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Serie A, il presidente Dal Pino: "È un miracolo aver portato a termine questo campionato"

di Ivan Cardia
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Ospite di Radio Anch’io Lo Sport su Radio1, il presidente di Lega Serie A, Paolo Dal Pino commenta il campionato concluso ieri sera: “È stata un’annata molto intensa, la seconda stagione di pandemia, che ha messo a dura prova tutte le società e le strutture. Ne siamo usciti bene, alla fine abbiamo chiuso un campionato difficilissimo perché in questa annata, considerate le infinite date di gioco, con gli Europei alle porte, abbiamo iniziato a settembre avendo zero slot disponibili per recuperare. Abbiamo chiuso la stagione con oltre 200 positivi tra giocatori e staff. È un miracolo aver portato a termine questo campionato. Complimenti a Inter e Juventus, è stata una gioia arrivare in fondo con successo”.

Ci sarà un contraccolpo economico per la A dopo la pandemia?
“Certamente. La Serie A ha bisogno di riforme, ne parliamo da tanto e credo ci sia consapevolezza tra i club che queste riforme vadano fatte al più presto. C’è soprattutto una condizione finanziaria e patrimoniale che ci obbliga a correre. Il nostro sistema ha circa 5 miliardi di debiti, negli ultimi diciotto mesi la Serie A ha perso quasi un miliardo di euro. Il tema si pone con grande urgenza, dobbiamo rilanciare la Serie A per farla tornare il più bel campionato d’Europa perché la sostenibilità è a rischio e dobbiamo lavorare per un sistema sano. Ci sono diversi interventi su cui stiamo lavorando, il rapporto con la FIGC è estremamente sinergico e costruttivo, lo stesso vale per il rapporto personale con Gabriele Gravina. Dobbiamo fare noi delle cose come sistema, definire dei tetti di costi, fare dei sacrifici e contemporaneamente intavolare, cosa che abbiamo già iniziato a fare, un tavolo con l’assocalciatori e l’assoallenatori per trovare una via di uscita insieme. Servono sacrifici da tutti, anche dai calciatori, motivo per cui le società hanno chiesto una riduzione dei compensi”.

Si punta ad avere tutti i calciatori vaccinati per l’inizio della prossima stagione?
“Assolutamente sì, è importante farlo anche perché a luglio inizieranno i ritiri e li vorremmo fare in tutta sicurezza, anche con un ritorno alla normalità. Veniamo da due stagioni in cui la complessità logistica è stata enorme. I vaccini sono un punto fondamentale, ci stiamo lavorando a livello di FIGC e di tutte le categorie”.

Si lavora a varie riforme, dalla riduzione delle squadre all’ipotesi playoff. Cosa ne pensa?
“Quello della riduzione della Serie A a 18 è un tema discusso da tempo, molto caro a diverse società e di cui si parla anche in FIGC. Partiamo da un assunto di base: il sistema così com’è non sta più in piedi, dal 2024 avremo una nuova Champions con molte più partite, dobbiamo modificare questo calendario. Abbiamo già modificato il format della Coppa Italia per ridurre gli impegni: i calciatori non sono macchine e dobbiamo costruire qualcosa che sia funzionale rispetto al sistema complessivo. Le società stanno discutendo attorno a questo tema, se ne parlerà con la FIGC”.

