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Inter-Zhang, c'eravamo tanto amati. Proprietà nel mirino, ma ha mai funzionato?

di Ivan Cardia
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Sono lontani i tempi in cui il popolo dell'Inter, reduce dall'esperienza Thohir, accoglieva con giubilo la nuova era Suning. Steven Zhang era diventato in un lasso di tempo molto rapido uno dei beniamini nella Milano nerazzurra. Perché girava in 500 Abarth aerografata coi colori giusti, o perché lo potevi incontrare al supermercato dietro casa come un normalissimo ragazzo della sua età. Mettiamoci pure che con gli Zhang l'Inter di Spalletti è tornata in Champions e quella di Conte ha vinto lo scudetto, dettagli che non sono davvero tali. Sono lontani, quei tempi, anche perché nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata. È stata chiusa quella che scorreva dai rubinetti di Pechino, la crisi economica ha fatto il resto: alla seconda estate di austerity, la prima difficoltà stagionale ha portato a una pesantissima contestazione, che dai social si è allargata alle strade di Milano, tappezzate nel weekend di un solo grido e un solo allarme.

"Zhang vattene". Questo, appunto, si legge su decine di striscioni affissi dalla Curva Nord in tutta la città, compreso viale della Liberazione. Una contestazione senza grandi alternative e di fatto senza precedenti nel mondo nerazzurro, che chiede alla proprietà di farsi da parte. Singolare che avvenga al termine di un mercato meno pesante rispetto a quello di un anno fa: se nel 2021, oltre a Conte, hanno fatto le valigie Lukaku e Hakimi, quest'estate sulla carta l'Inter si sarebbe anche mossa in maniera più ambiziosa. Il belga è tornato, Skriniar è rimasto e con lui sono state evitate altre cessioni eccellenti. Il quadro d'insieme, d'altra parte, la rende più comprensibile: passi il mancato super-addio estivo, ma è difficile per una tifoseria accettare di vivere nella costante ansia di dover vendere qualcuno per andare avanti. Aggiungiamoci una generica incertezza sul futuro e il fascicolo San Siro, tra tempi biblici e potenziali speculazioni. Se chiudiamo con l'avvio negativo dei ragazzi di Inzaghi - un po' responsabile, molto parafulmine - la contestazione è più semplice da spiegare, specie se portata avanti in modo complessivamente civile. Il dubbio è un altro.

Ha mai funzionato? L'obiettivo, dichiarato, è quello di portare Zhang a cedere l'Inter. Prima possibile, prima di gennaio dove torneranno a farsi sentire le sirene delle big e magari pure qualche scricchiolio interno con una dirigenza che non vorrebbe sempre dover fare le nozze coi fichi secchi (ottimi!) per poi sentirsi dire a fine estate che doveva comunque incassare di più. Non divaghiamo. L'Inter non è certo il primo club, né sarà l'ultimo, la cui proprietà finisce sotto l'attacco, mediatico e non, dei propri tifosi. A Roma, Lotito lo è stato per anni prima di trovare una pace con i sostenitori della Lazio. Sull'altra sponda del Tevere, Pallotta è stato duramente bersagliato per anni. A Firenze, i Della Valle sono stati oggetto di contumelie di anno in anno, oggi tocca a Commisso. Non parliamo di De Laurentiis a Napoli. Chi tra questi ha venduto, però, non l'ha mai fatto spinto dalla contestazione dei tifosi, bisogna essere onesti: è il mercato a dettare i prezzi. E se oggi Zhang valuta l'Inter 1,2 miliardi - un po' perché è quello che servirebbe a rientrare di debiti e investimenti, un po' perché idealmente varrebbe quanto il Milan - a sbloccare l'impasse servirà chi porterà quella cifra. Magari un po' meno: considerato che il debito cresce di giorno in giorno, potrebbero essere trattabili.

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