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Messi lascia il Barcellona: tra burofax e voglia di addio, rileggi l'intervista di un anno fa

di Ivan Cardia
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© foto di Getty/Uefa/Image Sport

Lionel Messi e il Barcellona, mai così lontani. Con uno scarno comunicato, che infatti sembra tanto una mossa per attaccare la Liga più che salutare il proprio 10, il club blaugrana ha annunciato la separazione dal giocatore più rappresentativo della storia. Un fulmine a ciel sereno? Fino a un certo punto, perché già un anno fa l’argentino era stato vicinissimo a lasciare la squadra della sua vita, salvo poi rimanere e spiegarne le decisioni in una lunga intervista rilasciata a Goal. Tra burofax e la chiara rottura con Bartomeu, qualcosa tra Messi e il Barcellona si era rotto già da tempo. E così, se un anno fa per la separazione sarebbe servita una durissima battaglia legale, oggi diventa tutto più semplice perché Messi è già formalmente libero di firmare con chiunque. Non col Barça, a quanto pare. E a quell’intervista, lo dicevamo già all’epoca, mancava una domanda: cosa sarebbe successo il 30 giugno 2021. Oggi possiamo dirlo, ma rileggere le parole di un anno fa (quasi: era il 5 settembre 2020) spiega tanto della novità di oggi.

RILEGGI L’INTERVISTA DI MESSI A GOAL DEL 5 SETTEMBRE 2020

Perché hai aspettato tanto?
"In primo luogo perché dopo la sconfitta di Lisbona è stato molto difficile. Sapevamo che era un rivale molto duro, però non che potesse finire in quel mondo, dando quell'immagine così brutta per il club e per il barcelonismo. Stavo male, non avevo voglia di niente. Volevo solo che passasse il tempo per poi chiarire tutto".

Cosa ti ha portato a valutare l'addio?
"Ho detto alla società, soprattutto al presidente, che volevo andare via. Gliel'ho detto durante tutto l'anno. Pensavo che fosse il momento di farsi da parte. Credevo che il club avesse bisogno di gente più giovane, di gente nuova, e pensavo che si stava per concludere la mia avventura al Barcellona con grande dispiacere, perché ho sempre detto che avrei voluto chiudere qui la mia carriera. È stato un anno molto complicato, ho sofferto molto durante gli allenamenti, nelle partite, nello spogliatoio. Era diventato tutto molto difficile per me e è arrivato un momento in cui ho pensato di andare in cerca di nuovi obiettivi, di aria nuova. Non è stato a causa del risultato in Champions contro il Bayern, era da molto tempo che stavo pensando a questa decisione. Gliel'ho detto al presidente e il presidente mi ha sempre detto che alla fine della stagione avrei potuto decidere se andarmene o se restare e alla fine non ha mantenuto la sua parola".

Non è stata una decisione facile.
"Sicuramente mi è costato molto decidere. Non c'entra il risultato del Bayern, dipende da tante cose. Ho sempre detto che volevo restare qui. Che volevo un progetto vincente e vincere titoli con il club per continuare a far crescere la leggenda del Barcellona a livello di trofei. E la verità è che da tempo che non c'è un progetto né nulla, loro si destreggiano e coprono i buchi mentre le cose vanno. Come ho detto prima ho sempre pensato al benessere della mia famiglia e del club".

Ti sei sentito solo?
"No, non mi sono sentito solo. Solo no. Al mio fianco ci sono stati quelli di sempre. Questo mi basta e mi rafforza. Però sì, mi ha fatto male sentire cose dette dalla gente, dai giornalisti, persone che hanno messo in dubbio il mio barcelonismo dicendo cose che non credo di meritarmi. Mi è servito anche per vedere chi è chi. Il mondo del calcio è molto difficile e ci sono tante persone molto false. Quello che mi è successo mi è servito per riconoscere tante persone false di cui avevo un'altra considerazione. Mi ha fatto male quando è stato messo in dubbio il mio amore per questo club. Che io vada o che io resti, il mio amore per il Barcellona non cambierà mai".

