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Le grandi trattative della Fiorentina - 1965, De Sisti avvisato dalla mamma: "Ti vogliono i viola!"

di Dimitri Conti
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© foto di Federico De Luca

Nella Roma del 1965 c'era un giovanotto cresciuto nel vivaio che i giornali paragonavano a Rivera per precocità: Giancarlo De Sisti. Già titolare e nel cuore dei tifosi giallorossi, le circostanze lo costringeranno però presto ad abbandonare la tanto amata Capitale. La società attraversava una tempestosa crisi economica, e non bastavano neanche i salti mortali per pagare gli stipendi ai giocatori, spesso dileggiati da beffardi lanci di monetine sui campi di tutta Italia, e costretti anche ad istituire una raccolta fondi al teatro Sistina, poi in realtà devoluta agli alluvionati del Vajont. La Roma aveva un forte bisogno di incassare, e dopo aver ceduto il nazionale tedesco Schnellinger al Milan, pensò di fare lo stesso con De Sisti. Senza però informarlo immediatamente.

Come molti coetanei, per Picchio - storico soprannome - erano giorni di servizio militare, presso il Centro Addestramento Reclute di Orvieto. Nelle consuete telefonate quotidiane con la madre, quest'ultima gli faceva presente di voci sul suo conto: "Ti vuole la Fiorentina, lo scrivono i giornali!". In cerca di chiarimenti, De Sisti chiamerà la sede della Roma, senza però ricevere conferme. La stessa Fiorentina aveva vissuto tempi duri, ma la nuova presidenza di Nello Baglini, industriale dell'inchiostro, intendeva sistemare i conti e rilanciare, puntando sui giovani prospetti. L'idea era venuta a Egisto Pandolfini, storico responsabile delle giovanili che vedeva in lui la pedina perfetta per il nuovo progetto. Un grande orgoglio riempiva l'animo del 22enne, e l'episodio che lo convinse ad accettare i viola fu quando seppe, sempre da sua madre, che i giallorossi si erano presentati a casa per ritirare la divisa sociale. Uno smacco.

Ecco che allora Baglini, accompagnato da Pandolfini, si presenta per chiudere l'affare. Il presidente romanista Franco Evangelisti, politico della DC, però la tira per le lunghe, e sembra non venire mai incontro alle richieste gigliate. Quando Baglini aveva ormai perso la pazienza, stancatosi di fare su e giù, ecco l'intuizione di Pandolfini, che bloccò le intemperanze del presidente e lo convinse a rimanere un'altra ora. L'affare si chiuse: De Sisti era un giocatore della Fiorentina in cambio di 250 milioni di lire, del cartellino del mediano Renato Benaglia e di un'amichevole organizzata a Roma tra le due squadre. Firenze aveva il suo regalo, un giovane regista di talento che lo stesso Baglini esibiva con gli amici industriali quasi fosse un grande quadro o una nuova macchina fiammante.

L'accoglienza della città fu di felicità, ma anche sospettosa: i tifosi fiorentini volevano avere la certezza che quel giovane di talento appena arrivato in pompa magna si meritasse tutte quelle belle parole. Avranno modo di verificarlo, nelle strepitose nove successive annate a tinte viola in cui riuscirà, tra le altre cose, anche a guidare la Fiorentina allo Scudetto nella stagione 1968/69 con tanto di fascia al braccio. Apprezzato tecnicamente, ma anche come uomo, visto che sarà in prima linea nell'attività di rifornimento alimentare durante le terribili giornate post-alluvione del '66. Proprio quel dannato 4 novembre, di ritorno da una visita medica, De Sisti, non intuendo ancora la portata del dramma, voleva lasciare la macchina in un garage sotterraneo. Indimenticabile l'ironica domanda posta dal portiere: "Ma non eri il più grande regista in Italia?". Sì, lo era.

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