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Il giorno della marmotta di Inzaghi: Inter, l’ennesimo commento a un film già visto. Manca solo il finale

di Ivan Cardia
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È già ieri o è già domani. L'Inter vive in un loop dal quale non sembra capace di uscire. Come Bill Murray in Groundhog Day o Antonio Albanese nel suo rifacimento italiano. Suona la sveglia e rivive la stessa storia. In campionato non vince da cinque partite: nello specifico, a San Siro ha perso le ultime tre, nelle quali non è mai riuscita a trovare la via del gol. Non era mai successo nella storia dei nerazzurri in Serie A. Nelle ultime cinque gare di campionato ha tirato oltre cento volte e ha segnato appena due gol, di cui uno su rigore. Per una serie di sfortunati eventi, si trova sempre di fronte il miglior portiere di giornata, il bomber più rapace del momento, il gollonzo più imprevedibile della giornata, il torto arbitrale più decisivo dello Stivale. Ha perso punti in partite impensabili, ieri sera non ha sfruttato il regalo del Milan che ha cambiato dieci giocatori su undici ed è comunque andato più vicino a vincere a Bologna di quanto non abbia fatto l'Inter in casa con un Monza dalla pancia già piena.

Cosa cambia con la Champions? Il paradosso, in questo almeno felice per i tifosi nerazzurri, è che in Europa l'Inter non sia soltanto in corsa. Tutt'altro: fuori dai confini è la squadra italiana più scintillante, reduce da un clamoroso 2-0 al Da Luz, al Benfica che ne ha rifilati sette in due partite alla Juventus nel girone. Ha un piede e mezzo in semifinale, le basterà non sbagliare il ritorno e, in questa tragicommedia, quando hanno sentito la musichetta i giocatori interisti non hanno mai sbagliato la partita. Come se fosse sempre lo stesso film, con un copione diverso da quello previsto per il pubblico italiano, in un infinito andirivieni di tonfi e trionfi: dopo il Benfica, mercoledì, arriverà la trasferta di Empoli. L'Inter è riuscita nell'impresa di farla sembrare più terrificante di una quarto di finale di Champions League. Non è missione da tutti.

Simone Inzaghi non sa dare una risposta. ”È una domanda a cui è difficile replicare", dice l'allenatore nerazzurro sull'argomento. Per la cronaca, percepisce 5,5 milioni di euro all'anno proprio con l'obiettivo di trovare soluzioni a interrogativi di questo tipo, se non pubblicamente almeno coi fatti. Chiariamo: non è un attacco al tecnico nerazzurro. Arrivati a questo punto, l'unica soluzione è sospendere il giudizio: l'unica certezza è quella di sbagliare tiro, tra 72 ore si torna in campo e l'Inter è a tanto così dall'entrare nella Top 4 d'Europa, nell'élite del Vecchio Continente. La stessa squadra, allo stato attuale, è fuori dalle prime quattro del campionato: come giocare col fuoco, corre un rischio che in viale della Liberazione nessuno può permettersi, figuriamoci adesso che tirano venti di cessione. Non è un attacco al tecnico, si diceva, ma se risposte non ne sa dare lui diventa difficile trovarne, anche facendo tutte le ipotesi del caso.

Manca solo un finale. Non averne, però, diventa sempre più preoccupante ogni gara che passa. Da ex attaccante, Inzaghi non riesce a entrare nella testa dei suoi bomber per capire cosa non funzioni. Perché Dzeko non segni da gennaio, Lukaku solo su rigore e non da due metri, Lautaro si sia inceppato, l'ultimo gol di Correa sia un lontano ricordo di ottobre. Inzaghi assicura che la squadra non snobba il campionato e d'altronde non può permetterselo, ma la sensazione forte continua a essere quella che i giocatori decidano, consciamente o meno, le partite da affrontare. Tolta la Fiorentina, ma forse peccando di generosità nei confronti dei viola, il Benfica è oggettivamente più forte di tutte le squadre contro cui l'Inter è andata a sbattere nelle ultime giornate. Inzaghi rinuncia, almeno pubblicamente, a trovare una risposta al quesito. Tira avanti, in un aprile di fuoco nel quale cambiare spartito, questo glielo riconosciamo, sarebbe complicato. Seguirà il solito copione: faccia a faccia, riunioni, accorgimenti, una grande prestazione in Champions e poi chissà, magari l'ennesimo inciampo in campionato. Come nel giorno della marmotta, appunto. Un circolo vizioso all'interno del quale ogni analisi perde di significato, ogni tema è stato ormai sviscerato da settimane: è Inzaghi che non riesce a motivare la squadra o è il gruppo a essersi ormai sfaldato se non quando si accendono i riflettori? In società non escludono nessuna ipotesi e per questo l'estate si promette rivoluzionaria. Vedremo, per ora siamo onesti: quello che state leggendo è l'ennesimo commento a una stagione che nelle sue curve pare sempre uguale a se stessa. Usque tandem? Fino all'infinito certo che no, semmai finché l'Inter sarà in corsa per vincere la Champions. Nulla vieta che arrivi a Istanbul, sballottata in campionato da un passo falso all'altro, in un'annata troppo pazza persino per i tifosi nerazzurri. Senza certezze, se non una: puntare sulla vittoria finale della coppa dalle grandi orecchie è un all-in, chiudere nelle prime quattro in Serie A era il minimo indispensabile. Solo con un clamoroso colpo di scena si può pensare che sia più facile centrare il primo traguardo del secondo.

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Mercoledì 1 Maggio 2024
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