Cosa ti ha fatto più male?
"Un po' di tutto, sia sugli amici di Messi, che sui soldi... mi hanno fatto male tante cose che hanno detto. Ho sempre anteposto il club davanti a qualsiasi cosa. Ho avuto la possibilità di andarmene dal Barcellona tante volte. I soldi? Tutti gli anni me ne sarei potuto andare e guadagnare più soldi che nel Barcellona. Ho sempre detto che questa era casa mia e che era ciò che sentivo e che sento. Meglio di qui è difficile. Sentivo che avevo bisogno di cambiare, di nuovi obiettivi, di cose nuove".

La clausola unica via.
"Rimarrò perché il presidente mi ha detto che l'unico modo per andare via è pagare la clausola da 700 milioni. Non c'era altro modo che andare a giudizio. E non sarei mai andato a processo contro il Barça, perché è il club che amo, che mi ha dato tutto in carriera. È la squadra della mia vita, mi ha dato tutto e le ho dato tutto, non mi è mai passato dalla testa di andare a giudizio contro il Barcellona".

Perché non hai detto niente prima del 10 giugno?
"Ora si appigliano a questo, ma il 10 giugno stavamo ancora lottando per la Liga, nel mezzo di questa pandemia di merda, che ha stravolto tutte le date. E questo è il motivo per cui rimarrò al Barcellona".

Tanti hanno scritto che volevi fare male al Barcellona.
"Volevo andare via ed era tutto in mio diritto. Mi è dispiaciuto che siano state scritte falsità. Per esempio, che volessi andare via facendo causa al Barcellona per guadagnare. No, volevo andare via perché il contratto diceva che potevo andare via libero. Volevo andare via perché pensavo di vivere felice i miei ultimi anni di calcio. Ma questo non ha trovato l'accordo del club".

Cosa hai pensato dei commenti attorno al possibile addio?
"Mi ha addolorato che qualcuno abbia messo in discussione il mio barcelonismo. Dopo tutto quello che ho fatto per questo club... Io lo amo e so che non starò meglio da nessun'altra parte. Ma ho anche il diritto di poter decidere: volevo nuovi obiettivi, nuovi traguardi. E un giorno sarei comunque potuto tornare, perché ho tutto a Barcellona. Mio figlio, la mia famiglia, sono qui e non avrei fatto niente di male andandomene: ne avevo bisogno io, ne aveva bisogno il club e sarebbe stata la cosa migliore per tutti".

Adesso come andrà?
"La mia attitudine non cambierà, darò sempre il massimo. Penso sempre a vincere, non voglio mai perdere. Voglio sempre il meglio per il club, per lo spogliatoio e per me. Ho detto che non potevamo vincere la Champions? Quando l'ho fatto era vero, ora non so che succederà. C'è un nuovo allenatore, una nuova idea. È una cosa buona, ma bisogna capire come risponderà la squadra. Quello che posso dire io è che resto e darò il massimo".

Come l'ha presa il piccolo Mateo?
"È ancora piccolo e non sa cosa voglia dire cambiare città, ma Thiago (sono due dei tre figli di Lionel Messi e Antonella Roccuzzo, rispettivamente Thiago di 7 e Mateo di 4 anni, mentre il più piccolo Ciro ne ha 2, ndr) invece è più grande e non voleva saperne di andare via, cambiare amici, scuola. Piangeva e mi diceva che non voleva che andassimo via. È stato un periodo duro per tutti noi, dico la verità. È stato molto difficile prendere una decisione, anche se avevo chiaro cosa volessi e mia moglie mi ha sempre appoggiato".

Perché il burofax?
"Per rendere ufficiale la cosa. "Per tutta la stagione ho detto che sarei voluto andare via, Bartomeu mi ha sempre detto che ne avremmo parlato. Ma non l'abbiamo mai fatto, e il burofax serviva a chiarire che per rendere ufficializzare che volevo andare via. Non per creare un polverone, ma se non l'avessi inviato sarebbe stato come se non fosse successo niente. Mi hanno fatto notare che non l'ho inviato inviato prima del 10 giugno, ma eravamo nel pieno delle competizioni e non era quello il momento".

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