Il Milan con Elliott, l’Inter con Oaktree. Ci si continua a indebitare per sopravvivere.
“Io ho una posizione molto chiara su questo tema. Un sistema che ha 5 miliardi di debito, che perde soldi e ha ricavi intorno ai 3 miliardi ha bisogno di patrimonializzare. Quando ho portato avanti il sistema dei fondi, che avrebbero immesso circa 1,6 miliardi a sistema, l’obiettivo era andare incontro a una serie di temi che rappresentano le maggiori criticità del sistema. Da un lato, riduzione dell’indebitamento perché il sistema non può assumere nuovo debito. Inoltre, governance, perché significava portare in casa know how e strutture internazionali di Equity abituate a una gestione professionale. Quindi avrebbe accompagnato la Lega in un percorso nel quale la trasformazione in media company potesse essere fatta nel modo migliore. La Lega deve riprendere possesso dei suoi contenuti, con una governance adeguata. Io ho portato il tema sul tavolo dei club, poi personalmente non ho partecipato a neanche una delle riunioni di negoziazione, lasciando che fossero i club insieme all’amministratore delegato ad affrontare questa tematica. Devono essere le squadre a sentirsi pronte per questo passo, che è di grande cambiamento e riguarda molte riforme che dobbiamo fare. È andata come è andata, evidentemente si sono sovrapposti altri argomenti: detto questo, nulla è definitivo. Non ci si deve focalizzare solo su un’idea, ma prendere coscienza che un cambiamento deve avvenire”.

La Salernitana torna in Serie A. Come si può colmare il gap tra le grandi squadre e quelle più piccole?
“Intanto complimenti alla Salernitana, benvenuta in A. È una domanda importante, che meriterebbe molto tempo per rispondere. Da un lato abbiamo le grandi, che devono essere messe in condizione di competere a livello europeo. E dall’altro le piccole, che devono poter competere nel campionato italiano. In questi due anni abbiamo visto finalmente delle novità, quest’anno il campionato è stato combattuto a tutti i livelli fino all’ultimo”.

Il numero dei gol rende più prezioso il calcio?
“Quest’anno ce ne sono stati, è stata una stagione estremamente viva. Devo dire che lo spettacolo della Serie A è migliorato: non penso tanto ai gol, quanto all’avere ogni domenica il tifoso che deve scoprire quali saranno i risultati. Ieri è stato emozionante attendere gli ultimi minuti per capire chi andava in Champions. È stato un bellissimo campionato, spero che nei prossimi anni si riesca a tornare ai fasti di un tempo”.

Dopo la morte di Paolo Rossi si è parlato di intitolargli il premio di capocannoniere del campionato.
“Abbiamo parlato con l’assocalciatori, che ha proposto di dedicare a Paolo Rossi il premio di miglior marcatore di questa stagione sportiva. Noi siamo assolutamente felici di farlo”.

Qualche polemica per l’esclusione delle squadre di C dalla Coppa Italia.
“Ci sono state delle polemiche, però abbiamo aperto un tavolo con la Serie C e credo che ci siano le condizioni per un accordo di mutua soddisfazinoe con loro. Penso potremo dire qualcosa in settimana”.

Perché non mandare la vincitrice di Coppa Italia in Champions?
”È un tema da discutere a livello europeo e non internamente alla Serie A. È un’idea che trovo giusta e interessante, darebbe ancora più valore alla Coppa Italia”.

La Supercoppa Italiana si è giocata in Italia. Quali sono i progetti per il futuro?
“La Lega ha un contratto con l’Arabia Saudita, che aveva la possibilità di rinunciare un anno a farla giocare nel proprio Paese e lo ha fatto. La prossima partita sarò in Arabia Saudita, come previsto dal nostro contratto, col pubblico. Sarà peraltro una partita straordinaria, Inter-Juventus, un grande spot per il nostro calcio all’estero”.

Ma non è il caso di rivedere gli accordi, viste anche le polemiche politiche?
“Parliamo di un contratto firmato 2-3 anni fa, non c’ero quando è stato firmato. So che c’è un rapporto di intensa collaborazione tra la nostra federazione e quella dell’Arabia Saudita, con discussioni attorno al calcio femminile, proprio per andare in una direzione opposta anche a livello di diritti umani. Dopodiché io seguo la Serie A e preferirei non entrare nel nostro tema, credo ci siano discussioni di più ampia portata”.

La Juve in Champions. Il campionato è finito o si attendono interventi clamorosi dalla UEFA?
“Io spero soltanto che il nostro gruppo di club trovi coesione, vedo che siamo già in questa direzione e che il sistema complessivo, dico UEFA e FIFA, diano risposte a malesseri che progetti come la Superlega ci hanno messo di fronte”.

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