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Le grandi trattative dell’Inter - 2009, lo scambio del secolo Ibra-Eto’o

di Alessandro Rimi
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

Lo raccontò lui stesso, Zlatan Ibrahimovic, che a quel tempo l’Inter non avrebbe mai voluto lasciarla. Per nessun altro club al mondo. Nessuno, tranne uno: il Barcellona. Dettaglio fondamentale perché quella che il Presidentissimo Massimo Moratti definì “una grande operazione di mercato, una delle più intelligenti,” andasse meravigliosamente in porto. Giugno 2009, di scudetti e basta Ibra ne aveva abbastanza, voleva la Champions League vista soltanto e sempre col binocolo. Lo svedese aveva occhi solo per l’Eden di Pep Guardiola e del più grande del mondo (insieme a CR7), Leo Messi. Perciò partirono le prime chiamate all’agente Mino Raiola che stava già portando ai blaugrana Maxwell. I contatti aumentarono, il telefono squillava ogni ora, la pazienza andava a picco, la voglia di conoscere le percentuali di possibilità era sfrenata. Luglio inoltrato. Il ponte tra Moratti, Laporta, l’allora ds del Barca Begiristain e Raiola diventava sempre più solido. Poi l’intuizione del procuratore italo-olandese: far incontrare tutti all’improvviso in casa Moratti, nel mezzo di parecchie trattative (minori), per il sì o per il no. Dentro o fuori, si fa o salta tutto e a mai più. Nel frattempo Mourinho a Los Angeles (lì erano i nerazzurri per la tournée d’estate) capì tutto.

Bastava guardarlo negli occhi perché Ibra rivelasse i suoi più reconditi desideri. Qualche giorno dopo Re Zlatan baciò lo stemma del Barcellona davanti al mondo intero: dirà che quel giorno lì si sarebbe piazzato al terzo posto tra i più belli della sua vita (dopo la nascita delle mie due bambine). A pensarci bene, potrebbe esserlo stato pure per lo Special One. Lui che nella famosa notte di Milano, scoprì che in attacco l’Inter avrebbe potuto contare su tale Samuel Eto’o. Non una cessione, quindi, ma uno scambio. Ibrahimovic in Spagna per 46 milioni di euro più la furia camerunese (valutato 20 milioni dai catalani) diretto in prima ad Appiano Gentile. Potrebbe esserlo stato per José perché, con ogni probabilità, senza Eto’o il triplete non lo avrebbe centrato mai. La storia sarebbe stata diversa. “Nonostante il valore indiscusso del giocatore, senza vendere Ibra a Barcellona non avremmo mai potuto avere Samuel con noi", dirà Moratti. Un colpo di genio che gli permise di segnare un’epoca, tracciare per sempre il cammino dell’Inter. Ibrahimovic? La Champions, manco a dirlo, tuttora, la guarda solo attraverso il binocolo. Lontana, per sempre.

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Venerdì 3 Maggio 2024
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