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10 domande al futuro del calcio: che posizione ha la Serie C sulla ripresa?

di Ivan Cardia
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Compatta, ma con qualche differenza al proprio interno. La Lega Pro è l’unica delle tre leghe professionistiche che si presenterà al Consiglio Federale del 20 maggio dopo aver già svolto con i propri club un’assemblea dalla quale siano arrivate risposte chiare (più o meno) in un senso o nell’altro.

Stop alla competizione. 52 club sui 59 aventi diritto al voto (la Juve U23 è esclusa) hanno chiesto lo stop dei campionati. Una posizione praticamente unanime, della quale sarà difficile non tenere conto. Lo scenario è ben delineato: appena otto società sono disponibili a completare la stagione in corso, il resto no. Anche perché in molte non hanno in ogni caso intenzione di rinnovare i contratti in scadenza oltre il 30 giugno. E questo creerebbe un problema nel problema. Ecco perché rivedere la Serie C in campo, in questa stagione, è molto complicato. Anche se negli ultimi giorni, va detto, qualche pentimento c’è stato. Se questa richiesta verrà accolta o meno, ça va sans dire, è tutto un altro discorso: dalla FIGC trapela una linea attendista, almeno finché non si capirà che fine faranno anche Serie A e Serie B.

Stop a retrocessioni e ripescaggi. Qui veniamo a dettagli, che in realtà tanti non sono, su cui il Consiglio Federale dovrà muoversi come camminando sulle uova. Su entrambe le questioni i voti sono stati schiaccianti. Entrambe, però, coinvolgono in via diretta anche le altre leghe e per questo il voto della Lega Pro vale più come una dichiarazione d’intenti che altro. Lo stop alle retrocessioni, che comunque rischia di essere rigettato, è l’unica via per arginare il fiume dei ricorsi, altrimenti pressoché infinito (anche se il DL Rilancio dovrebbe aiutare parecchio). Quello ai ripescaggi ha mandato in subbuglio la LND, che ha un peso elettorale non indifferente. E di conseguenza, anche qui, le probabilità che passi il vaglio sembrano risicate.

Spaccatura sulla quarta promozione. Detto che anche sulla promozione delle tre prime i 59 club si sono trovati pressoché d’accordo (in questo caso addirittura un solo voto contrario), la vera e propria differenza l’ha fatta il criterio per la quarta promossa. 23 voti per il merito sportivo, 16 per i playoff, 17 astensioni e 3 voti contrari tout court. Il primo criterio, in sostanza, è passato. Ma con una maggioranza così risicate, tante e tali polemiche, nonché il rischio di ricorsi che blocchino tutto e tutti, da far sì che il Consiglio Federale interverrà ex novo sull’argomento. E che, almeno su questo, una vera e propria posizione la Serie C non l’abbia davvero.

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