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Sara Colzi: "Con La Giovane Italia per il calcio femminile"

di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
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© foto di Imago/Image Sport

Dopo una carriera da calciatrice singolare, che l'ha vista emigrare in Brasile all'età di vent’anni mentre già praticava atletica leggera (ottenendo anche un argento italiano nei 400 metri indoor), dal 2011 Sara Colzi è passata dall’altro lato del campo da gioco, diventando allenatrice delle giovanili del Castelfranco (poi diventato Empoli) prima e della Fiorentina poi (tre stagioni con la Primavera, una con l’Under 17). In attesa di una chiamata per una panchina, Sara, che nel frattempo è diventata docente ai corsi di Coverciano dopo aver conseguito anche il patentino Uefa A, sarà osservatrice per La Giovane Italia, anche se il suo “esordio”, previsto ieri per Pontedera-Cittadella, è stato rinviato causa Covid. Ma intanto abbiamo colto l'occasione per scambiare due chiacchiere, con la nuova ambasciatrice LGI al femminile.

Sara, quanto sono cambiati i tempi per le ragazze che vogliono giocare a calcio rispetto a quando hai iniziato tu?
“Tantissimo. Quando ho iniziato a giocare io, difficilmente veniva concesso alle ragazze di giocare a calcio, non era uno sport molto ben visto dalle famiglie. Da insegnante di liceo poi, ho visto anche quanti passi in avanti siano stati fatti di recente: prima del 2015, difficilmente proponevo di giocare a calcio in classe, mentre ora sono le ragazze stesse a chiedermi di farlo a lezione e dove possono giocare. C’è un sostanziale via libera rispetto a prima: c’è stato un incremento del 40% di richieste per entrare nelle scuole calcio, grazie al lavoro che è stato fatto dalla Federazione e dalla maggiore elasticità dei genitori. Il pregiudizio non è sparito del tutto, ma la direzione è quella giusta”.

Quanto ha inciso il Mondiale del 2019 nella crescita del movimento?
“Il Mondiale ci ha fornito una credibilità importante: siamo tornate alla manifestazione iridata dopo vent’anni di assenza, senza contare che la nostra ultima partecipazione, quella del 1999, non era stata particolarmente fortunata. Il risultato ottenuto, ben al di là delle prospettive iniziali, unito all’attenzione mediatica di tutta l’Italia calcistica, ha dato un seguito importante, con i media che sono ancora interessati alle nostre ragazze, come si sta vedendo anche in queste stagioni successive al Mondiale. Il livello della Serie A, dal 2015, si è alzato grazie all’ingresso delle società professionistiche. Ora le ragazze hanno la possibilità di allenarsi in modo professionale, crescendo sotto tutti i punti di vista, mentre prima era difficile raggiungere livelli fisici e tecnici alti. Ora ci sono più opportunità, strutture migliori e staff qualificati. Inoltre, stiamo diventando credibili anche all’estero, dove il calcio è professionistico da tanti anni, e anche le calciatrici straniere vengono a giocare da noi”.

Non si corre il rischio che il campionato di Serie A diventi troppo ad appannaggio delle straniere, sfavorendo le ragazze italiane?
“L’importante è che, come in tutte le cose, si trovi un equilibrio. La star che arriva dall’estero ci sta e se fossi giovane dormirei al campo pur di vederla in azione. Credo che la maggior parte delle ragazzine vivano così la presenza delle superstar. Il problema, semmai, è che a volte le giovani non vengono molto coinvolte e non si sentono parte integrante della squadra. Se ogni mese arriva una giocatrice diversa, diventa difficile per le ragazze pensare di poter arrivare in Serie A, ricercare le motivazioni e continuare a crescere. Quindi, se da un lato è importante che nel nostro campionato giochino giocatrici affermate, dall’altra non bisogna trascurare le tante giovani interessanti che affollano i vivai italiani”.

Quali sono i tuoi obiettivi nel prossimo futuro?
“Ho iniziato a fare scouting per La Giovane Italia, per la quale ricomincerò a prendere contatto con i campi da calcio italiani. Quest’estate ero in attesa di una chiamata per definire i programmi dalla Fiorentina Women che mi aveva confermata nell’organigramma, ma il momento di mettersi a sedere per discutere il progetto non è mai arrivato. Voglio comunque restare sui campi al femminile, iniziare a conoscere i dirigenti. Inoltre, sto aspettando che inizi il corso di osservatori di Coverciano, per il quale vorrei fare una domanda. Se mi arrivasse un’offerta di una panchina comunque ci penserei, sia in un settore giovanile sia nel caso in cui ci fosse la possibilità di entrare in una prima squadra, anche a livello di staff, per provare a testarmi con le ragazze più grandi”.

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Domenica 5 Maggio 2024
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