gli infortuni, e un po' per la sua indole, non ha reso per quelle che erano le aspettative.

VOTO ALLA SQUADRA

Matteo Fontana, La Gazzetta dello Sport - 7. Un'andata da Europa League, oltre ogni ottimistica previsione. Salvezza ipotecata presto. Nel ritorno il calo è stato evidente sul piano dei risultati, ci sono state poche vittorie e molte sconfitte, non di rado immeritate, ma tant'è. Fatto il massimo: i sogni sono un'altra cosa.

Adriano Ancona, Corriere dello Sport - 7,5. Il giudizio è bilanciato dal rendimento, sempre di spessore e pure con dei risultati, ottenuto contro le grandi a quello complessivo del girone di ritorno. Il Verona si è sgonfiato di colpo a salvezza acquisita, ma la prima parte di stagione l'ha affrontata a petto in fuori. Trenta sì, inteso come punti fatti all'andata, ma senza lode.

Gianluca Tavellin, L'Arena - 7. La squadra è da 10 nel girone d'andata, perché si è visto un calcio divertente, concreto ed europeo. Poi è da 7 fino a Cagliari, dopodiché ha staccato un po' la spina: non sulla corsa o sul gioco, ma mentalmente.

VOTO ALL'ALLENATORE

Matteo Fontana, La Gazzetta dello Sport - 7. Ha dovuto fare lo slalom tra infortuni e rinnovamento globale della rosa. Obiettivo centrato, con il rammarico di non aver pressoché mai contato su Vieira, mai su Benassi, poco su Veloso e Kalinic. Ha confermato che la sua idea di calcio è un marchio di fabbrica che va al di là del legame con Gasp.

Adriano Ancona, Corriere dello Sport - 8. Senza quattro titolarissimi e pilastri della stagione scorsa, ha lasciato i fedelissimi al centro del progetto. Faraoni, Veloso e Lazovic in un centrocampo quadrato e reso granitico dalla verve di Tameze e Ilic. Juric ha rimesso a nuovo Barak e modellato una difesa nuova ma produttiva: il massimo, anche stavolta, col materiale umano che gli ha dato la società. Non a caso, il reparto è rimasto a lungo tra i migliori del campionato.

Gianluca Tavellin, L'Arena - 10 e lode. Se lo valuto per la grinta che ha, per la mancanza totale di sovrastrutture, gli assegno un 10 e lode. È un Maradona degli allenatori: deve trovare l'ambiente che gli consenta di fare ciò che ha fatto in questi due anni. È un grande allenatore nello stato di emergenza, un grandissimo motivatore.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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