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TMW - AIC, Calcagno rivela: "Nessun'altra società si è informata sulle seconde squadre"

di Simone Lorini
Fonte: da Milano, Alessandro Rimi
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Il presidente dell'AIC e vicepresidente della FIGC, Umberto Calcagno, è intervenuto in conferenza stampa dopo l'Assemblea che si è tenuta oggi pomeriggio a Milano: "In questi anni abbiamo molto parlato delle seconde squadre, dispiace sia stata solo la Juventus a dare vita a un progetto reale. Dubito che anche l'anno prossimo la situazione cambia perché nessun altro club ci ha chiesto di approfondire il tema. Ovviamente c'è ancora tempo e spero nasceranno delle interlocuzioni. Si è anche discusso delle liste di Serie A e Serie B. Oggi il regolamento prevede che in 4 debbano provenire dal settore giovanile, noi stiamo lavorando perché diventino 12-13. Quantomeno quelli cresciuti in Italia, allineandoci così alle normative europee. Dopo l'esclusione dal Mondiale in Russia avevamo notato una sensibilità maggiore rispetto ai giovani italiani da parte delle nostre società, salvo poi tornare indietro nuovamente. Altro punto sul tavolo riguarda il sistema dei prestiti valorizzati che va migliorato. È la modalità più utilizzata per la C e la D, troppo spesso agganciati e dipendenti dal minutaggio. Ci piacerebbe che crescesse la quota di giovani che alla fine sbarcano da protagonisti in massima serie. Credo anche che un ragionamento debba essere fatto sulla base del settore Calcio italiano, anche sui dilettanti che di recente, causa interruzioni, hanno potuto competere molto poco sul campo. Il talento va cercato, individuato e questo è difficile farlo con troppi atleti tesserati con e dai dilettanti. Serve uno scouting più corposo e competente che dia linee guida per le nostre società. Più valori e aspetti sociali fondamentali per il nostro calcio. La Cremonese è un modello e mi piacerebbe che i ragazzi che stanno trovando tanto spazio finiscano per almeno una o due stagioni stabilmente in A. E il Club che li ha rafforzati, in questo caso i grigiorossi, percepiscano introiti per alcuni anni, sulla base dell'impiego e del minutaggio. Una sorta di contributo legato al cammino di quei talenti che hanno potuto fare il grande salto grazie al club che ha creduto in loro.

"La norma poi del Decreto Crescita è diventata piuttosto antipatica. Dopo l'Europeo abbiamo presentato un emendamento che fosse limitativo per questa norma. Vorremmo abolirla, senza alcun tetto di ingaggio lordo. Tanti club medio-piccoli si sono sentiti penalizzati con un tetto di 2 milioni di euro e di questo siamo molto amareggiati. Con questa modalità attuale ci sarà un impatto molto forte anche sul femminile che prossima stagione diventerà professionistico. Ce l'hanno venduta come il rientro dei cervelli, ma riguarda quasi tutti i lavoratori. È un segnale che il nostro mondo non riesce a migliorare. Mettiamoci pure che anche la B è arrivata al 30% di minutaggio dei calciatori stranieri. Udinese e Bologna schierano sempre un undici senza calciatori selezionabili, siamo di fronte a una norma che discrimina i calciatori che competono già in Italia".

"Riforma campionati? Vogliamo partire da una diversa distribuzione da quella attuale, serve una sostenibilità chiara, ragionando su un format sul quale esiste già un allineamento tra i presidenti. Il cambiamento però deve essere davvero voluto. La base è la ridistribuzione delle risorse. La Germania ridistribuisce verso il basso le quote di mutualità in maniera ben diversa dalla Serie A. Le stesse risorse invece per tutte le società crea benefici nell'immediato, salvo creare problemi di natura strutturale in seguito. Riguardo promozioni e retrocessioni, soprattutto in Serie B, esiste un ricambio di squadre troppo elevato che non permette un'organizzazione serena e non dà stabilità al sistema. Il mancato raggiungimento dell'obiettivo diventa troppo spesso la morte dell'azienda stessa. Non possiamo permetterci che tra A e B ci sia un differenziale di distribuzione risorse pari a otto. Ius Soli? Oggi l'assemblea si è chiusa con un ringraziamento per l'approdo della A femminile al professionismo che non era più procrastinabile. A differenza della A maschile che hanno soglia a 19 anni prima di diventare obbligatoriamente professionisti, nella femminile fino a 21 è possibile mantenere l'etichetta di giovane di serie. Sono convinto che il movimento sarà molto più sostenibile di quello maschile, non certo autosostenibile. Un appunto, per ultimo, sulla gestione della stagione durante la nuova ondata, resa possibile grazie a controlli serrati e un allargamento netto della vaccinazione che, fosse stata comunque più rapida, avremmo forse evitato rinvii ulteriori di match"

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