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#iorestoacasa - Le storie della buonanotte: Stoichkov, quasi meglio di Robi Baggio

di Andrea Losapio
#iorestoacasa - Tuttomercatoweb.com propone ai suoi lettori delle storie di calcio per tenerci compagnia in queste giornate tra le mura domestiche
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© foto di Daniele Buffa/Image Sport

A fine novembre era a Bucarest, quasi a marcare visita. Per ricordarsi di quello che era e di quel che è per l'est europeo, con la solita cantilena, ricordando quel che è stato e non quello che sarà. Hristo Stoichkov è l'ultimo pallone d'oro del dopo muro di Berlino, distante da Belanov oppure Yashin, ma anche dai Nedved o Shevchenko, molto più vicini al calcio moderno che non a quello delle due Germanie. Stoichkov nel 1994 era il miglior giocatore del mondo, anche meglio di Roberto Baggio, in un campo poco distante rispetto a Parma.

UNA SCALA DI ANCELOTTI - Nell'idea di Calisto Tanzi c'era che la sua squadra, quella ducale, diventasse prima o poi talmente forte da poter competere con il Barcellona, con il Real Madrid, con il Milan di Sacchi - che proprio in ducale era partito, pochi anni prima - oppure la Juventus. Hristo Stoichkov fimava per il Parma nel luglio del 1995, dietro il pagamento di 3 miliardi di lire di ingaggio (ora li prenderebbe una riserva di una grande squadra) e soprattutto 12 per il cartellino. Sembrava dovesse essere l'inizio di una storia d'amore, durò davvero poco. Perché Stoichkov nelle sue apparizioni in gialloblù sembrò un pesce fuor d'acqua, tra la Serie A e la Coppa Coppe. Ritornando al Barcellona un anno dopo, riuscì ad avere un ruolo nella crescita del Fenomeno Ronaldo. Il brasiliano godeva anche delle sponde, delle giocate del numero otto, che però era praticamente impossibilitato dal partire dal primo minuto. Invece Baggio, anni dopo, venne stoppato da Ancelotti, nel suo ipotetico approdo da numero dieci parmense.

GLI ULTIMI ANNI - Hristo Stoichkov è passato dall'essere un idolo del Camp Nou all'uomo franchigia, molto più di tantissimi giocatori nba, per il CSKA di Sofia. È il vero deus ex machina, anche attuale, del club bulgaro. Ora fa il tramite delle televisioni bulgare, con un contratto molto ricco per i network americani. Ma dall'araba fenice del suo ex club al galleggiare degli anni duemila ci sono parecchi trasferimenti, dall'Al-Nasr in Arabia Saudita fino al Giappone, dove gioca nel Kashiwa Reysol, vincendo una Coppa dell'Imperatore. Salvo poi passare ai Chicago Fire - dove segna 1 gol ogni tre partite, 17 in 51 totali - e poi nei DC United, dove conclude la sua carriera nel 2003.

IL MONDIALE 1994 - Hristo Stoichkov è diventato pallone d'Oro con un incredibile, straordinario campionato del mondo negli Stati Uniti. Che però non inizia a Pasadena, oppure a Boston, bensì al Parco dei Principi. A Parigi va in scena Francia-Bulgaria, con Cantona che firma il vantaggio e i galletti che fanno festa, dopo un cross di Pedros - anche lui ex Parma - e una mancata parata di Mikhaylov, ex portiere e recente presidente del calcio bulgaro. Non dura molto, il vantaggio dei transalpini, perché Kostadinov anticipa Petit, che poi finirà all'Arsenal, e soprattutto Frank Sauzée, ex Atalanta, e fa 1-1. Al novantesimo dio è bulgaro, perché Kostadinov segna il 2-1 e qualifica una nazionale che, al Mondiale americano, sarà la vera sorpresa

IL DOPING DI MARADONA - Nel girone delle tre grandi, Nigeria, Argentina e Bulgaria finiscono a sei punti. La vittima sacrificale è la Grecia, ma il bulgari riescono a regolare per 2-0 la nazionale albiceleste, vicecampione del mondo nel 1990. I gol sono firmati da Sirakov e poi dallo stesso Stoichkov, vero e proprio uomo copertina della Bulgaria. Maradona non giocherà per via delle accuse di doping, negli ottavi arriva la vittoria contro il Messico - prima nel girone della nazionale italiana, in un girone con tutti fissi a quattro - e poi contro la Germania campione del mondo, 2-1, con il tuffo di Letchkov a diventare storia oltre alla punizione di Hristo.

LA GENERAZIONE D'ORO - Considerando cos'è il calcio bulgaro attuale, parliamo di un'altra epoca, di una situazione davvero incredibile. La Bulgaria nel 1994 sembra quasi la Grecia di dieci anni dopo, ma l'Italia di Roberto Baggio - che però non vincerà il Pallone d'Oro, a favore proprio di Hristo - castra i sogni del commissario tecnico Dimitar Penev, lo zio di Lubo: centravanti che vinse la Liga con l'Atletico Madrid, nel 1995-96, insieme a Kiko e Caminero, gli stessi che vennero eliminati dall'Italia nel caldo assoluto dei quarti di finale negli Stati Uniti. In semifinale, proprio con la Bulgaria, l'Italia. La sconfitta contro Sacchi portò alla finale di consolazione, quella contro la Svezia, dove la squadra di Penev dimostrò tutti i suoi limiti, perdendo per 4-0.

IDOLO DEI TIFOSI - La storia di Hristo Stoichkov è incredibile, almeno al Barcellona. Perché sembra davvero il predestinato che, cresciuto nella squadra di club preferita, riesce a farsi conoscere dal Mondo. Dalle sei stagioni al CSKA Mosca fino all'essere l'erede di Johann Crujiff, senza mai diventarlo fino in fondo. Qualche intemperanza di troppo, come il pestone all'arbitro Urizar - in una finale di Copa del Rey contro il Real Madrid - che gli costa sei mesi di stop (poi scontato a dieci gare). Oppure il Mondiale 1986 saltato per un'altra squalifica, per folleggiare al Pallone d'Oro sfiorato del 1992, dove arriva secondo dietro van Basten. È il miglior giocatore bulgaro di sempre, per palmares e per traguardi raggiunti. La sua Bulgaria del 1994 è ancora un ricordo, tra Balakov e Kostadinov, Lechkov o Penev, oppure Ivanov o Mihaylov. In Italia non diede quel grande apporto che ci si aspettava. In un calcio che, però, era completamente diverso da quello spagnolo.

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Domenica 5 Maggio 2024
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